Rappresentata a Firenze una sola volta nel 1868 alla Pergola, a ridosso della prima assoluta parigina, Roméo et Juliette di Charles Gounod arriva adesso nelle stagioni del Maggio Musicale Fiorentino per la prima volta quando ormai il titolo è ampiamente tornato in repertorio in tutto il mondo. L’opera ha tutte le caratteristiche per figurare nel cartellone di un festival e non sfigurerebbe nemmeno come inaugurazione, vista la quantità di risorse richieste per metterlo in scena, ma proprio per questo il rischio di fare scivoloni è dietro l’angolo.
A Firenze lo scivolone avviene sull’allestimento. Frederic Wake-Walker, dopo una apprezzabile Adriana Lecouvreur che ha inaugurato il festival esattamente un anno fa, realizza con i suoi collaboratori uno spettacolo interlocutorio. Il palco ristretto dell’Auditorium Zubin Mehta è occupato da quattro strutture stilizzate che si possono spostare lateralmente suggerendo spazi aperti e chiusi immaginabili. I personaggi, abbigliati in costumi che suggeriscono una vaga atmosfera rinascimentale con inserti di pelle lucida decisamente più contemporanei, vengono caratterizzati in modo piuttosto prevedibile. Non si nota nemmeno una particolare cura dei movimenti degli interpreti che sciorinano i propri numeri musicali stando fermi al proscenio, in una atmosfera resa piuttosto plumbea dalle luci di Peter Mumford, e che in fin dei conti sa tanto di concerto in costume con l’eccezione di qualche movimento di armi al terzo atto, come prescritto da libretto. Chi si muove di più è il corpo di ballo, impegnato spesso durante l’opera, chiamato anche a eseguire il balletto del quarto atto (Danse bohémienne), unica parte vagamente interessante in quanto va a illustrare visivamente i turbamenti di Juliette negli attimi tra l’assunzione del veleno e le nozze poi non celebrate: un po’ poco per uno spettacolo di quasi tre ore. Va bene infatti fare di necessità virtù, date le circostanze e lo spazio ridotto, ma qui si arriva proprio a quella che appare una rinuncia di un qualsivoglia lavoro più approfondito.
Per fortuna a movimentare le cose ci pensa la bacchetta sicurissima di Henrik Nánási. Le scelte agogiche creano un perfetto ritmo teatrale, così da far fluire la musica ora serrata, ora languente nelle oasi liriche, senza tuttavia sconfinare nel patetico. Ciò si realizza anche grazie a una Orchestra del Maggio Musicale Fiorentino in ottima forma, compattissima, ma da cui il direttore sa anche far emergere i dettagli della partitura gounodiana, con tutta la sua tavolozza di colori. L’attenzione al dato strumentale non va a discapito delle voci, sempre ben sorrette e messe nelle giuste condizioni per dispiegarsi. Questo vale anche per il Coro, ben preparato da Lorenzo Fratini, serrato negli interventi e rotondo nel suono.
Il cast si rivela di buona qualità, anche se non tutti perfettamente versati nella dizione francese, sempre ardua da realizzare per i non madrelingua. Inutile dire che tutte le attenzioni sono concentrate sul Roméo di Juan Diego Flórez, che porta per la prima volta questo ruolo sui palcoscenici italiani. Il timbro inconfondibile e l’ottima proiezione del suono sono ormai elementi proverbiali del suo canto e anche qui non manca occasione per esibirli. Dal punto di vista musicale il tenore peruviano si dimostra un fuoriclasse nella gestione delle dinamiche e delle sfumature, e anche se gli acuti estremi risultano leggermente forzati, si rimane ancora colpiti dalla caratura vocale, contando anche i decenni di carriera alle spalle. Interpretativamente, il Roméo di Flórez appare come un bravo ragazzo invischiatosi in qualcosa più grande di lui, senza neanche sapere come; attraverso questa impalcatura fa comunque sempre capolino la figura del divo e del suo canto schietto ma entusiasmante.
La Juliette di Valentina Nafornița lascia migliore impressione rispetto alla Fiordiligi della scorsa stagione. Lo strumento è piuttosto consistente e contraddistinto da un bel timbro rotondo e leggermente scuro, così che si trova bene a suo agio quando la tessitura verte sulle note centrali e del primo registro acuto, dove la voce si espande senza problemi, soprattutto nelle oasi più liriche; più problematiche sono le salite agli acuti estremi, piuttosto faticosi in brani come l’aria del quarto atto “Viens, amour, ranime mon courage”. Poco fantasioso risulta il fraseggio, che sfocia in una linea di canto sostanzialmente bella ma monocrome. Il personaggio nel complesso funziona anche se tratteggiato in modo convenzionale: questa Juliette è una adolescente poco simpatica e piena di sé che poi matura fino alla rassegnazione finale.
Alessio Arduini è un Mercutio autorevole, che ben si disimpegna nella Ballata di Mab grazie a un’ottima musicalità, alla cura di fraseggio, nonché per la voce ampia di bel timbro. Ottimo è poi il suo avversario Tybalt, interpretato da Giorgio Misseri, con il suo schietto strumento tenorile e acuti ben emessi. Francesco Milanese è un Capulet sufficientemente paterno negli accenti, ma non privo di una nota leggera nei suoi couplets del primo atto. Evgeny Stavinsky si dimostra un Laurent non molto variegato nelle dinamiche ma tutto sommato riuscito.
Vasilisa Berzhanskaya è quasi un lusso nel ruolo en travesti di Stéphano e nella chanson del terzo atto mette in luce la sua voce mezzosopranile dall’acuto facile. Ben tratteggiata con uno strumento di bella fattura risulta inoltre la Gertrude di Xenia Tziouvaras. Adriano Gramigni è un Duc de Verone autorevole, mentre risultano un ottimo corollario il Pâris di Francesco Samuele Venuti, il Benvolio di Lulama Taifasi e Grégorio di Eduardo Martínez Flores.
Il pubblico nutrito ma non foltissimo si dimostra sempre più attento a partire dall’aria di Roméo “Ah! Lève-toi, soleil”, dopo la quale esplode in un vero boato. Agli applausi finali, comunque piuttosto decisi, si registrano entusiasmi veri per la coppia protagonista, in particolare per Flórez, e qualche dissenso per i responsabili dell’allestimento.
Teatro del Maggio – 84° Festival del Maggio Musicale Fiorentino
ROMÉO ET JULIETTE
Opéra in cinque atti
Libretto di Jules Barbier e Michel Carré
Musica di Charles Gounod
Roméo Juan Diego Flórez
Juliette Valentina Nafornița
Mercutio Alessio Arduini
Frére Laurent Evgeny Stavinsky
Stéphano Vasilisa Barzhanskaya
Capulet Francesco Milanese
Tybalt Giorgio Misseri
Le duc de Vérone Adriano Gramigni
Pâris Francesco Samuele Venuti
Grégorio Eduardo Martínez Flores
Gertrude Xenia Tziouvaras
Benvolio Lulama Taifasi
Orchestra e Coro del Maggio Musicale Fiorentino
Direttore Henrik Nánási
Maestro del coro Lorenzo Fratini
Regia Fredric Wake-Walker
Scene Polina Liefers
Costumi Julia Katharina Berndt
Luci Peter Mumford
Coreografia Anna Olkhovaya
Video Ergo Phizmiz
Nuovo allestimento
Firenze, 27 aprile 2022