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Festival Castell de Peralada 2022 – Nabucco (con Anna Pirozzi)

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Dopo undici anni, Nabucco, il primo grande successo di un giovane e pletorico Verdi, è ritornato nell’Auditorium del Parco del Castello di Peralada in una terribile notte afosa. Per l’occasione è stata proposta la produzione con il cast e il direttore (ma non l’allestimento) presentata di recente al Teatro Real di Madrid.

Nicola Luisotti gode in Spagna, e particolarmente a Madrid, di grande notorietà. Non ne ho mai capito i motivi e non sarà un Nabucco troppo brusco e improntato a sonorità ridondanti fin dalla sinfonia che mi farà cambiare parere. I momenti migliori – all’interno di una lettura sempre piuttosto superficiale e frettolosa – erano quelli lirici e patetici, e tra questi ovviamente il “Va pensiero” splendidamente cantato dal coro preparato da Andrés Máspero, che tuttavia non è stato costretto al bis come in tutte le recite di Madrid. Quanto all’orchestra, indipendentemente dal taglio interpretativo impresso dalla bacchetta, è parsa ineccepibile.

Tra i cantanti, la più autorevole è stata senz’ombra di dubbio Anna Pirozzi, un’Abigaille straordinaria e di lusso (per me la sua migliore prova a cui ho assistito finora), imperterrita negli acuti, con un buon registro grave e un eccellente centro, capace pure di pianissimi eterei come la partitura – tremenda – le richiede dal primo momento in cui appare in scena fino all’ultimo (davvero notevole la scena della morte). Inflessioni e accenti erano sempre adeguati alle esigenze del personaggio e – dettaglio forse trascurabile ma che la dice lunga sulla preparazione della cantante – Pirozzi ha seguito tutta la recita con evidente conoscenza delle diverse parti e, in qualche momento, la si vedeva articolare il testo (per esempio nel “Va’ pensiero”) con evidente piacere e grande ammirazione per la musica. A lei il pubblico ha riservato autentiche ovazioni dopo la grande scena del secondo atto e al momento dei saluti finali.

Subito dopo, va ricordato lo Zaccaria di Alexander Vinogradov, bravo cantante, dotato di musicalità, buona tecnica e un’estensione adeguata, anche se di volume non strepitoso: sorprendente, in particolare, la tenuta del registro acuto in una parte difficilissima (più che notevole la profezia dell’atto terzo). Quanto a George Pétean, impegnato nel ruolo di Nabucco, non doveva combattere contro l’espressività e il fraseggio che di solito sono il suo problema, visto che si tratta di voce generosa e scura ma alquanto generica nell’espressione: l’unico momento in cui mancava qualcosa era la fine del secondo atto, mentre la grande preghiera del quarto e la prima parte del duetto con Abigaille nella scena prima del terzo risultavano abbastanza emozionanti.

La Fenena di Silvia Tro Santafé ha evidenziato all’inizio un vibrato metallico accentuato, ma è migliorata nella sua aria (non si capisce perché sia stato tagliato anche qui, come nell’allestimento madrileno, il recitativo che la precede). Mario Rojas ha delineato un Ismaele molto deciso, ma di voce piccola e un po’ troppo leggera per la parte. Fabián Lara (Abdallo) e Simon Lim (Gran Sacerdote di Belo) hanno dato il loro contributo positivo alla recita. Maribel Ortega, infine, riprendeva dopo undici anni l’ingrata parte di Anna e va detto, con piacere, che i suoi acuti nei concertati avevano la stessa potenza e fermezza.
Tanto pubblico e grande successo.

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