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Londra, Royal Opera House – Peter Grimes

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Dopo il successo di Billy Budd e Death in Venice nelle stagioni passate, la Royal Opera House di Londra, continua il ciclo dedicato alle opere di Benjamin Britten con Peter Grimes, proposto in un nuovo allestimento firmato da Deborah Warner in co-produzione con il Teatro Real di Madrid, l’Opéra national de Paris e l’Opera di Roma. La direzione è affidata a un’istituzione del mondo musicale inglese, il maestro Mark Elder, che conduce egregiamente l’orchestra della ROH. Se poi aggiungiamo l’amore nazionale per Britten, la potenza di una produzione che fa emergere la storia del pescatore outsider in tutta la sua amarezza, un coro anch’esso in gran forma e un cast all’altezza, ecco che si spiega facilmente il successo meritato di uno spettacolo accolto da ovazioni generali nella sua serata d’apertura.

L’allestimento di Deborah Warner giunge alla ROH dopo un primo rodaggio nel debutto di Madrid a maggio 2021, tra le difficoltà della pandemia ancora in corso. Warner ambienta la vicenda originaria di The Borough nell’Inghilterra dei giorni nostri, in una cittadina della costa sud orientale dell’Essex, dove convivono degrado, impoverimento, ignoranza ed estremismo nazionalistico. Una comunità ai margini dell’economia, imbruttita e piena di rabbia che sfoga con cattiveria le sue frustrazioni sul capro espiatorio Peter Grimes. Una comunità che non solo emargina il protagonista, ma che anche non perde tempo a minacciare Ellen Orford quando prova ad aiutare in modo compassionevole il tormentato pescatore. Nonostante la trasposizione moderna, la vicenda rimane perfettamente intellegibile e la caratterizzazione è intelligente e curata per ciascun elemento del cast. Le scene di Michael Levine sono minimalistiche e realisticamente bruttine, ma efficacemente in linea con l’ambientazione scelta. Pochi gli elementi scenici: le cassette e le reti dei pescatori, i rifiuti che richiamano scene di sballo notturno delle cittadine inglesi. Sul fondo un pannello dai toni neutri che grazie alle luci di Peter Mumford rimanda a seconda delle esigenze al mare, al cielo, all’oscurità. Nel Prologo una barca appesa domina lo spazio sopra Peter Grimes, che si rotola avvolto in una rete da pescatore per essere poi circondato da figure scure munite di torce. Queste vengono puntate in modo minaccioso contro Grimes ricreando in maniera simbolica l’inchiesta che apre il prologo iniziale. L’utilizzo di un trapezista (Jamie Higgins) che cade dall’alto è una sorta di visione premonitrice del suicidio finale, che inizia a tormentare la mente di Grimes corrodendone l’equilibrio psichico. Viene utilizzato anche un piano inclinato che nel secondo atto, dopo l’interludio della tempesta appare distrutto, aumentando il senso di abbandono e angoscia. Lo spaccato del pub The Boar, con le sue tappezzerie all’inglese, rappresenta l’unico tocco di colore della produzione. Tra le scelte apprezzabili della regista anche quella di far calare una tenda nei vari interludi in modo che l’attenzione dei presenti si focalizzi solo sulla musica. Tutti i figuranti, cantanti e membri del coro sono vestiti in abiti moderni curati da Luis F. Carvalho. Non c’è nulla di esteticamente bello, come è giusto che sia, solo la potenza del mare sullo sfondo. Il tutto fila alla perfezione, testimonianza del grande lavoro di preparazione nelle settimane precedenti alla prima.

Dalla buca Mark Elder, valorizza la bellezza e la complessità della musica di Britten con i suoi contrasti, i richiami alla natura, i soli strumentali e arpeggi velocissimi, i motivi ostinatamente ripetuti e le influenze della musica di Strauss e Berg. Una musica, quella di Britten, che già da sola permette ai cantanti di concentrarsi sul dettaglio e sul testo, ma che con una direzione tecnicamente ineccepibile e chiaramente articolata come quella di Elder, diventa un perfetto meccanismo a incastro. L’orchestra suona con precisione e corpo, sotto il gesto attento del maestro inglese. Tutti i sei interludi marini vengono ben eseguiti. In particolare il secondo, quello della tempesta, ha una potenza evocativa fortissima.

