Dopo Don Giovanni e Norma, il Teatro Sociale di Como propone, come terzo titolo in cartellone della stagione lirica, un altro melodramma che vede protagonista una grande figura drammatica: La Gioconda. L’opera in quattro atti di Amilcare Ponchielli su libretto di Tobia Gorrio (pseudonimo anagrammato di Arrigo Boito) è per l’occasione messa in scena in una nuova, importante coproduzione internazionale tra il Teatro Nazionale Sloveno di Maribor, la Fondazione Arena di Verona, il Teatro Massimo Bellini di Catania e il circuito di OperaLombardia. Dopo le recite a Maribor, a Verona (qui la recensione) e a Cremona, approda dunque a Como l’allestimento a firma di Filippo Tonon (regia e scene). Il regista sceglie di riambientare la vicenda nel 1876, all’epoca della composizione del melodramma, quando in Italia iniziavano a farsi sentire le prime influenze culturali del Verismo, in una Venezia decadente, tetra e opprimente. La scenografia, impostata sulle tonalità del grigio, mostra alcuni diruti particolari architettonici di edifici veneziani quali Palazzo Ducale o Piazza San Marco, incombenti sui personaggi e mossi con agilità sul palcoscenico; essi sono sapientemente valorizzati dall’icastico gioco di luci della sempre valida Fiammetta Baldiserri. Alla riuscita dell’atmosfera tardo-ottocentesca concorrono anche i preziosi costumi, a firma di Tonon stesso e Carla Galleri, estremamente curati, specialmente quelli femminili (citiamo, almeno, il bell’abito cangiante di Gioconda del terzo atto, giocato sulle sfumature del rosa e dell’azzurro, o quello blu acceso di Laura nel secondo atto). Uno spettacolo, complessivamente, scorrevole e convincente, con qualche ingenuità (la coreografia, alla lunga stucchevole, firmata da Valerio Longo per la celebre “Danza delle ore”, ballata con leggiadria dalle soliste del Balletto di Roma, le brave Angela Tibursi, Virginia Vorrado e Alice Villa), soluzioni interessanti (Gioconda si suicida tagliandosi la gola con un frammento di specchio rotto) e finali d’atto di forte impatto (vigoroso e ricco di pathos il Finale terzo, con Enzo che tenta di sparare ad Alvise, la protagonista disperata in lacrime, la folla che scappa).
Sul podio dell’Orchestra della Fondazione Arena di Verona troviamo il veneziano Francesco Ommassini. Con gusto e raffinatezza, la sua è una lettura nitida, sorvegliata e ben calibrata, nella quale vengono equilibrati i momenti maggiormente enfatici – scevri di effetti granguignoleschi ma, non per questo, meno incisivi – e le oasi di trasparente lirismo, rifinite con politezza e delicatezza. Una direzione, quella di Ommassini, misurata e levigata, nella quale dosa sapientemente sonorità robuste e soffici pennellate.
Un simile titolo abbisogna di un cast di livello; quello proposto da OperaLombardia risulta all’altezza dell’arduo compito. Il ruolo della protagonista, affrontato in passato da cantanti storiche come, per esempio, Maria Callas, Anita Cerquetti, Renata Tebaldi, Leyla Gencer e Ghena Dimitrova, richiede tempra drammatica e sforzi notevoli; a Como ritroviamo, dopo la Minnie pucciniana dello scorso inverno, Rebeka Lokar. Il soprano sloveno vanta uno strumento vocale tornito e, nel complesso, di buon peso, luminoso in acuto, avvolgente e brunito nei centri. Quella di Rebeka Lokar è una Gioconda squisitamente lirica, accorata e dolente nell’interpretazione, affettuosa e premurosa con la madre e innamorata ardentemente di Enzo; l’attesa aria “Sucidio!” è resa con apprezzabile intimismo. A causa di un’improvvisa indisposizione, annunciata a inizio recita, si percepisce nei primi due atti una comprensibile cautela, specialmente nella salita all’acuto e nei filati, che non ha però inficiato una prova nell’insieme positiva.
Accanto a lei torna, nella città lariana, il tenore Angelo Villari, applaudito a gennaio come Dick Johnson. Vocalità di tonnellaggio considerevole, ampia e sonora, di schietto colore mediterraneo, omogenea e corposa, il suo è un Enzo Grimaldo squillante, virile e vigoroso; stentorea ed efficace la romanza del secondo atto “Cielo! E mar!”. Già nota al pubblico comasco è Teresa Romano, interprete nelle scorse stagioni di Turandot e Santuzza; oggi canta la parte mezzosopranile di Laura Adorno, una corda sicuramente a lei più congeniale. La voce risuona voluminosa, ricca di armonici e scura, ben appoggiata nel registro medio-grave e salda in acuto; convincente la recitazione.
Assente da queste tavole dal Macbeth del 2019, il baritono Angelo Veccia delinea con espressività e insinuante eleganza un Barnaba cinico, algido e spietato, senza ricorrere a esasperati effetti veristi di dubbio gusto. Lo strumento risulta rotondo e di pregevole pasta chiara, morbido nell’emissione e facilmente espanso nella sala teatrale; lodevole il fraseggiare minuzioso e pregnante, ricco di accenti e inflessioni. Voce adeguatamente scura e tecnica solida, il basso sudcoreano Simon Lim impersona credibilmente un Alvise Badoero distaccato, aristocratico e autorevole. La Cieca di Agostina Smimmero si distingue per una vocalità copiosa e vellutata, di suadente tinta bronzea, e per l’immedesimazione nel personaggio, una madre tormentata e addolorata. Tra i comprimari, tutti corretti – con i relativi distinguo – , si segnalano lo Zuàne tonante e incisivo di Alessandro Abis, e l’Isèpo brillante e penetrante di Francesco Pittari. Funzionali, a tratti perfettibili, gli interventi del Coro della Fondazione Arena di Verona, guidato con mano sicura da Ulisse Trabacchin; puntuale e fresco il Coro di voci bianche A.LI.VE., diretto da Paolo Facincani.
Al termine, calorosi applausi e accoglienza entusiastica per i protagonisti da parte del pubblico presente in sala, invero non numeroso: peccato vedere così tanti posti vuoti nei palchi per un titolo mai eseguito prima d’ora al Sociale.
Teatro Sociale – Stagione 2022/23
LA GIOCONDA
Melodramma in quattro atti
Libretto di Arrigo Boito
Musica di Amilcare Ponchielli
La Gioconda Rebeka Lokar
Laura Adorno Teresa Romano
Enzo Grimaldo Angelo Villari
Barnaba Angelo Veccia
La Cieca Agostina Smimmero
Alvise Badoero Simon Lim
Isèpo Francesco Pittari
Zuàne Alessandro Abis
Un cantore Francesco Azzolini
Un pilota Maurizio Pantò
Un barnabotto Nicolò Rigano
Una voce Dario Righetti
Un’altra voce Jacopo Bianchini
Orchestra e coro della Fondazione Arena di Verona
Coro di voci bianche A.LI.VE.
Danzatrici del Balletto di Roma
Direttore Francesco Ommassini
Maestro del coro Ulisse Trabacchin
Maestro del Coro voci bianche Paolo Facincani
Regia e scene Filippo Tonon
Costumi Filippo Tonon e Carla Galleri
Luci Fiammetta Baldiserri
Coreografia Valerio Longo
Coproduzione Teatri di OperaLombardia,
Fondazione Arena di Verona, Teatro Sloveno di Maribor,
Teatro Massimo Bellini di Catania
Nuovo allestimento
Como, 13 novembre 2022