In principio ci fu Claudia Muzio, poi vennero Renata Tebaldi e Renata Scotto. Cecilia del sacerdote compositore Licinio Refice è oggi titolo desueto, ma è stata interpretata da alcune grandissime primedonne della storia operistica e a suo tempo, sino almeno alla morte dell’autore, ebbe una bella circuitazione sui palcoscenici, non solo in Italia. Va dunque dato merito al Teatro Lirico di Cagliari di aver avuto coraggio nel recuperare una partitura decisamente interessante, anche per il suo essere cartina di tornasole di un’epoca precisa della storia del Novecento, non solo musicale. Opera davvero bella, va detto, scritta e orchestrata con rara sapienza da un musicista colto, aggiornato sul fermento dei linguaggi che abitavano i primi decenni del “secolo breve”. Completata tra il 1922 e il 1924, Cecilia andò in scena solo nel 1934, con protagonista Claudia Muzio; ebbe poi centinaia di repliche negli anni immediatamente successivi, sino alla morte del compositore, nel 1954 a Rio de Janeiro, dove Refice si trovava proprio per dirigere la sua opera, con Renata Tebaldi quale protagonista.
Ascoltando Cecilia, considerata il capolavoro di Refice, si colgono chiaramente rimandi a Wagner, a Debussy, al Verismo, ma anche al Puccini più visionario di Fanciulla e Suor Angelica. Si apprezzano, oltre alla sapienza di scrittura, un gusto peculiare per la sensualità del suono orchestrale, accompagnato da uno slancio melodico che, se non ha l’abbrivio pucciniano, palpita di un’affettuosità del tutto singolare. Notevole per estensione e respiro la scrittura corale che, come intuibile, ha parte importantissima in quella che viene definita “Azione sacra”, una sorta di oratorio, ma che in realtà è un melodramma fatto e finito. Refice, ascritto dagli studiosi all’ambito della riforma ceciliana (tanto per restare in tema), visse in maniera alquanto tormentata il suo rapporto con il teatro musicale, per il quale aveva uno spiccato talento, che emerge anche nei tanti lavori squisitamente sacri. Un punto debole di Cecilia è certamente lo zuccheroso libretto di Emidio Mucci, scritto in uno stile dannunziano, per così dire, al ribasso. Per non parlare della trama, esile e statica. Tuttavia – e questo dal nostro punto di vista è un ulteriore motivo di interesse – il libretto permette anche di cogliere quale fosse l’approccio devozionale della Chiesa di quegli anni, improntato a uno stucchevole paternalismo distante anni luce dalla sensibilità contemporanea e certamente influenzato anche dal clima politico coevo. La vicenda è quella più mitica che reale della patrona dei musicisti, la martire cristiana Cecilia, vissuta nel III secolo e il cui corpo è conservato a Roma, nella stupenda basilica a lei dedicata a Trastevere. Ispirata alla Legenda aurea messa per iscritto nel XIII secolo dal domenicano Jacopo da Varazze, narra del martirio della nobile vergine che, sposa al patrizio Valeriano, porta anche lui alla conversione e alla morte per Cristo.
Pare che all’origine del fatto che Cecilia sia patrona dei musicisti ci sia un malinteso nel testo latino della messa a lei dedicata, quando l’allusione agli strumenti di tortura viene scambiata per un riferimento al suono di canti che avrebbero accompagnato il suo martirio. Ma, tant’è: da sempre, la santa viene raffigurata con strumenti musicali, anche in grandi capolavori della storia dell’arte. Si pensi solo alle tele di Raffaello, di Guercino o di Orazio Gentileschi. Immagini, peraltro, puntualmente evocate nell’allestimento cagliaritano, firmato, per quanto riguarda le scene, da Andrea Belli. Il regista Leo Muscato costruisce uno spettacolo di grande impatto e piacevolezza visiva, grazie anche alle suggestive luci di Alessandro Verazzi e ai video di Luca Attilii. La dimensione oratoriale del capolavoro di Refice viene così recuperata da una regia sobria, attenta ai movimenti delle masse corali, concentrata sui personaggi, vestiti con abiti eleganti da Margherita Baldoni, con costumi che rimandano a una romanità idealizzata da un raffinato gusto estetico. Sul palco va così in scena un’epica sacra ove la narrazione simbolica prevale sul realismo e il risultato è assolutamente convincente.
Nel complesso di alto livello la parte musicale, a cominciare dal ritratto che della protagonista fa il soprano Marta Mari: la voce scura e rotonda, omogenea in tutti i registri, sostenuta da un ammirevole appoggio, si piega con raffinata dolcezza alla scrittura di Refice. Il fraseggio è ricchissimo di sfumature, sempre vario e partecipe, senza mai essere lezioso e anzi restituisce con intelligenza la varietà di affetti che animano Cecilia. Al suo fianco il solido Valeriano di Mickael Spadaccini, dallo strumento ampio e stentoreo, mentre Leon Kim nel duplice ruolo di Tiburzio e Amachio si segnala per bellezza di voce e incisività di fraseggio. Pregevole la cieca di Giuseppina Piunti, come ottimi tutti gli altri personaggi: Elena Schirru, Angelo di Dio dalla voce preziosa, l’autorevole vescovo Urbano di Alessandro Spina e i bravissimi giovani Christian Collia (un liberto, un neofita) e Patrizio La Placa (uno schiavo). Molto bene ha fatto il coro istruito da Giovanni Andreoli, coro che, come detto, in questo lavoro ha una parte fondamentale.
Dal podio Giuseppe Grazioli mostra di amare questa partitura, della quale restituisce una lettura viva e vibrante, sottolineandone le moltissime finezze, sia quando scolpisce con solennità o enfasi i passaggi di ottoni e fiati, sia quando deliba la scrittura quasi cameristica di certe pagine. La tensione narrativa è costante, bella l’attenzione al canto, sicura la gestione delle masse corali.
Teatro Lirico di Cagliari – Stagione 2022
CECILIA
Azione sacra in tre episodi e quattro quadri
Libretto di Emidio Mucci
Musica di Licinio Refice
Cecilia Marta Mari
L’Angelo di Dio Elena Schirru
Valeriano Mickael Spadaccini
Tiburzio / Amachio Leon Kim
La vecchia cieca Giuseppina Piunti
Il vescovo Urbano Alessandro Spina
Un liberto Christian Collia
Uno schiavo Patrizio La Placa
Orchestra e coro del Teatro Lirico di Cagliari
Direttore Giuseppe Grazioli
Maestro del coro Giovanni Andreoli
Regia Leo Muscato
Scene Andrea Belli
Costumi Margherita Baldoni
Luci Alessandro Verazzi
Video Luca Attilii
Nuovo allestimento del Teatro Lirico di Cagliari
Prima esecuzione in Italia in tempi moderni
Cagliari, 29 gennaio 2022