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Como, Teatro Sociale – La fanciulla del West

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Assente da ben sessantasette anni dalle tavole lariane (la sua ultima apparizione risale infatti al 1955, diretta da Oliviero De Fabritiis), va in scena al Teatro Sociale di Como, in chiusura della stagione lirica, una delle opere meno rappresentate del genio di Giacomo Puccini, un titolo kolossal forse tra i più innovatori e curiosi nel catalogo del Lucchese, che funge da spartiacque nella sua produzione: La fanciulla del West.

Lo spettacolo, una nuova coproduzione dei Teatri del circuito di OperaLombardia, si avvale della regia di Andrea Cigni, già noto al pubblico comasco (rammentiamo, perlomeno, la sua frizzante Figlia del reggimento del 2009, il solenne Ernani del 2012 o la Tosca cinematografica del 2018). Quella del regista toscano è una visione cruda e intensamente umana, antropologica e sociale, scevra di stereotipi folkloristici e oleografici: niente cowboys e pistoleri, dunque, niente golden West. L’attenzione di Cigni è tutta incentrata sul contesto nel quale si svolge la vicenda, la microsocietà fatta di “povera gente” (per citare Minnie), di minatori costretti a vivere una quotidianità fatta di fatica, disperazione, abbruttimento, estremismi, alienazione, solitudine. Scordiamoci, quindi, la California bozzettistica e manierata di metà Ottocento: la storia è riambientata in un luogo ipotetico degli Stati Uniti, ai giorni nostri, dove emergono con prepotenza i sentimenti e gli stati d’animo. Con questa interpretazione ben si sposano le spoglie scene di Dario Gessati (una grandiosa pedana girevole inclinata e con botole che, via via, funge da interno della taverna “Polka”, da capanna di Minnie e da radura della grande selva californiana, ravvivata di volta in volta da oggetti quali un letto, un tavolo o un incombente tronco d’albero sospeso in aria), i sobri costumi di taglio contemporaneo di Tommaso Lagattolla e le suggestive luci di Fiammetta Baldiserri. Grazie a una buona caratterizzazione dei personaggi, e a movimenti dei solisti e delle masse abbastanza fluenti e disinvolti, ne scaturisce uno spettacolo coinvolgente e privo di cali di tensione, snello ed essenziale; tra i momenti meglio riusciti, citiamo almeno il finale, con i due protagonisti che avanzano verso il proscenio, illuminati da fasci di luce bianca, pronti a iniziare questa loro nuova avventura insieme, mentre i minatori immersi nella penombra vengono abbandonati a loro stessi, al loro triste destino senza salvezza e redenzione.

Sul podio dell’Orchestra I Pomeriggi Musicali di Milano ritorna un pucciniano di razza apprezzato in tutto il mondo, Valerio Galli. Per l’occasione, per ottemperare ai distanziamenti in buca imposti dall’attuale situazione pandemica, viene adottata l’orchestrazione ridotta di Ettore Panizza, alleggerita e snellita rispetto all’originale pucciniano e, ovviamente, a suo tempo vagliata e approvata dal maestro di Lucca. Con gestualità chiara e armonica, Galli propende per una lettura asciutta e scattante, compatta e sostenuta, di forte impatto e potentemente drammatica; l’agogica è perlopiù tesa ed energica, il suono è rigoglioso e denso, in sparute occasioni soverchiante rispetto al palcoscenico. Una direzione, quella di Valerio Galli, icastica e vigorosa, intrisa di sonorità novecentesche e che non indulge mai, nei momenti di maggiore elegia (quali, per esempio, i duetti d’amore), in leziosaggini stucchevoli e zuccherose.

