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Londra, Royal Opera House – Don Giovanni

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Dopo la cancellazione dell’apertura di stagione prevista per l’8 settembre a causa dell’improvvisa scomparsa della sovrana Elisabetta II, è andato finalmente in scena alla Royal Opera House di Londra il Don Giovanni di Mozart, nella ripresa dello spettacolo di repertorio firmato da Kasper Holten nel 2014. È stato un revival di successo, grazie a un’ottima compagnia di canto diretta egregiamente dalla bacchetta di Constantin Trinks. Nella serata in cui la bara della Regina Elisabetta ritornava a Londra da Edimburgo, a teatro si è nuovamente osservato un minuto di silenzio prima dell’inizio della rappresentazione (proprio come avevamo riferito per la recita di Salome del 9 settembre) e il pubblico si è solertemente alzato in piedi alle prime note di “God save the King” intonate dall’orchestra del Covent Garden. Questa sorta di protocollo per il lutto adottato dalla ROH rimarrà probabilmente in vigore fino a lunedì 19 settembre – giorno del funerale della Regina – quando il teatro osserverà un altro giorno di chiusura in segno di rispetto.
Il momento di raccoglimento è durato poco visto che poi il dramma giocoso mozartiano, nella sua geniale teatralità, ha cancellato ogni tristezza, con un pubblico che ha spesso riso a ogni passaggio comico del testo dapontiano, riservando poi a tutti gli interpreti un caloroso trionfo.

Al suo debutto alla Royal Opera House, il baritono italiano Luca Micheletti ha messo al servizio del ruolo del titolo le sue doti attoriali che, unite a un’ottima presenza scenica, una chiara articolazione della parola e un canto calibrato sul personaggio, hanno dato vita a un’interpretazione molto azzeccata e a tratti irresistibile. Il suo è un Don Giovanni dal fascino innegabile quando intona “La ci darem la mano” o “Deh vieni alla finestra”, cantate con un bel legato e charme nel porgere la parola. Ma è il fascino ingannatorio di un libertino narcisista e predatorio che non si ferma dinnanzi a nulla e che ride sarcasticamente di fronte alle sue nefandezze. Questa doppia identità del personaggio viene colta molto bene da Micheletti, che ha tutta l’esperienza in campo attoriale, visti i suoi esordi. La voce è a suo agio nella tessitura del ruolo e rimane ben omogenea e coesa, oltre che piacevole nel timbro, con un volume adeguato, anche se non troppo grande da farlo emergere con prepotenza nei momenti di insieme.
Christopher Maltman, al suo debutto nel ruolo di Leporello (il baritono inglese aveva fino a oggi il ruolo di Don Giovanni in repertorio), si fa notare per una voce molto espansa; è pienamente disinvolto sulla scena e dimostra una personalità artistica ben spiccata che emerge fin dalle prime battute. Fraseggia e articola con grande chiarezza e inventiva. La sua aria del catalogo scatena numerose risatine in platea. Il suo Leporello sa essere spalla, complice e alter-ego di Don Giovanni, ma sa anche essere lucido, quella lucidità che invece Don Giovanni non ha, perso com’è nella sua autoreferenzialità e autoconvinzione.
Il cast è poi impreziosito dal Don Ottavio di lusso di Charles Castronovo che canta con classe, evidente sia nel modo in cui conduce la linea di canto che nella sensibilità musicale del fraseggio. Particolarmente pregevole la sua resa di “Il mio tesoro”, dove sostiene lunghi crescendo e gestisce bene sia i fiati che gli abbellimenti. Il suo è un Don Ottavio distinto, elegantissimo e pieno di dignità. Maria Bengtsson come Donna Anna mostra una bella tenuta gravitando per lungo tempo in tessitura acuta mentre lo strumento diventa meno tornito quando scende al centro del pentagramma. Pur in assenza di quello spessore vocale tradizionalmente associato al ruolo, Bengtsson è convincente per fierezza nel rendere il personaggio. Molto ben eseguito il duetto “Fuggi, crudele, fuggi”. Adam Palka canta il ruolo del Commendatore con autorevolezza e abbondanza di volume. Il suo intervento finale dalla finestra al centro della struttura scenica si espande in sala in modo granitico e intimidatorio.
Paula Murrihy, che avevamo apprezzato in uno streaming di Ariodante per la ROH, come Donna Elvira risulta tirata nei numerosi momenti in cui deve salire in acuto, con uno strumento che si apprezza invece per colore mezzosopranile soprattutto al centro. L’interpretazione che passa è quella di un personaggio combattuto tra la voglia di vendetta e un’isterica morbosità verso Don Giovanni, in linea con la visione di Holten che vuole le donne della vicenda come esseri accondiscendenti almeno nella proiezione mentale di Don Giovanni. Christina Gansch è una Zerlina dalla fresca musicalità, per niente ingenua e anzi vispa e in controllo del suo fascino di donna. Completa il cast il Masetto ingenuo, impulsivo e virile di Thomas Faulkner.

