In occasione dell’uscita del suo ultimo album dedicato a Grieg e pubblicato da pochissimo da Decca, il talentuoso soprano norvegese Lise Davidsen, accompagnato al pianoforte dal suo connazionale Leif Ove Andsnes, è stato protagonista di un breve tour di soli 8 giorni che dopo aver toccato Berlino, Madrid, Monaco e Vienna, si è concluso in maniera del tutto trionfale alla Barbican Concert Hall di Londra, dove un pubblico in visibilio ha tributato ai due artisti ripetute ovazioni e standing ovation. L’istituzione londinese ha in programma per quest’anno una serie di appuntamenti con Davidsen come ospite stabile, tra cui un attesissimo concerto con il suo compagno di scuderia Decca, nonché altro acclamatissimo giovane talento, Freddie De Tommaso. Il recital dell’altra sera era il primo di questi eventi in programma.
Il programma del concerto prevedeva due cicli di canzoni di Grieg tratti dal nuovo album, insieme a Lieder famosi di Strauss e Wagner, la maggior parte dei quali erano già stati incisi da Davidsen nei suoi primi due album, ma nella loro versione per orchestra. Graziosa e sorridente, la giovane cantante è apparsa totalmente a suo agio e si è donata generosamente con la potenza di uno strumento importante e saldissimo in acuto, che sa però anche ripiegarsi su sonorità più raccolte con perfetto controllo dei range dinamici e dei fiati. Entrambi gli interpreti hanno saputo tenere in pugno il pubblico, specialmente nei momenti più introspettivi o intimi.
La prima parte del concerto, così come l’ultimo album per Decca, voleva essere un tributo al più famoso compositore norvegese e un viaggio attraverso alle atmosfere di un paese con cui l’attaccamento di Davidsen è evidente da come le brillano gli occhi quando deve introdurre il repertorio di Grieg al pubblico. Si parte con i 6 Lieder Op 48. “Gruss” (Saluto) è entusiastica, “Dereinst. Gedanke mein” (Un giorno. I miei pensieri) riflessiva, mentre “Lauf der welt” (Il corso del mondo) viene recitata con piglio. “Die verschwiegene Nachtigall” (L’usignolo nascosto) è all’insegna dei richiami naturalistici e nella sofferta “Zur Rosenzeit” (Tempo delle rose) il soprano costruisce un climax dinamico con un volume che straripa in sala, salvo poi ripiegarsi su una dimensione più intima in sole poche battute. Infine “Ein Traum” (Un sogno) risulta sognante e la felicità generata dalla memoria di un bel ricordo viene tradotta in musica con una progressiva espansione di volume.
Il secondo ciclo invece è Haugtussa (La cameriera di montagna), su testo dello scrittore norvegese Arne Garborg. Come spiegato da Davidsen al pubblico, le canzoni in questione parlano di una giovane alle prese con la sua prima relazione amorosa con un ragazzo, il suo primo crepacuore. “Det syng” (L’Attrativa) è dai toni enigmatici, “Veslemøy” (Vergine Giovane) misteriosa e descrittiva, mentre in “Blåbaer-Li” (Il Pendio di Mirtillo) Davidsen canta con slancio disincantato scandendo bene il fraseggio e giocando con gli accenti. In “Møte” (L’Appuntamento) il soprano sfoggia delle belle dinamiche controllo del fiato, mentre in “Elsk” (L’Amore) coglie i rapimenti d’amore con una musicalità dal tempo di danza. “Killigdans” (Il Ballo di Kidlings) è più ritmica con un’articolazione ben curata; “Vond Dag” (Giorno dannoso) è triste e ferita per la sofferenza d’amore che arriva a contemplare un pensiero di morte. Nell’ultima canzone “Ved gjaetle-bekken” (Al Ruscello) la ragazza prende atto della sua solitudine decidendo di dimenticare le sue sofferenze, trovando rifugio nella natura.
Dopo l’intervallo è stata la volta di Strauss e Wagner. Dai 4 Lieder Op. 27 Davidsen ha cantato nell’ordine: “Ruhe, meine Seele!” (Riposa, anima mia) dal carattere dimesso e introspettivo, “Cäcilie” dove il trasporto amoroso è stato traslato in un esplosione di suono e poi la celeberrima “Morgen” (Domani) impreziosita da mezzevoci e pianissimi ben eseguiti. Sempre di Strauss dai 5 Lieder Op. 39 è stato cantato “Befreit” (Liberazione) in maniera accorata con risonanza straripante e con un attacco in acuto in pianissimo progressivamente rimpolpato in crescendo fino al fortissimo.
Di Wagner sono stati proposti i Wesendonck Lieder (1857-8), ciclo di Lieder su poesie di Mathilde Wesendonck, nella versione originale per voce femminile e pianoforte. Si comincia con “Der Engel” (L’angelo) dove Davidsen è evocativa e canta con fluidità, curando bene modulazioni e dinamiche. Segue “Stehe still!” (Rimani in silenzio!), dove il carattere vorticoso e circolare a inizio brano lascia il posto a una dimensione più pacifica e speranzosa per poi concludere in maniera maestosa: Davidsen adatta la sua voce a queste tre dimensioni in un splendido unicum senza soluzione di continuità. In “Im Treibhaus” (Nella serra), la cantante coglie la fissità del brano tra toni nostalgici, amareggiati e misteriosi. In “Schmerzen” (Dolori) regala acuti fulminei cantando generosamente e con abbandono. A chiusura, “Träume” (Sogni), uno studio per Tristan und Isolde, dove Davidsen ha regalato un canto appunto “sognante” che ha affascinato i presenti e concluso in bellezza un concerto ben riuscito. Come unico appunto, abbiamo notato – soprattutto in Wagner – che nonostante la familiarità con il tedesco, la cantante ha prediletto la sontuosità del suono all’attenzione al testo e all’articolazione consonantica.
Leif Ove Andsnes è un pianista sopraffino e ha fornito un accompagnamento raffinatissimo, mai invadente, ma sempre pieno di sottigliezze, estro e virtuosismo, sempre con un tocco preciso e mai pesante e senza abusare dell’uso dei pedali. In Haugtussa Andsnes riesce a cogliere in musica il potere delle immagini e i suoni della natura. Nella seconda parte del concerto, l’esecuzione di “Morgen” è stata di bellezza ipnotica, con dei rubati e un tocco gentilissimo che ha tenuto il pubblico con il fiato sospeso. Insomma, senza rubare spazio alla collega, Andsnes si è inserito nei momenti chiave con gran classe. D’altronde un talento come Davidsen meritava solo un pianista del genere. Che poi entrambi siano dello stesso Paese, ha reso il tutto ancora più intrigante.
Al termine, un pubblico in gran parte in piedi ha ringraziato con calore ed entusiasmo i due talenti norvegesi. Davidsen, microfono alla mano, ha introdotto uno dopo l’altro due bis: “Zueignung” (Dedica) di Strauss, dal canto sontuoso, e la breve canzone di Grieg “Jeg elsker dig” (Ti amo), dall’immediato trasporto. Ancora acclamazioni e poi è stato tempo di salutarsi.
Barbican Concert Hall – Stagione 2021/22
RECITAL DI CANTO
Lise Davidsen Soprano
Leif Ove Andsnes Pianoforte
Pagine di Grieg, Strauss e Wagner
Londra, 13 gennaio 2021