Nata in Argentina e da due decenni “principal” del Royal Ballet di Londra con frequente plauso regale, Marianela Nuñez apre le romantiche e struggenti recite di Onegin, il balletto di scena al Teatro alla Scala con differenti cast fino al 26 settembre. Al suo fianco Roberto Bolle. Il coreografo è il sudafricano di area britannica John Cranko, uno che, scomparso prematuramente, ha lasciato al mondo capolavori inossidabili. Tre i titoli cult tenuti a battesimo da Carla Fracci e da Marcia Haydée rispettivamente alla Scala e a Stoccarda: Romeo e Giulietta, Onegin e Bisbetica domata. Lavori antitetici e complementari che suggeriscono le varie anime dell’autore: dramma, umorismo, senso del grottesco, rovello psicologico.
Riconoscibile ovunque la mano di Cranko: purezza della dance d’école, umorismo, cura del particolare, sapienza narrativa, apparente semplicità. La musica è di Čaikovskij, tuttavia un Čaikovskij ripreso in modo opinabile da Kurt-Hainz Stolze. La trama arriva invece da un romanzo in versi di Puškin del quale riprende molti umori: romanticismo e realismo, ode ed elegia, sogno e realtà, denuncia sociale. Non manca la celebrazione della donna russa, consegnata a Dostoevskij proprio dalla figura di Tat’jana. Onegin intanto, dandy pietroburghese malato di spleen, incarna la denuncia sociale. Come la festa in casa Larin contrapposta a quella aristocratica del principe Gremin. Nei personaggi domina il tedio esistenziale (specie nel protagonista), dramma dei singoli. Il racconto è poggiato sull’accademia, mentre assoli e sogni evocano spiriti byroniani. La struttura è circolare nel nome di due scritti. Stracciata la lettera che all’inizio è infiammata dall’amore della protagonista per il nostro eroe, e fatta a pezzi, alla fine, l’altra, dove Onegin demotivato, solo e innamorato supplica Tat’jana, che pur l’ama ancora, ma viene cacciato: ormai è una donna sposata. Si sente la Santa Russia, si ammirano danze di sapore folklorico.
Il ballo scaligero è ottimo, Marianela Nuñez il massimo della perfezione tecnica e dell’espressività, il nostro Roberto Bolle, meno eclatante di un tempo, è diventato un ottimo attore, un vero artista che ci piace molto. Ovviamente non meritano meno elogi la coppia Martina Arduino, Ol’ga, e Nicola Del Freo, Lenskij, a loro volta prime parti del teatro e previsti nel ruolo princeps, né i tanti danzatori e solisti che nelle varie repliche sciameranno per la città. Un neo la discutibile conduzione di Felix Korobov. Sono del resto assai rari i grandi direttori che accettano di accompagnare il balletto, dovendosi subordinare ai diversi ritmi dei ballerini e spesso a partiture modeste. Anche se non mancano né musiche d’autore (il Beethoven delle Creature di Prometeo), né importanti bacchette (almeno un Riccardo Muti alla Scala).
Assai gradevole l’allestimento (Samaritani-Guidi Di Bagno) che propone salotti bassi e alti, costumi pastello, fiori per il contado, diademi per San Pietroburgo. In particolare elegante e suggestiva la scena del duello Lenskij/Onegin. Uno spettacolo magnifico che merita teatro esaurito e applausi. Regalando felicità.
Teatro alla Scala – Stagione 2022/23
ONEGIN
Balletto in tre atti di John Cranko
ispirato al poema di Aleksandr Puškin
Onegin Roberto Bolle
Lenskij Nicola Del Freo
La vedova Larina Francesca Podini
Tat’jana Marianela Nuñez
Ol’ga Martina Arduino
La nutrice Giuseppina Zeverino
Il Principe Gremin Gabriele Corrado
I parenti, la gente del paese, gli ospiti a San Pietroburgo
Corpo di Ballo del Teatro alla Scala
Orchestra del Teatro alla Scala
Arrangiamento e orchestrazione Kurt-Heinz Stolze
Direttore Felix Korobov
Scene Pier Luigi Samaritani
Costumi Pier Luigi Samaritani e Roberta Guidi di Bagno
Luci Steen Bjarke
riprese da Birgit Deharde
Supervisione coreografica Reid Anderson
Proprietà dei diritti Dieter Graefe
Milano, 14 settembre 2022