Le abitudini sono difficili da cancellare e, come una vedova, di cui si dirà, non sa più stare senza un marito, né uno scapolo senza la propria … libertà, così quell’indulgente inerzia che due anni di clausura ci ha infusa ha, forse, indotto noi tutti a una fruizione del mondo più casalinga. E se lo spettacolo, a cui abbiamo assistito al Teatro Verdi di Gorizia, raggiungerà il grande pubblico attraverso le piattaforme digitali Rai5, RaiPlay, Arte e altre, resta tuttavia il rammarico che la Capitale della Cultura 2025, non sia accorsa più numerosa ad assistere all’unica rappresentazione dell’intermezzo buffo La vedova ingegnosa di Giuseppe Sellitti. Andati in scena ne 1735 a Napoli, dove era attivo il suo autore, i due intermezzi, originariamente rappresentanti con il titolo Drusilla e Strabone e scritti per l’opera seria Demofoonte con musiche di Mancini, Sarro, Leo e dello stesso Sellitti, furono rivisti in occasione dell’esecuzione di Emira di Leonardo Leo. Oggi la loro rappresentazione costituisce un nuovo progetto del Laboratorio per l’Opera Barocca e una nuova tappa nel percorso di valorizzazione del repertorio barocco intrapreso da Barocco Europeo.
L’esile trama è un condensato di topoi del genere buffo quali ritroviamo in opere di maggior respiro di autori più noti: travestimenti, inganni, astuzie si susseguono senza logica apparente, con lo scopo di allietare il pubblico e di fornire al compositore il pretesto per una musica orecchiabile, di facile fruizione, ma non per questo di minor fattura, che infatti non sfigura accanto al concerto del più celebre Francesco Durante, anche lui napoletano, qui eseguito come Ouverture e preludio al secondo intermezzo.
È, quindi, una piacevole riscoperta questo spettacolo, la cui attualità, quella data dall’eterna propensione al riso e dal bisogno di amare che anima da sempre l’essere umano, è sottolineata anche dalla scenografia tutta digitale da Media Arts, che riduce a poche sedie gli elementi scenici, mentre sullo sfondo si susseguono immagini e animazioni, durante le arie e i duetti, o citazioni dei versi, quasi parole-chiave, per sottolineare i momenti salienti dell’azione, portata avanti, come prassi, nei recitativi. L’effetto è un mix fra le didascalie del cinema muto e i moderni sottotitoli a cui ci ha abituato la televisione. L’allestimento è curato da Francesca Pari e Ilenia Russo, allieve dell’Accademia di belle Venezia, Scuola Nuove Tecnologie per l’arte e coordinato dal Prof. Lino Strangis, mentre la regia che trae ispirazione, nell’impegno di due mimi, i bravi Andrea Maddalozzo e Leandro Bertolo, dalla commedia dell’arte, anch’essa mediata dalla più recente tradizione del teatro e del cinema napoletano, è di Cesare Scarton. Anima di questo progetto è Donatella Busetto, direttrice, concertatrice e maestra al cembalo. Dirige con mano sicura, equilibrio e verve la compagine il Cenacolo Musicale, che si fa apprezzare per il bel suono, il fraseggio e l’equilibro fra le parti anche nel già ricordato concerto di Durante, e asseconda la cantabilità delle melodie di Sellitti e la scaltra ironia di cui l’autore ha saputo infondere la varietà ritmica dei pezzi costruiti su movenze di danza, dalla giga alla tarantella che si insinua nell’aria di Strabone “Lei mi guarda e poi sospira”.
Altra collaborazione preziosa al progetto è stata quella di Sara Mingardo che ha avuto il ruolo di supervisore vocale e stilistico e della cui esperienza di sono avvalsi i due interpreti, selezionati dopo un lungo percorso. Cristina Neri veste i panni della vedova Drusilla, pronta a tutto pur di smettere i panni della vedovanza; perfettamente a suo agio nel ruolo di donna seducente, di finta ammalata – è irresistibile nell’aria “Senta, senta in cortesia” – come pure in quelli en travesti, quando si finge essere il proprio fratello soldato che vuole redimere l’onore della sorella, esibisce una bella voce che agilmente si piega tanto alle esigenze della musica che a quelle delle parole, come nel caso dell’aria “Ti ci ho colto”, intonata con sfacciata ed esagerata, volutamente, arroganza militaresca.
In questa intelligente e sempre garbata trasposizione in chiave moderna dell’opera, dove anche la prorompente sensualità della protagonista non scade mai nella volgarità, Strabone, sedicente dottore che scambia i palpiti amorosi per podagra, e rifiuta le servizievoli profferte di Drusilla, perché, dice, “la serva già ce l’ho, e moglie non la voglio”, ha le sembianze non di un signore attempato, ma di un giovane di bell’aspetto, ma impacciato nei modi, qui interpretato da Patrizio La Placa. Il giovane basso sfoggia un timbro vellutato, caratterizzato da una bella emissione morbida in tutta la sua estensione che gli consente di fraseggiare con gusto e di creare un personaggio credibile, assai lontano dai cliché settecenteschi, capace, oltretutto, di un’eccellente dizione.
Un’esecuzione di prestigio cui non si può augurare altro che un più duraturo successo sulle piattaforme a cui è destinata, perché non rimanga relegata solo a un … intermezzo fra le molte iniziative che dovrebbero animare GO!Gorizia2025, che, purtroppo, si è lasciata sfuggire un’occasione di godere dal vivo, nel suo teatro, di una offerta musicale e culturale di prestigio e di ottimo livello.
Teatro Verdi di Gorizia – Festival MusicAntica
LA VEDOVA INGEGNOSA
Intermezzo buffo di Giuseppe Sellitti
Drusilla Cristina Neri
Strabone Patrizio la Placa
Mimi Andrea Maddalozzo, Leandro Bertolo
Orchestra del Cenacolo Musicale
Ideazione e direzione musicale Donatella Busetto
Cembalo e concertazione Donatella Busetto
Supervisione vocale e stilistica Sara Mingardo
Regia Cesare Scarton
Allestimento video-scenografico a cura dell’Accademia di belle Arti Venezia
Scuola Nuove tecnologie per l’arte: allievi Francesca Pari, Ilenia Russo;
docente e coordinatore del progetto Prof. Lino Strangis
Gorizia, 17 settembre 2022