Nel ruolo del titolo, debuttato in precedenza a Madrid nella stessa produzione, si impone il tenore inglese Allan Clayton, che regala un’interpretazione memorabile. Il suo è un Grimes reietto, traumatizzato e tormentato, veramente ai margini del degrado di una comunità che lo rifiuta. Vocalmente guarda all’interprete originario, il tenore Peter Pears, compagno di Britten, piuttosto che a interpreti drammatici successivi. Il suono è ben presente in sala negli sfoghi in acuto tutti molto esposti, i salti di registro ben controllati, ma soprattutto l’uso delle mezzevoci, delle dinamiche e dei colori consono al ruolo. Il canto sospeso e mesto di “Now the Great Bear and Pleiades” è fortemente poetico e il personaggio, dando la schiena al pubblico e ai presenti in scena, emerge in tutta la sua vulnerabile fragilità. Perfettamente credibile anche nella scena della pazzia del terzo atto “Steady. There you are! Nearly home!” dove, cantando seduto contro un muretto con gli occhi persi e allucinati, appare veramente sconvolto e completamente distaccato dalla realtà, prima del tragico epilogo. Nel ruolo di Ellen Orford, si è fatta valere il soprano Maria Bengtsson, in possesso di uno strumento dal volume contenuto ma ben proiettato, con degli acuti cristallini e dai bei filati, mentre i centri talvolta vengono artificialmente scuriti il che va a discapito della chiarezza della dizione. La resa della celebre aria “Embroidery in childhood” è apprezzabile per gusto e sensibilità.
Bryn Terfel nei panni del Capitano Balstrode brilla per presenza scenica a tutto tondo, cantando e recitando con intelligenza. Il suo è un Balstrode distinto che mostra un po’ di pietà per Grimes. Al contempo è lucidamente freddo quando lo invita a mettere la barca in mare e ad affondarla. Nei panni di Swallow il basso Jon Tomlison spicca per i mezzi interpretativi visto che quelli vocali non sono più quelli di un passato glorioso. È comunque credibile come personaggio del procuratore.
Le due nipoti (Jennifer France e Alexandra Lowe) sono efficaci come ragazzotte ignoranti e volgarotte la cui principale funzione è intrattenere la clientela del pub. Altrettanto funzionali Catherine Wyn-Rogers come Auntie e Rosie Aldridge come Mrs Sedley, al netto di un vibrato talvolta troppo oscillante. John Graham-Hall interpreta bene il metodista bigotto Bob Boles, che predica bene ma razzola male, lasciandosi andare agli impulsi più beceri. Jaques Imbrailo è molto bravo come Ned Keene, caratterizzato come spacciatore belloccio di provincia. Corrette le prestazioni di Stephen Richardson e James Gilchrist, rispettivamente nei panni del carrettiere Hobson e del reverendo Horance Adams. Vale la pena anche citare il piccolo Cruz Fitz, che ha interpretato il secondo apprendista.

Il coro della ROH diretto da William Spaulding, dopo una partenza incerta, prende velocemente compattezza e incisività negli interventi che aumentano progressivamente di intensità, fino a culminare nel coro “Who holds himself apart” dove gli acuti ripetuti all’unisono su “Peter Grimes” rendono bene i toni inferociti e persecutori di una comunità che isola e reprime tutto ciò che non arriva a comprendere. Anche a livello di movimenti e collocazione delle masse sul palcoscenico, il coro si muove efficacemente e si configura in scena come vero antagonista di Grimes. Una massa dove prevale il pensiero unico e dove le individualità singole si annullano.
Al termine, applausi al cardiopalma per tutti gli interpreti, il coro e il direttore. Applausi convinti anche al team registico. In conclusione, l’operazione ormai annuale di inserire un titolo di Britten in cartellone si rivela vincente e la produzione in questione ha una potenza teatrale innegabile. Spettacolo da vedere.

Royal Opera House – Stagione d’opera e balletto 2021/2022
PETER GRIMES
Opera in un prologo e tre atti
Libretto di Montagu Slater, dal poema The Borough di George Crabbe
Musica di Benjamin Britten

Peter Grimes  Allan Clayton
Ellen Orford  Maria Bengtsson
Captain Balstrode  Bryn Terfel
Auntie  Catherine Wyn-Rogers
First Niece  Jennifer France
Second Niece  Alexandra Lowe
Bob Boles  John Graham-Hall
Swallow  John Tomlison
Mrs. Sedley  Rosie Aldridge
Rev. Horace Adams James Gilchrist
Ned Keene  Jacques Imbrailo
Hobson Stephen Richardson

Orchestra e Coro della Royal Opera House
Direttore Mark Elder
Maestro del coro William Spaulding
Regia Deborah Warner
Scene Michael Levine
Costumi Luis F. Carvalho
Luci Peter Mumford
Coreografie Kim Brandstrup
Nuovo allestimento della Royal Opera House in co-produzione con il
Teatro Real di Madrid, l’Opéra National de Paris e l’Opera di Roma

Londra, 17 marzo 2022

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