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Milano, Teatro alla Scala – Orchestre de Paris diretta da Esa-Pekka Salonen

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Dopo otto anni di assenza, torna finalmente al Teatro alla Scala uno dei direttori e compositori europei forse più interessanti, poliedrici, curiosi e innovativi dell’odierno panorama musicale: Esa-Pekka Salonen. Lontano dalle tavole del Piermarini dal 2014, quando diresse alcuni concerti della Filarmonica e l’iconica Elektra, messa in scena dal compianto Patrice Chéreau, con un cast di lusso (Evelyn Herlitzius, Waltraud Meier, Adrianne Pieczonka e René Pape), l’artista finlandese si esibisce oggi a Milano con la prestigiosa Orchestre de Paris, compagine fondata nel 1967 e che, dal 2015, ha sede presso l’avveniristica Philarmonie de Paris, a conclusione di una tournée in Italia che ha fatto tappa, negli scorsi giorni, a Torino e Ferrara. Nella serata meneghina, l’Orchestre de Paris si distingue per un suono lucente, morbido e vaporoso, che sgorga con naturalezza e freschezza dai vari strumenti, inappuntabili nella precisione e nella tecnica.

Apre il concerto un sognante lavoro giovanile di Maurice Ravel, un delicato rondò, quasi una serenata per orchestra, Pavane pour une infante défunte nella trascrizione orchestrale del 1910. Un brano conciso, dedicato a Winnaretta Singer detta principessa de Polignac, mecenate americana naturalizzata francese, la cui dimora parigina accolse nomi del calibro di Stravinskij, Cocteau, Monet, Colette, Djagilev, Poulenc, Satie; a questi colti ed elitari simposi si ispirerà Marcel Proust per la figura ambigua di Madame Verdurin, uno dei personaggi che popolano i sette tomi di À la recherche du temps perdu. Dirigendo senza bacchetta, con un gesto sinuoso e ampio e con un languido sfarfallio delle mani, il maestro nativo di Helsinki dà, del pezzo raveliano, una lettura luminosa ed essenziale, sfumata e nitida, compatta e severa, giocata su sonorità trasfigurate e iridescenti, e su smorzature e pianissimo eterei ma, al contempo, vibranti.

Segue la suite da concerto tratta dalla travagliata pantomima di Béla Bartók Il Mandarino meraviglioso (A csodálatos mandarin), incisa a suo tempo da Esa-Pekka Salonen con la Los Angeles Philharmonic ed edita dall’etichetta Deutsche Grammophon. Impugnando la bacchetta e con una gestualità maggiormente energica e robusta, opta per una direzione scabra e penetrante, cesellata nei dettagli senza però risultare manierata, intrisa di incalzante energia bacchica ma mai opprimente, con una profonda enucleazione delle tre scansioni della suite (Allegro, Maestoso, Tempo di valse) e un lodevole controllo delle dinamiche ritmiche.

Dopo l’intervallo, sui leggii troviamo un classico del Romanticismo francese, la Symphonie fantastique (Épisode de la vie d’un artiste) op. 14 di Hector Berlioz. L’ampia composizione fu scritta a inizio del 1830, eseguita a Parigi nel dicembre dello stesso anno e, successivamente, ritoccata più volte e riproposta nel 1832. Quella di Esa-Pekka Salonen è un’interpretazione limpida e tersa, estremamente calibrata nell’agogica e nella consistenza delle sonorità, attenta a sbalzare con raffinatezza e verve, con la cura di un bulinista, ogni singolo particolare, senza perdere di vista la tenuta d’insieme e bilanciata nel rendere appieno l’eterogeneità della partitura. Ne scaturisce, così, un Berlioz di forte impatto estetico e rigoroso, fresco, irreprensibile e spontaneo, nel quale si alternano soffici, impalpabili trasparenze ed energiche pennellate di colore. Alla prima parte (Rêveries – Passions), meditativa e a tratti malinconica, seguono il valzer puntuto e sbarazzino di Un bal e la tenue atmosfera agreste dell’adagio del terzo movimento (Scène aux champs). Nella Marche au supplice si apprezza una marcia grave e dalla ritmica granitica, che sfocia nel conclusivo Songe d’une nuit du Sabbat, un tripudio orgiastico, visionario e grottesco di suoni, accenti e cromie, reso dal maestro finlandese con movenze danzanti, con trascinante e impeccabile esuberanza, in un vorticoso, controllato climax ascendente pregnante e teso.

Al termine della serata, il folto pubblico che assiepava il teatro in ogni suo ordine ha tributato agli artisti un successo al calor bianco, con quindici minuti di scroscianti applausi, ovazioni e continue chiamate al proscenio di Esa-Pekka Salonen, anche dopo l’uscita degli orchestrali; trionfo inframmezzato da due bis: Le jardin féerique di Ravel, da Ma mère l’oye, fanfara brillante e suadente dal suono sgargiante e screziato, e il festante e rutilante Vorspiel dall’atto III di Lohengrin di Richard Wagner, affrontato con piglio vigoroso, fluidità e genuina immediatezza.

Teatro alla Scala – Stagione Orchestre ospiti 2021/22
CONCERTO DELL’ORCHESTRE DE PARIS
Musiche di Ravel, Bartók, Berlioz, Wagner

Orchestre de Paris
Direttore Esa-Pekka Salonen

Milano, 29 aprile 2022

Photo: Benjamin Ealovega

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