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Martina Franca, Festival della Valle d’Itria – Il Xerse

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Anche il Festival della Valle d’Itria offre il suo contributo al rinnovato interesse nei confronti di Francesco Cavalli (1602-1676), cremasco di nascita ma veneziano d’elezione, allievo di Monteverdi, grande protagonista del Seicento musicale. Terzo titolo del cartellone di quest’anno è dunque Il Xerse, dramma per musica rappresentato per la prima volta nella città lagunare nel 1655, che conobbe poi un bel successo, tanto da essere messo in scena anche in occasione delle nozze di Luigi XIV a Parigi nel 1662 (con opportuni intermezzi danzati curati da Jean Baptiste Lully, ormai naturalizzato francese).

Si tratta di un lavoro certamente interessante, soprattutto per il momento storico che fotografa nel quadro dell’evoluzione del genere operistico. In quegli anni a Venezia, il melodramma esce dalle corti e, complice la grande festa del carnevale – che portava in città molti visitatori, desiderosi di divertimento -, entra nei teatri diventando a tutti gli effetti uno spettacolo come lo conosciamo oggi, che deve reggersi economicamente e deve essere facilmente replicabile. In parallelo, i soggetti mutano (si passa dagli dèi agli eroi, sino a personaggi comuni) e, sulla scorta di quanto già Monteverdi aveva fatto, la musica vede crescere la sua importanza sulla parola. Nel Xerse di Cavalli il recitativo si asciuga sempre di più, avvicinandosi all’efficacia del parlato, mentre arie e altri pezzi musicali vengono circoscritti, tenendo sempre una adesione stringente al dramma e senza mai farsi veicolo di puro edonismo vocale. Il risultato, tuttavia, è probabilmente una delle opere più difficili da mettere in scena di Cavalli, anzitutto per la notevolissima lunghezza dei recitativi, cui fa da contraltare la presenza di poche e brevi pagine come arie e duetti. Se a ciò aggiungiamo la debolezza drammaturgica di un libretto certamente ben scritto, ma alquanto complicato tra amori incrociati, intrighi di corte, mentite spoglie, re, principi, generali, dame e servitori… il risultato è davvero una sfida ardua per regista e direttore.

Sfida purtroppo non onorata a dovere a Martina Franca, dove Leo Muscato costruisce una regia troppo sbilanciata sul fronte comico dell’intreccio – che pure c’è – ma che finisce per gettare tutto in farsa. Suggestivo l’impianto scenico disegnato da Andrea Belli per il piccolo palco del Teatro Verdi, una colorata piazza di una città orientale, illuminata in modo appropriato da Alessandro Carletti. Fiabeschi i costumi di Giovanna Fiorentini, come il sipario, anch’esso dal tono fiabesco, che cala talvolta sulla scena (come all’inizio, quando riproduce un bell’albero frondoso mentre il protagonista intona le celebri parole “Ombra mai fu”, perché questo stesso libretto, rimaneggiato, sarà poi utilizzato anche da Haendel per il suo Serse). Hanno un delicato respiro poetico alcune scene (come quando calano dall’alto delle lampade che ondeggiano lentamente, contrappuntando il canto nel terzetto), ma l’impianto registico generale non regge. Alla lunga stucchevole, poi, risulta la scelta di bloccare l’azione con un battito di mani, per consentire ai protagonisti di esprimere le proprie riflessioni personali (quelle che nel libretto vengono messe tra parentesi).

Sul fronte musicale, Federico Maria Sardelli guida con piglio energico un’orchestra Barocca Modo Antiquo non sempre precisa nell’intonazione, con una debordante presenza del cornetto che ha come esito quello di coprire talvolta le voci. Nei recitativi – che, come dicevamo, in questo lavoro sono lunghi – la velocità impressa dal maestro non facilita la comprensione delle parole, che invece è importante.

Alterno il cast, dove emerge anzitutto il protagonista Carlo Vistoli, con la brunita tornitura di un timbro morbido e uniforme nel colore, dall’emissione scorrevole, sostenuta da un notevole controllo del fiato e messo a servizio di un’interpretazione intelligente e sfumata. Degli altri, citiamo Gaia Petrone, Arsamene musicalissima e di morbida sensualità, mentre Ekaterina Protsenko esibisce un timbro prezioso quale fiera e dolente Amastre; apprezzabili Carolina Lippo (Romilda), Nicolò Donini (Aristone), Aco Bišcevic (Elviro). Per ragioni diverse, non tutti a fuoco gli altri interpreti.

Quella di Martina è la prima rappresentazione della nuova edizione critica in tempi moderni, che è stata accompagnata anche da una giornata internazionale di studi dal titolo “Ritorno al futuro. Xerse e l’inarrestabile riscoperta delle opere di Francesco Cavalli”. Tuttavia, per dovere di cronaca, dobbiamo precisare che l’opera è stata abbondantemente tagliata, riducendola di oltre un’ora di musica. Scelta, questa, motivata dal sovrintendente Sebastian F. Schwarz, con la necessità di mediare tra le esigenze filologiche e quelle legate alla fruizione della musica da parte di un pubblico comunque eterogeneo. Che a fine recita ha apprezzato e lungamente applaudito tutti.

Festival della Valle d’Itria 2022
IL XERSE
Dramma per musica in un prologo e tre atti su libretto di Nicolò Minato
Musica di Francesco Cavalli
Prima rappresentazione: Venezia, Teatro SS. Giovanni e Paolo, 12 gennaio 1655
Edizione Bärenreiter a cura di Sara Elisa Stangalino e Hendrik Schulze
Prima rappresentazione della nuova edizione critica in tempi moderni

Xerse Carlo Vistoli
Amastre Ekaterina Protsenko
Arsamene Gaia Petrone
Romilda Carolina Lippo
Adelanta Dioklea Hoxha
Ariodate Carlo Allemano
Aristone Nicolò Donini
Periarco Nicolò Balducci
Elviro Aco Bišcevic
Cupido Mario Fumarola
Le guardie Greta Corrente, Flavia Grazia Giuliani,
Alessia Martino, Angelica Massafra

Orchestra Barocca Modo Antiquo
Direttore Federico Maria Sardelli
Regia Leo Muscato
Scene Andrea Belli
Costumi Giovanna Fiorentini
Luci Alessandro Carletti

Martina Franca, Teatro Verdi, 25 luglio 2022

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