Genova, Teatro Carlo Felice – Anna Bolena

Anno formidabile quel 1830, quando nel giro di pochi mesi il duca Pompeo Litta seppe accaparrarsi per il “suo” Teatro Carcano di Milano i due nuovi astri nascenti dell’italico melodramma: Vincenzo Bellini e Gaetano Donizetti. Al bergamasco venne commissionata Anna Bolena (parzialmente composta a Blevio, sul lago di Como), che vedrà le scene il 26 dicembre, mentre al catanese La sonnambula (parzialmente composta a Moltrasio, di fronte a Blevio) che debutterà il 6 marzo dell’anno dopo. Due capolavori affidati alla penna dello stesso librettista, Felice Romani, e agli stessi due leggendari interpreti vocali Giuditta Pasta e Giovanni Battista Rubini. Inevitabilmente, quindi, se si vuol tentare di ricreare almeno in parte il fascino di quelle mitiche esecuzioni è indispensabile poter contare su due cantanti dalla solidissima caratura tecnica, due virtuosi della vocalità protoromantica. Non potendo disporre di simili voci, difficilmente il recupero delle magnifiche partiture belliniane e donizettiane apparirebbe possibile. Non a caso il ruolo tenorile di Percy in Anna Bolena ha dovuto attendere l’avvento di tenori quali Gregory Kunde, Rockwell Blake e Chris Merritt perché se ne potessero apprezzare le immense possibilità. La fondamentale riesumazione scaligera del capolavoro donizettiano nel 1957, a opera di Gianandrea Gavazzeni e Luchino Visconti è passata alla storia per le stupefacenti performance di Maria Callas e Giulietta Simionato, non certo per la pur dignitosa esecuzione di Gianni Raimondi in Percy, ruolo, in quelle esecuzioni, abbondantemente tagliato e scorciato dal soccorrevole direttore d’orchestra.

Benissimo ha dunque fatto il genovese Teatro Carlo Felice ad affiancare alla sbalorditiva Bolena di Angela Meade un tenore dalle notevolissime capacità stilistiche quale John Osborn. La loro esecuzione dei due ruoli creati da Donizetti è parsa miracolosamente adeguata alle innumerevoli difficoltà che il compositore sparse a piene mani in partitura. Il soprano statunitense, infatti, possiede voce impressionante per ricchezza di armonici, fiati interminabili, agilità nettissime (appena accennati purtroppo i trilli, fondamentali per rendere pienamente l’allucinato vaneggiare del sublime “Al dolce guidami castel natio” finale) e potenza d’emissione che ha avuto modo, venerdì sera, di sconvolgere tutto il pubblico genovese con una torrenziale esecuzione della feroce cabaletta “Coppia iniqua”. La Meade ha avuto anche il merito di non voler rifarsi a tutti i costi all’irraggiungibile lezione della Callas: la celebre invettiva “Giudici…ad Anna!!” ad esempio è parsa più dolorosa che sdegnata, comunque di grande effetto. Bravissima già nella sua cavatina “Come, innocente giovine” la Meade ha anche attaccato con paradisiaca mezzavoce il già citato “Al dolce guidami” ed è stata giustamente accolta in trionfo dal pubblico a fine serata. Osborn, pur patteggiando a tratti con la folle tessitura di Percy (spianando tutti i trilli e non rischiando acuti stratosferici) ha saputo ricreare quel canto patetico e languoroso che pare caratterizzasse lo stile di Rubini. Ha sfumato con dinamiche ricchissime, ha usato virtuosisticamente il registro cosiddetto “di testa” (bellissimo il suo tenerissimo “Anna per me tu sei, Anna soltanto”) ha variato bravamente la ripresa della cabaletta. Nobile e scenicamente imperioso si è dimostrato l’Enrico VIII di Nicola Ulivieri così come convincente è parso lo Smenton di Marina Comparato che ha cantato con grande trasporto la sua “rossiniana” aria del primo atto. Sottolineata la bravura di Roberto Maietta quale Lord Rochefort e l’efficienza di Manuel Pierattelli quale Sir Hervey, resta da evidenziare l’unico punto debole dell’esecuzione musicale, ossia la sfocata Seymour di una Sonia Ganassi che ha farfugliato le agilità, ha faticato a tener uniti registro grave e registro acuto e ha mostrato sprazzi del suo antico valore di fraseggiatrice solo in qualche declamato molto espressivo.

Ottima impressione, invece, ha fatto la bella direzione d’orchestra di Sesto Quatrini che ha diretto con immenso affetto e partecipazione, sostenendo i cantanti, amministrando con efficacia i concertati e le scene d’insieme (davvero emozionante il terzetto fra Anna, Percy ed Enrico).

Sulla spenta regia, per altro già contesta a Parma nel 2017, di Alfonso Antoniozzi preferiamo sorvolare: alla povertà di idee si sommavano le amatoriali scene e videodesign (sic) di Monica Manganelli e i brutti costumi di Gianluca Falaschi. A fine serata, il pubblico ha applaudito tutti con entusiasmo, anche perché i responsabili della parte visiva di questa ripresa genovese non si sono presentati al proscenio. [Rating:3.5/5]

Teatro Carlo Felice – Stagione 2022
ANNA BOLENA
Tragedia lirica in due atti su libretto di Felice Romani
Musica di Gaetano Donizetti

Anna Bolena Angela Meade
Enrico VIII Nicola Ulivieri
Giovanna Seymour Sonia Ganassi
Lord Riccardo Percy John Osborn
Smeton Marina Comparato
Lord Rochefort Roberto Maietta
Sir Hervey Manuel Pierattelli
Danzatrici: Erika Melli, Veronica Morello,
Andrea Carlotta Pelaia, Miryam Tomé

Orchestra, Coro e Tecnici del Teatro Carlo Felice
Direttore Sesto Quatrini
Maestro del coro Francesco Aliberti
Regia Alfonso Antoniozzi
Scene e videodesign Monica Manganelli
Costumi Gianluca Falaschi
Coreografa Luisa Baldinetti
Luci Luciano Novelli
Allestimento in coproduzione
Fondazione Teatro Carlo Felice/Teatro Regio di Parma

Genova, 18 febbraio 2022