Il matrimonio segreto di Domenico Cimarosa come una serie Netflix. Lo immagina così la regista Irina Brook, chiamata dal Teatro alla Scala a curare il nuovo allestimento del capolavoro settecentesco, in scena con i giovani dell’Accademia, per la direzione di Ottavio Dantone. Peccato che l’intendimento – far recitare i cantanti come gli attori ventenni di una commedia americana – non trovi riscontro nel risultato sul palco.
Anzitutto, l’opera è ambientata oggi, in una casa stilosa, costruita con le scenografie semplici ma funzionali di Patrick Kinmonth (autore anche degli immaginifici costumi), bene illuminata da Marco Filibeck: ci sono due grandi libri che nascondono l’uno lo studio di Paolino, l’altro la camera da letto di Geronimo, mentre sullo sfondo sta un terzo grande libro con la dicitura “Libretto”. Entriamo dunque tra le pagine dell’opera, su testo di Giovanni Bertati, e incontriamo una bizzarra famiglia borghese – forse proprietaria di uno o più ristoranti cinesi – alle prese con un progetto matrimoniale di una delle figlie con un nobile, che porterebbe una cospicua dote nelle tasche di costui e la soddisfazione dell’alto lignaggio al capofamiglia. L’atmosfera è decisamente kitsch – e questo potrebbe starci – anche per la presenza di quattro servitori che sembrano scelti in ossequio alle recenti direttive hollywoodiane in tema di rispetto delle minoranze (due ragazzi di colore, un orientale e un occidentale); due di loro sono anche appartenenti alla comunità Lgbt: e questo outing è pure una delle gag escogitate dalla regista. Gag che, a onor del vero, in prossimità della conclusione dell’opera suscita la rumorosa ilarità del pubblico in sala, ma che a noi è parsa vecchia e stantia. Come le altre “trovate” che punteggiano questa regia, in definitiva povera di fantasia: i ballettini dei cantanti, che tanto piacciono a molti registi per il Rossini comico (cose viste e riviste), i gesti caricati, l’ancheggiare esagerato della milf Fidalma; oppure ancora, l’esplicito amplesso tra Paolino e Carolina a inizio opera, davvero in netto contrasto con la leggerezza che vibra in questa musica. Ecco: peccava proprio di leggerezza il disegno registico.
E non solo quello: anche Ottavio Dantone dal podio non ha saputo trovare la giusta misura per restituire la grazia e la verve, il languore e la civetteria che sono cifra stilistica di questo capolavoro (e della scuola napoletana). Il suono dell’orchestra dell’Accademia è ovunque bello e morbido, pregevole il gioco di sfumature, meticolosa l’attenzione allo strumentale, ma non adeguata la tensione teatrale e troppo accentuate alcune sonorità, nel segno di una visione più romantica che tardo settecentesca.
La compagnia di canto – con l’eccezione del veterano Pietro Spagnoli – è costituito dai ragazzi che frequentano i corsi dell’Accademia: tutti giovani di belle speranze, ma non tutti adeguati ai rispettivi ruoli. La migliore ci è parsa Fan Zhou, una Elisetta dal timbro rotondo e ricco di armonici e dal virtuosismo sicuro, mentre Aleksandrina Mihaylova disegna il ritratto di una Carolina dalla linea fluida e dalla discreta varietà di fraseggio. Jorge Martinez, il conte Robinson, ha un bel colore e si impegna a fondo per fraseggiare con gusto, ma cade talvolta nel caricaturale. Debole per la poca consistenza del suono nei centri e per una certa quale genericità di interprete il Paolino di Brayan Avila Martinez. Valentina Pluzhnikova è una Fidalma di carattere ma il migliore in scena è – ça va sans dire – Spagnoli: un Geronimo esuberante, sapido nell’accento, teatralissimo. E di bella pasta vocale.
Teatro alla Scala – Stagione 2022/23
IL MATRIMONIO SEGRETO
Dramma giocoso in due atti di Giovanni Bertati
Musica di Domenico Cimarosa
Geronimo Pietro Spagnoli
Elisetta Fan Zhou
Carolina Aleksandrina Mihaylova
Fidalma Valentina Pluzhnikova
Il Conte Robinson Jorge Martínez
Paolino Brayan Avila Martinez
Orchestra dell’Accademia Teatro alla Scala
Solisti dell’Accademia di perfezionamento per Cantanti lirici del Teatro alla Scala
Direttore Ottavio Dantone
Regia Irina Brook
Scene e costumi Patrick Kinmonth
Luci Marco Filibeck
Milano, 7 settembre 2022
Photo: Brescia e Amisano