Rebeka Lokar nei panni di Minnie esibisce una vocalità tutto sommato di volume sufficiente, che ha il suo punto di forza in un registro medio tornito e luminoso; i gravi appaiono a tratti deboli, mentre gli acuti – soprattutto quelli estremi – risultano metallici e taglienti. Con un fraseggio invero non sempre espressivo, il soprano sloveno delinea con credibilità una fanciulla dolce e impacciata, in grado però all’occorrenza di estrarre gli artigli per difendere l’uomo da lei amato, senza mai scadere in truci effetti di stampo verista. Complessivamente buona la resa dell’aria “Laggiù nel Soledad” e dell’attesa partita a poker del II atto.
Accanto a lei, Angelo Villari è un Dick Johnson sfacciato ed eroico senza, però, essere enfatico o retorico. La voce, di caldo colore tenorile, risuona gagliarda, virile, ampia e ben proiettata nella sala teatrale, omogenea nell’emissione e sciolta nella salita al tonante registro acuto. Il fraseggiare è stentoreo, efficace e poco sfumato; la linea di canto è ben salda; convincente la recitazione. Villari risolve con pregnanza e possanza l’aria del III atto “Ch’ella mi creda libero e lontano”.
Presenza scenica autorevole, in possesso di uno strumento vocale pastoso e morbido, corposo e di bella tinta baritonale, Sergio Vitale impersona con intensità e incisività un Jack Rance rude e di polso, insensibile ma mai sanguigno. Si apprezzano la dovizia di accenti e inflessioni nel porgere la parola, nonché la tecnica ferrea e la pungente immedesimazione nel personaggio.
Andrea Concetti è un Ashby sonoro e autoritario, interpretativamente dinamico e sapido; il tenore Didier Pieri si ritaglia un successo personale come Nick grazie a una voce garbata e luminosa, emessa con naturalezza e priva di forzature. Bene assemblate le numerose parti di fianco: il sonante Sid e Billy Jackrabbit di Federico Cavarzan; l’elegante Sonora di Valdis Jansons; il musicale Trin di Antonio Mandrillo; Ramiro Maturana, Bello dalla vocalità scura e profonda; il puntuale Harry di Marco Miglietta; lo squillante Joe di Giuseppe Raimondo; il solido Larkens di Maurizio Lo Piccolo; i precisi Matteo Loi (Happy) e Alessandro Mundula (Un Postiglione); il solenne Jake Wallace di Christian Federici; la corretta Wowkle di Candida Guida; il José Castro di Marco Tomasoni, dalla voce rotonda. Vitali ed energici gli interventi del Coro OperaLombardia, sotto la direzione di Diego Maccagnola.
Al termine, calorosa accoglienza da parte del folto pubblico presente in teatro.

Teatro Sociale – Stagione 2021/22
LA FANCIULLA DEL WEST
Opera in tre atti
Libretto di Guelfo Civinini e Carlo Zangarini
Musica di Giacomo Puccini

Minnie Rebeka Lokar
Jack Rance Sergio Vitale
Dick Johnson Angelo Villari
Nick Didier Pieri
Ashby Andrea Concetti
Sonora Valdis Jansons
Trin Antonio Mandrillo
Sid/ Billy Jackrabbit Federico Cavarzan
Bello Ramiro Maturana
Harry Marco Miglietta
Joe Giuseppe Raimondo
Happy Matteo Loi
Larkens Maurizio Lo Piccolo
Wowkle Candida Guida
Jake Wallace Christian Federici
José Castro Marco Tomasoni
Un Postiglione Alessandro Mundula

Orchestra I Pomeriggi Musicali di Milano
Coro OperaLombardia
Direttore Valerio Galli
Maestro del coro Diego Maccagnola
Regia Andrea Cigni
Scene Dario Gessati
Costumi Tommaso Lagattolla
Luci Fiammetta Baldiserri
Assistente alla regia Luca Baracchini
Assistenti alle scene Maddalena Moretti, Stefano Pes
Assistente ai costumi Donato Didonna
Assistente alle luci Veronica Varesi Monti
Coproduzione Teatri di OperaLombardia
Nuovo allestimento

Como, 14 gennaio 2022

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