Esistono spettacoli perfetti? A volte viene voglia di dire di sì. Quando il senso di un lavoro esce letteralmente dal proprio tempo per diventare contemporaneo. Quando il palcoscenico diventa il luogo di un nuovo incontro tra cantanti e orchestra, quando non si ha il timore di riscrivere le regole perché sotto c’è un dominio e un rispetto assoluto della musica. L’altra grande lezione è che non servono barocchismi o effetti zeffirelliani in scena. Bastano corpi che agiscono, pochi elementi essenziali e funzionali e un ritmo dato dalla straordinarietà degli interpreti.
Quello proposto al Teatro Olimpico di Vicenza dalla Iván Fischer Opera Company nel festival curato dalla Società del Quartetto di Vicenza è uno spettacolo fresco, bello, appagante sia sotto il profilo musicale sia sotto l’aspetto teatrale. È un’idea di teatro come atto completo, che sa essere rito ma anche evasione. Un’orchestra che suona (spesso a memoria), che diventa massa artistica in scena con coreografie e movimenti. Un’idea sulla carta rischiosa diventata invece perfettamente funzionale al titolo. Grande prestazione della Budapest Festival Orchestra su strumenti originali con una continuità quasi liquida tra recitativi garantita dalla solida mano di Iván Fischer.
La compagnia di canto raggruppa alcuni tra i divi dell’opera barocca. Straordinariamente brava e sensuale è Jeanine de Bique nel ruolo di Poppea. Una vocalità rotonda e generosa, una perfetta pronuncia e quel cotè di seduzione che fanno il personaggio. De Bique regala con il Nerone di Valer Sabadus un “Pur ti miro” col giusto tasso di testosterone. Luciana Mancini disegna un’Ottavia fiera e dolente, centratissima nel medium con qualche acuto un po’ spigoloso. Riuscitissima la caratterizzazione del doppio ruolo di Arnalta e soprattutto la Nutrice di Stuart Patterson: caricaturale al giusto, con un dominio perfetto della palette vocale e un istrionismo che hanno regalato un’autentica ovazione da parte del pubblico.
Per i ruoli di Nerone e Ottone la scelta è caduta su Valer Sabadus e Reginald Mobley: sono degli specialisti, esibiscono un controllo del dettato monteverdiano da manuale. Pagando forse, in relazione ai personaggi femminili qualcosa in termini di equilibrio vocale. Sabadus ha una voce estesissima, che affronta con sicurezza la tessitura e le colorature. Si attenderebbe forse un suono più presente da Nerone, un timbro che suggerisca anche l’autorità oltre all’eccesso. Discorso simile per Ottone. Mobley è autorevole esponente della Monteverdi Renaissance che tuttavia nei momenti solistici (“Eppur io torno qui”) farebbe desiderare, quantomeno all’orecchio italiano, un suono maggiormente strutturato. Núria Rial è una Drusilla meravigliosa: il suono immacolato, il volume raggiante la rendono perfetta nel ruolo.
Applausi calorosi e meritatissimi per il Seneca esploratore coloniale di Gianluca Buratto. Nell’Olimpico in un silenzio carico di emozione risuona una gran bella voce di basso cantante, squillante, rotonda, uniforme. Perfetti anche Thomas Walker, Francisco Fernandez-Rueda, Peter Harvey che completano un cast ideale. Una menzione per Silvia Frigato, che si fa apprezzare quale Fortuna e Venere. Per ultima la straordinaria prova quale Amore di Jacob Gebbert, giovane cantore della Chorakademie Dortmund che ha saputo far fronte all’onere di un ruolo così essenziale con la preparazione, il rigore della scuola da cui proviene e con un po’ di giusta incoscienza dovuta all’età. Perchè Amore non è un soprano adulto ma, parafrasando Da Ponte, “un ladroncello” un po’ teppista un po’ scompaginatore.
Vicenza Opera Festival 2021
L’INCORONAZIONE DI POPPEA
Dramma per musica di Claudio Monteverdi
Libretto Francesco Busenello
Poppea Jeanine de Bique
Nerone Valer Sabadus
Ottone Reginald Mobley
Drusilla Núria Real
Ottavia / La Virtú Luciana Mancini
Arnalta /La nutrice Stuart Patterson
Seneca Gianluca Burrato
Un soldato/ Lucano/ Un familiare/ Un console Thomas Walker
Un soldato/ Un liberto/ Un familiare/ Un console Francesco Fernández-Rueda
Un famigliare/ Un littore/ Un tribuno Peter Harvey
La Fortuna/ Una damigella/ Venere Silvia Frigato
Un valletto/ Amore Jakob Geppert, cantore del Chorakademie Dortmund
Budapest Festival Orchestra su strumenti d’epoca
Direttore Iván Fischer
Regia Iván Fischer e Marco Gandini
Scene Andrea Tocchio
Costumi Anna Biagiotti
Luci Tamás Bányai
Una produzione della Ivàn Fisher Opera Company,
già una coproduzione tra il Palazzo delle Arti di Budapest,
Vicenza Opera Festival, Grand Theatre de Genève
Vicenza, 31 ottobre 2021