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Cremona, Monteverdi Festival 2022 – Concerto di Danielle de Niese e Raffaele Pe

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Anche per l’edizione 2022 il Monteverdi Festival punta su di una chiusura a effetto, con un evento di gran prestigio. Se, nel 2021, protagonista è stata la voce pura di Jakub Józef Orliński, quest’anno sul palcoscenico del Teatro Ponchielli di Cremona si esibiscono due stelle del panorama barocco, tra le più acclamate a livello internazionale: il soprano Danielle de Niese e il controtenore Raffaele Pe, qui anche nei panni di direttore dell’ensemble strumentale. La serata, dal titolo #Solomonteverdi, vuole essere un omaggio principalmente al padrone di casa, Claudio Monteverdi; fil rouge è il tema amoroso in ogni sua sfumatura.

Il concerto mette in luce tutte le qualità vocali e interpretative dei due cantanti. Il soprano australiano, il cui repertorio spazia dalla musica antica (specialmente partiture di Händel, Monteverdi, Gluck, Cavalli e Rameau) a quella contemporanea, già nota al pubblico italiano per la sua Anne Trulove del 2014 al Teatro Regio di Torino e per la Cleopatra händeliana del 2019 alla Scala, debutta a Cremona. De Niese è in possesso di una voce nel complesso omogenea e di buon peso, di colore scuro, che ha il suo punto di forza in acuti luminosi e corposi e in seducenti medi bronzei. Il fraseggiare è variegato, le ornamentazioni puntute sono sciorinate nell’insieme con fluidità, la presenza scenica è incantevole e magnetica, parecchio valorizzata dai due abiti indossati durante la serata (verde-giallo, a spalle nude e fasciato per la prima parte, rosso e ampio per la seconda).

Di casa al Festival (ricordiamo il suo bel concerto del 2019 nella chiesa dei Santi Omobono ed Egidio) e al Ponchielli è, invece, il giovane controtenore lodigiano, tra i più richiesti e apprezzati in tutto il mondo, definito “a baroque star” dal quotidiano Times ed esibitosi sulle più rinomate piazze, da Glyndebourne a Vienna, da Madrid a Buenos Aires, non trascurando però numerosi impegni nel Belpaese. Pe sfoggia una ammaliante, carezzevole vocalità di tinta ambrata, omogenea e morbida nell’emissione, posta con eleganza e suoni dolci, scevra di forzature o asperità. La linea di canto è immacolata, la dizione risulta nitida e incisiva; si ammira, altresì, un notevole gusto ricercato nel proporre con garbo variazioni e melismi. Ambedue gli artisti si distinguono, per di più, per una cocente immedesimazione nei personaggi e nei brani, e per una recitazione espressiva e coinvolgente.

Sin dal brano d’esordio, il madrigale “Sì dolce è ‘l tormento”, Pe e de Niese dimostrano una forte intesa; il controtenore emerge per i pianissimi madreperlacei e per la resa soffusa e intensa, mentre il soprano brilla per il pathos e la pastosità dello strumento vocale. Dopo il brio e l’impeto della variazione strofica in tre parti “Quel sguardo sdegnosetto”, in cui Danielle de Niese emette con naturalezza le cascate di note presenti in partitura, ecco il primo duetto tratto dall’opera forse più amata di Monteverdi, L’incoronazione di Poppea: “Signor deh, non partire”. Con credibilità scenica, autorevolezza vocale e ricchezza di accenti, Pe e de Niese impersonano due amanti appassionati e giocosi, dando vita a un Nerone umano e innamorato e a una Poppea via via gelosa, civettuola e ammaliatrice. Segue un nucleo di musica sacra, con il “Salve Regina” SV 327 a voce sola, dalla raccolta assemblata nel 1625 da Leonardo Simonetti Ghirlanda sacra scielta da diversi eccellentissimi compositori, nel quale il controtenore mostra un ferreo controllo della varietà del canto; il vivace madrigale “Laudate Dominum” SV 287 dalla Selva Morale e Spirituale, risolto dall’artista con leggiadria e soffici messe di voci luminose; “Pulchra es” SV 206 dal Vespro della Beata Vergine, in cui le vocalità di Pe e de Niese si amalgamano con morbidezza, in un rapporto molto stretto tra di loro.

Dopo un breve intervallo, il concerto riprende con la toccante e virtuosistica romanesca a due voci su testo di Bernardo Tasso “Ohimé, dov’è il mio ben”. Raffaele Pe esegue, poi, due arie del teatro monteverdiano da L’Orfeo: l’inno al sole “Rosa del Ciel”, nel quale il controtenore esibisce con eleganza un ampio ventaglio di inflessioni e sfumature espressive, sbalzando a tuttotondo lo stile recitativo; il giocoso e dinamico arioso e strofico “Vi ricorda, o boschi ombrosi”, dall’agogica vibrante e sfaccettata, in cui il cantante lodigiano si muove a ritmo di danza e tiene il tempo battendo le mani. Conclusione nel nome, nuovamente, di Poppea. Alle tinte sognanti, eteree e cullanti del duetto “Or che Seneca è morto, Amor ricorro a te […] Oblivion soave”, nel quale si apprezzano la duttilità delle vocalità sopranile e controtenorile e il gusto rifinito nel porgere la parola, con Poppea adagiata su di un divanetto rosso e vezzeggiata dalla vecchia nutrice e consigliera Arnalta, succede la cocente drammaticità del commiato di Ottavia “Addio Roma, addio patria”, affrontato dall’artista australiana con pregnanza di fraseggio, rovente trasporto e un’ampia voce pastosa e brunita. Chiude il programma ufficiale il momento probabilmente più noto dell’intera opera che, ironia della sorte, non fu musicato dal “divino Claudio Monteverde”, il duetto “Pur ti miro, pur ti godo”, reso da Pe e de Niese con sensualità, freschezza, languente immedesimazione, cangianti variazioni di considerevole impatto estetico.

In questa serata monteverdiana i due solisti sono accompagnati dall’ensemble barocco La Lira di Orfeo, fondato nel 2015 dallo stesso Pe, e qui rappresentato da Anais Chen (violino e viola tenore), André Lislevand (viola da gamba), Guisella Massa (violone), Simone Vallerotonda (tiorba), Chiara Granata (arpa), Davide Pozzi (clavicembalo). Contraddistinto da sonorità crepitanti, delicate e finemente cesellate, avvolgenti e al contempo sferzanti, il gruppo strumentale asseconda i due solisti con precisione, tecnica salda e brillantezza. Da segnalare i due intermezzi musicali, la “Sonata a due violini e violone” del milanese Giovanni Paolo Cima, contemporaneo di Monteverdi e Frescobaldi, dalla ritmica solenne, e la “Sonata seconda a soprano solo” del veneziano Dario Castello, nella quale emerge per puntualità tagliente la prova di Anais Chen.
Al termine, festante e prolungato successo da parte dell’attento e partecipe pubblico presente in sala, ripagato da due graditissimi bis: “Sì dolce è ‘l tormento” e il da capo, sapientemente variato con modificazioni melodiche e ritmiche, di “Pur ti miro”. Unico neo i tanti posti vuoti in teatro, specialmente nei palchi: per una serata del genere e per artisti di tal calibro, il tutto esaurito dovrebbe essere la prassi, a maggior ragione nella città natale di Monteverdi.

Teatro Ponchielli – Monteverdi Festival 2022
#SOLOMONTEVERDI
Musiche di Monteverdi, Cima, Castello

La Lira di Orfeo
Soprano (special guest) Danielle de Niese
Controtenore e direzione Raffaele Pe

Cremona, 26 giugno 2022

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