L’edizione 2022 del Bolzano Festival Bozen porta avanti la consueta suddivisione dei propri eventi in alcune macroaree che ben delineano le plurime anime della manifestazione. Si affiancano infatti ben cinque sezioni importanti: da un lato vi sono i concerti orchestrali con compagini illustri cui si abbinano le pregevoli esecuzioni della Gustav Mahler Academy, che ha da sempre un occhio di riguardo per i giovani, dall’altro Antiqua, Busoni Piano Festival e BFB Plus. Queste ultime tre parti offrono uno spaccato esaustivo dei molteplici interessi che caratterizzano il festival bolzanino, da sempre curioso e aperto alle proposte più disparate. Da fine luglio a inizio settembre si susseguono gli eventi che portano nel capoluogo altoatesino esecutori illustri e artisti emergenti, tutti uniti nel nome della musica e della scoperta di repertori e generi.
Nel novero dei vari eventi memorabili rientrano senza dubbio le serate orchestrali: a Bolzano, oltre alla Mahler Academy Orchestra che costituisce un fondamentale passaggio formativo per i giovani talenti, si radunano altre tre importanti compagini di respiro internazionale, l’Orchestra Haydn Orchester, l’European Union Youth Orchestra e la Gustav Mahler Jugendorchester. Quest’ultima, in particolare, occupa due date consecutive più o meno al centro del festival. Il 22 e il 23 di agosto il palcoscenico del Teatro Comunale di Bolzano accoglie la compagine che, secondo la programmazione iniziale, avrebbe dovuto essere guidata dal veterano Herbert Blomstedt. Il direttore svedese, campione della tradizione musicale mitteleuropea, a seguito delle conseguenze di una caduta ha dovuto rinunciare al tour che oltre a Bolzano prevede soste in alcune delle più note città europee, basti citare Amsterdam, Salisburgo, Dresda, Trieste e Firenze. Al suo posto è arrivato un altro grande e prestigioso artista: si tratta di Jukka-Pekka Saraste che, con pochissimo preavviso, ha accettato di guidare la Gustav Mahler Jugendorchester negli stessi programmi predisposti da Blomstedt. Una sostituzione che dunque porta per la prima volta Saraste a Bolzano e più in generale assicura una sua presenza in Italia, dove raramente appare nei cartelloni sinfonici. Già direttore principale della WDR Sinfonieorchester e della Oslo Philharmonic, attualmente Saraste si accinge a ricoprire lo stesso ruolo presso la Helsinki Philharmonic. La versatilità del direttore finlandese, già impegnato sul podio di molte delle compagini più note al mondo, coglie i frutti migliori nell’interazione col repertorio tardo ottocentesco e primo novecentesco, senza nulla togliere alle letture dei grandi capolavori romantici. I programmi predisposti da Blomstedt sono perfettamente congeniali a Saraste che eredita una serie di capolavori appartenenti al suo ricco catalogo esecutivo.
La prima serata è interamente occupata da una pietra miliare del repertorio ottocentesco, la Sinfonia n. 7 in Mi maggiore WAB 107 di Anton Bruckner. Primo vero successo in vita dell’autore austriaco, la settima sinfonia contiene tutte le peculiarità precipue del linguaggio bruckneriano: l’incontrastato amore per Richard Wagner irrora l’intera partitura che beneficia di un felice connubio di ispirazione e abilità tecnica. L’elemento spirituale, sempre perfettamente sorretto dall’organicità strutturale, dalla solidità formale e dalla fantasia melodica, costituisce una delle caratteristiche più rilevanti dell’arte bruckneriana che rivela più di qualche debito con gli autori del primo Ottocento, uno tra i tanti Franz Schubert. Saraste ne offre una lettura vibrante, fatta di cesello accurato e di intensa vitalità ritmica. Il direttore esibisce la sua attenta frequentazione dell’ampio repertorio tardo ottocentesco e tradisce una certa predilezione per quella particolare epoca musicale. L’orchestra risponde in maniera solerte, con la tipica curiosità dettata dalla giovane età dei componenti che qui e là lascia trasparire qualche sentore della tensione al cospetto di un monumento musicale capace di suscitare disagio anche ai fuoriclasse. Bruckner evidenzia con incisività le caratteristiche precipue delle varie sezioni orchestrali, ne sonda con lucido acume tutte le potenzialità: di fronte a questa complessa prova la Gustav Mahler Jugendorchester esce a testa alta, mostrando una volta di più l’encomiabile lavoro svolto negli anni con le nuove generazioni di musicisti.
È tuttavia la sera seguente a rivelare tutte le potenzialità dell’orchestra giovanile e del suo direttore: il confronto con Jean Sibelius sottolinea tutta l’arte e la perizia esecutiva della compagine. Nel confronto con la Sinfonia n. 2 in Re maggiore Op. 43 si evincono tecnica e musicalità di Saraste: il direttore ha maturato una precisa lettura della partitura e procede spedito e senza timori nel sondare il linguaggio di Sibelius. L’interpretazione, interamente mnemonica, sembra sprigionarsi sicura e matura dalle sue mani e trasmettersi, senza intermediari, ai giovani dell’orchestra che eseguono la partitura con una tale disinvoltura da rendere evidente la totale fiducia instaurata con la loro guida. Si è al di fronte a una di quelle rare occasioni in cui si amalgamano inscindibilmente purezza formale e sollecitazione sensoriale. È tale infatti la fusione d’intenti da assicurare una prestazione di alto livello in cui al gesto, allo sguardo, all’espressione del direttore si abbina la risposta precisa, unitaria e affiatata, anche a livello emozionale, della compagine orchestrale. La sinfonia, composta durante un viaggio in Italia nel 1901, contiene tutte le peculiarità del linguaggio di Sibelius e racchiude nei tradizionali quattro movimenti il debito strutturale al sinfonismo ottocentesco e il forte interesse nei confronti della tradizione musicale autoctona della Finlandia. Il portato formale, espressivo e musicale della partitura è del tutto congeniale alle forze in campo a Bolzano e la resa complessiva fa breccia nel pubblico che reagisce tributando un successo travolgente agli esecutori. Nella prima parte della serata, la Sinfonia n. 3 in Re maggiore D 200 di Franz Schubert funge da confronto introduttivo a Sibelius. La delicatezza del lavoro, concepito nel 1815, epoca di effervescente transizione, sembra cogliere appieno gli elementi caratteristici della cultura classica e del nuovo stile romantico. La precisa scansione musicale della sinfonia, la sua struttura debitrice agli stilemi tardo settecenteschi e primo ottocenteschi contribuiscono a risaltare ulteriormente i collegamenti, già menzionati, all’opera di Sibelius. Anche al cospetto di Schubert, orchestra e direttore offrono una prova della loro accuratezza e, in particolar modo, della perfetta intesa finalizzata a un’esecuzione precisa e vibrante. Il successo di entrambe le serate suggella la qualità ben nota del Bolzano Festival Bozen che anno dopo anno rinnova le proprie collaborazioni con le grandi compagini internazionali, sempre con un occhio di riguardo ai giovani e alle loro esigenze di apprendimento e perfezionamento.
Bolzano Festival Bozen 2022
Anton Bruckner
Sinfonia n. 7 in Mi maggiore WAB 107
Franz Schubert
Sinfonia n. 3 in Re maggiore D 200
Jean Sibelius
Sinfonia n. 2 in Re maggiore Op. 43
Gustav Mahler Jugendorchester
Jukka-Pekka Saraste, direttore
Bolzano, Teatro Comunale, 22 e 23 agosto 2022