La bacchetta di Constantin Trinks valorizza la partitura mozartiana combinando finezza nella cura del dettaglio e spessore drammatico. Accompagnando al fortepiano e mantenendo un contatto visivo e gestuale stretto con i cantanti, Trinks ha dato vitalità ai recitativi e agli accenti. Si sarebbe preferita una maggiore sicurezza nell’attacco dell’Ouverture, anche se l’orchestra ha poi preso compattezza sonora e ritmica. Ben resa invece sia l’orchestrazione finale nella scena con il Commendatore che le danze strumentali, dove un gruppo di fiati sale sul palco con costumi che, grazie alle luci, si mimetizzano con le scene e gli altri personaggi. Puntuali gli interventi del coro della Royal Opera House diretto da William Spaulding.

La regia come detto era quella di Kasper Holten, già da noi recensita a settembre 2019 (qui il link per i dettagli) e ripresa per questo ciclo di rappresentazioni da Greg Eldridge. Holten concepisce lo spettacolo come un viaggio nella mente del seduttore, in bilico tra percezione, realtà o auto-convincimento. A una seconda visione, lo spettacolo si conferma nel complesso accattivante grazie a qualche idea efficace e ai bellissimi costumi vittoriani con twist moderno di Anja Vang Kragh. Il viaggio nella psiche del libertino proposto da Holten non trova conclusione drammatica nello sprofondamento fisico all’inferno; la condanna del dissoluto è piuttosto quella di rimanere solo, esposto al pubblico nella sua piccolezza e in preda ai demoni che infestano la sua mente. Il secondo atto è un lento percorso che conduce l’anti-eroe alla perdita di contatto con la realtà. La ripresa di Eldridge, in linea con l’originale, del 2014 taglia il sestetto-moralizzatore alla fine dell’opera, le luci si spengono quindi solo sul dissoluto, senza alcuna morale.
Efficaci rimangono durante l’Ouverture le proiezioni video (Luke Halls) dei nomi delle conquiste del libertino. Per il resto forse si abbonda in termini di effetti visivi che alla lunga possono distrarre. L’apparato scenico è un cubo rotante su due piani (opera di Es Devlin), fatto di scale, stanze e porte scorrevoli: una sorta di versione tridimensionale della litografia Relativity di Escher del 1953. Per la struttura si aggirano i fantasmi delle passate conquiste del dissoluto. In conclusione, al netto di qualche osservazione, uno spettacolo ancora riuscito e che, a parte il taglio del finale, rimane intellegibile nell’evolvere della vicenda.
Al termine, come anticipato all’inizio, tutto il cast e direttore compreso, sono stati accolti da ovazioni calorose. Debutti di successo quindi sia per Micheletti che per Maltman.

Royal Opera House – Stagione 2022/23
DON GIOVANNI
Dramma giocoso in due atti KV 527
Libretto di Lorenzo Da Ponte
Musica di Wolfgang Amadeus Mozart

Don Giovanni  Luca Micheletti
Donna Anna Maria Bengtsson
Don Ottavio Charles Castronovo
Il commendatore Adam Palka
Donna Elvira Paula Murrihy
Leporello Christopher Maltman
Masetto Thomas Faulkner
Zerlina Christina Gansch

Orchestra e Coro della Royal Opera House
Direttore e fortepiano continuo Constantin Trinks
Maestro del coro William Spaulding
Regia Kasper Holten ripresa da Greg Eldridge
Scene Es Devlin
Video designer Luke Halls
Costumi Anja Vang Kragh
Luci Bruno Poet
Ripresa coreografie Anna-Marie Sullivan
Allestimento della Royal Opera House
in coproduzione con Israeli Opera, Gran Teatre del Liceu Barcelona
e Houston Grand Opera

Londra, 13 settembre 2022

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