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Bergamo, Donizetti Opera 2022 – L’aio nell’imbarazzo

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Donizetti ti porta nel futuro. Con una delle sue ormai tipiche “alzate di genio”, il regista Francesco Micheli, vulcanico direttore artistico del Festival che Bergamo dedica al suo illustre figlio, proietta nel 2042 la vicenda de L’aio nell’imbarazzo, primo grande successo comico del compositore. E lo fa immaginando un mondo ancor più iperconnesso di oggi, caratterizzato dalla onnipotenza di un inedito social network demiurgo, @facegram, spazio dove vivere una seconda vita grazie agli avatar che ciascuno ha. Non solo, anche luogo virtuale dove ci si imbatte in un continuo giudizio su vestiti, alberghi o servizi, ma soprattutto sulle persone: un enorme Tripadvisor che valuta quanto sei affidabile o simpatico e ti premia o ti punisce di conseguenza.

Un mondo perfetto per il marchese don Giulio Antiquati, il protagonista del delizioso capolavoro donizettiano che, forse perché deluso dalla vita e dall’amore, pretende di tenere completamente isolati dal mondo i suoi due figli, la cui istruzione demanda all’aio del titolo (ovvero un erudito e divertito precettore). Quel don Gregorio che nella visione di Micheli – e del dramaturg Alberto Mattioli – è semplicemente “Greg”, un moderno influecer, guru del digitale e inventore di @facegram, che ovviamente opera rigorosamente a distanza, così come virtuali si svolgono le vite dei due giovani figli di don Giulio, Enrico e Pippetto. Peccato che la vita vera, quella fatta della concretezza del toccarsi e vedersi dal vivo, prenda sempre e comunque il sopravvento. Così accade che Enrico conosca su un social la bella e volitiva Gilda Tallemanni, della quale non solo si innamora corrisposto, ma che sposa segretamente e dalla quale ha pure un figlio (il simpatico Bernardino, che compare in scena sia neonato che bimbo). Inutile dire che, dopo l’iniziale rigidità di don Giulio, incredulo di ritrovarsi suocero e addirittura nonno a sua insaputa, la vicenda si chiude con l’immancabile lieto fine.

L’arguto libretto di Jacopo Ferretti – una satira dell’ambiente asfittico dell’aristocrazia della Restaurazione – trova così gustosa e coerente restituzione in uno spettacolo frizzante, vivacissimo, divertente, perfettamente in linea con l’ironia che pervade la trama. Micheli muove con consumata maestria gli interpreti, entro uno spazio scenico pulito e minimalista (opera di Mauro Tinti), in contrappunto con una grafica pop, vistosa, coloratissima affidata all’immaginifico video concept di Studio Temp (con le animazioni di Emanuele Kabu) e al Lighting design di Peter van Praet. Non sono da meno nel comporre il felice mosaico i costumi di Giada Masi, con linee che, in questo distopico futuro, denunciano l’ancor più forte influenza dell’oriente sulle abitudini di vita occidentali.

L’edizione critica presentata a Bergamo, curata da Maria Chiara Bertieri, si rifà alla prima assoluta del lavoro donizettiano, andato in scena a Roma nel 1824 e si presenta molto diversa da quelle ascoltate fino a oggi. Che spesso erano il risultato di una sorta di contaminazione tra questa versione e quella approntata nel 1826 dal compositore per Napoli, col nuovo titolo Don Gregorio. In particolare, è il personaggio di don Giulio a uscirne con inedito rilievo, grazie anche al fatto di avere un’aria in più (non dimentichiamo che il ruolo fu scritto per il celebre basso baritono Antonio Tamburini). La musica, seppur di chiara impronta rossiniana, presenta una nota di originalità non solo nella facile vena melodica, ma soprattutto nello scolpire i caratteri, sottraendoli allo stereotipo di tanta commedia di matrice settecentesca per consegnarli a una più vibrante umanità.

Va dato merito al giovane direttore Vincenzo Milletarì, alla guida di una ottima Orchestra Donizetti Opera, di aver pienamente restituito il tono brillante della partitura, valorizzando pure l’involo melodico nel canto. La chiarezza della lettura di Milletarì si è dispiegata nel lucido nitore dello strumentale, nella pregevole varietà dei piani sonori, nella cura delle dinamiche, nella precisione del disegno ritmico e in un fraseggio duttile. Un Donizetti classicheggiante nell’approccio, più orientato a Meyerbeer e alla scuola viennese che non alla poetica degli affetti di derivazione napoletana.

Sul palco, hanno brillato anzitutto i due protagonisti maschili. Alessandro Corbelli – che peraltro cantò nella prima ripresa moderna dell’opera, a Torino nel 1984 – è un don Giulio perfetto per credibilità e presenza scenica. La voce è quella di sempre e se l’emissione accusa talvolta qualche lieve incertezza, l’intelligenza dell’interprete ne fa veicolo di forza espressiva. L’attenzione alla parola lo accomuna ad Alex Espositogenius loci del quale non smetteremo mai di lodare la strepitosa presenza scenica. Il suo don Gregorio – anzi, Greg – è semplicemente irresistibile e vanta pure uno strumento di cavata ampia e morbida, nonché di pregevole colore scuro. Gli altri interpreti sono i giovani della Bottega Donizetti, laboratorio vocal teatrale condotto dallo stesso Esposito. Marilena Ruta è una Gilda Tallemanni convincente, con una voce di bella consistenza, sufficientemente a fuoco sia nello slancio lirico che nel virtuosismo. Francesco Lucii è un Enrico dal fresco timbro tenorile e dalla disinvolta presenza scenica, così come piace il vivace Pippetto di Lorenzo Martelli. Completano il cast la spigliata Caterina Dellaere (Leonarda) e Lorenzo Liberali (Simone). Il giovanissimo Vittorio Giuseppe Degiacomi è un divertito Bernardino. Il coro Donizetti Opera, istruito da Claudio Fenoglio, si disimpegna con onore.

Donizetti Opera 2022
L’AIO NELL’IMBARAZZO
Melodramma giocoso
in due atti a sette voci 
di Jacopo Ferretti
Musica di Gaetano Donizetti
Edizione critica a cura di Maria Chiara Bertieri
 Fondazione Teatro Donizetti

Il marchese Giulio Antiquati Alessandro Corbelli
  Gregorio Cordebono Alex Esposito
e con gli Allievi della Bottega Donizetti
Il marchese Enrico Francesco Lucii
Madama Gilda Tallemanni Marilena Ruta
Il marchese Pippetto Lorenzo Martelli
Leonarda Caterina Dellaere
Simone / Bastiano Lorenzo Liberali

Orchestra Donizetti Opera
Direttore Vincenzo Milletarì
Maestro al fortepiano Hana Lee
Coro Donizetti Opera
Maestro del coro Claudio Fenoglio
Regia Francesco Micheli
Scene Mauro Tinti
Costumi Giada Masi
Lighting design Peter van Praet
Video Studio Temp
Animazione Emanuele Kabu
Drammaturgo Alberto Mattioli

Nuovo allestimento della Fondazione Teatro Donizetti
Bergamo, Teatro Donizetti, 26 novembre 2022

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