“A Difesa della Cultura”. Questo lo slogan scelto dal Regio Opera Festival, pronto a ospitare per l’intera estate titoli operistici nel vasto e splendido Cortile di Palazzo Arsenale, sede del Comando per la Formazione e Scuola di Applicazione dell’Esercito. Per “difendere” la cultura scendono quindi in campo anche le forze militari, che riconoscendo il valore sociale e culturale dell’iniziativa offrono una delle loro sedi torinesi più rappresentative alle attività en plein air del Teatro Regio, nel frattempo chiuso per i tanto attesi lavori di ristrutturazione del palcoscenico. Complice l’estate e gli spazi all’aperto, favorevoli in tempi di pandemia per dare maggiori garanzie di sicurezza, il Regio finalmente ingrana la marcia della ripresa e ritrova lo spirito di ottimismo con una programmazione assai ben articolata in appuntamenti spalmati sull’intera estate, pure nel mese di agosto, fino alle fine di settembre, quasi col desiderio di recuperare il tempo perduto nei silenzi della pandemia.
Rosanna Purchia, commissario straordinario che in questi mesi ha messo in opera la strategia di risanamento del Teatro, e Sebastian F. Schwarz, direttore artistico, varano in tutta fretta un programma che è una piccola stagione di sei appuntamenti operistici, ai quali si aggiungono concerti e titoli in formato pocket-opera per bambini. La saggia scelta di prezzi molto contenuti ha avvantaggiato l’afflusso di pubblico al titolo inaugurale stesso, L’elisir d’amore di Donizetti, che nasce nel segno della solidarietà, con una prova generale, il 13 giugno, il cui incasso è stato devoluto a “Il Giardino del Sole”, progetto destinato ai piccoli ricoverati presso l’Ospedale Infantile Regina Margherita di Torino e alle loro famiglie, e una prima, del 15 giugno, dedicata al personale medico e sanitario impegnato tuttora nella lotta contro il Covid-19.
Per questo Elisir d’amore il Regio rimodula per uno spazio all’aperto lo spettacolo ben conosciuto sulle scene del Regio, già registrato e trasmesso in streaming con il medesimo cast vocale del quale si era riferito su queste stesse colonne nel mese di aprile (qui la recensione), quando il Regio era ancora chiuso al pubblico. È l’Elisir “agreste” in stile anni Cinquanta con la regia animatissima di Fabio Sparvoli, le scene di Saverio Santoliquido e i costumi dai colori squillanti di Alessandra Torella; pare uscito da una commedia cinematografica sentimentale italiana sul modello di Pane, amore e fantasia. Lo spettacolo è fresco, naïve, forse talvolta un tantino scontato (l’impianto è pressoché fisso, con la casetta rossa dotata di terrazzino con vista su una montagnola coltivata che nel secondo atto gira su se stessa quasi ribaltandosi specularmente), eppure funziona per la scorrevolezza mostrata nel dipanare la narrazione, sempre dinamica e con quella punta di immacolato patetismo che colora le pagine in cui l’opera trova la sua dimensione di abbandono, di tenerezza affettuosa nella quale l’opera buffa mostra, grazie a Donizetti, la via del rinnovamento. Visto all’aperto l’allestimento patisce un po’, soprattutto al momento dell’ingresso di Dulcamara da un lato della scena, non più in macchina ma su un camioncino Ape, senza destare l’effetto che faceva in teatro. Peccato poi che la scena sacrifichi il bel fondale azzurro, perché la visione di archi e vetrate del palazzo dell’Arsenale sullo sfondo poco o nulla hanno a che vedere con l’atmosfera contadina. Inoltre il coro indossa e canta ancora con le mascherine, delle quali sembra proprio, anche all’aperto, non si possa per ora fare a meno, troppo evidenti in un contesto visivo che vive di colori luminosi e vivaci.
Il cast, come detto, è il medesimo della versione vista due mesi or sono sul sito del teatro. Dal vivo non si può che confermare le buona impressione già suscitata dall’ascolto online, ma una sorpresa c’è, e viene da Matteo Beltrami, per la prima volta sul podio dell’Orchestra del Regio. Ottimo conoscitore di questo repertorio, il maestro regala una direzione in punta di bacchetta; ottiene dai cantanti il meglio e li sostiene sempre con un respiro delicato e soffice. L’amplificazione, necessaria nel contesto di un cortile così vasto, seppure controllata, ovatta il suono a dismisura, non al punto da guastare gli equilibri controllatissimi quando al brio si sostituisce la grazia del sentimento. Beltrami ben lo evidenzia in “Adina, credimi” e nella “Furtiva lagrima”, ottenendo dall’orchestra un suono felpato, morbido e languoroso nel legato, ideale per fare della sua direzione un riferimento musicale certo per stile e teatralità imbevuta di varietà espressiva scorrevole e fluida, accarezzando il suono anche quando i tempi si fanno stretti e vorticosi negli ensemble, come nel finale del primo atto. Ritmo febbrile e disincantato patetismo diventano dunque un tutt’uno e contribuiscono alla miglior resa possibile in un contesto ambientale certo non facile, per quanto suggestivo.
L’emissione gentile oltre che morbida e la presenza scenica affettuosa del biondo Nemorino di Bogdan Volkov sono la conferma delle qualità di questo giovane tenore russo che canta con stile e delicati attacchi a mezzavoce che lo impongono in un “Adina, credimi” intonato con gentilezza, bei suoni legati e sfumati. Anche “Una furtiva lagrima” lo vede emergere per la linea di canto accurata, addirittura sognante nella cadenza dove sfoggia una bella messa di voce, delicata e vaporosa, in linea con la caratterizzazione che viene data a un Nemorino di buon cuore, dai tratti amabilmente amorosi. Anche Mariangela Sicilia centra il personaggio, mostrandosi Adina di schietta franchezza, dalle screziature liriche capaci di mettersi in bella luce nel racconto della regina Isotta. Non è una virtuosa spericolata, quindi prudente nelle figurazioni virtuosistiche, ma al momento di intonare “Chiedi all’aura lusinghiera” e “Prendi, per me sei libero” il canto appare pulito e ben controllato, soprattutto pronto a donare al ruolo uno spessore lirico affrancato da ogni scontata e frivola concessione soubrettistica in virtù della progressiva presa di coscienza del sentimento d’amore.
Marco Filippo Romano è un Dulcamara spontaneo, astuto ma simpatico, mai cialtrone. Sembra che creda quasi negli effetti del vino spacciato per elisir col quale tenta di darla a bere ai villeggianti, vendendo illusioni d’amore e salute miracolosa per tutti. Un imbonitore imbevuto di allegria e buon umore, vocalmente gestito con quella maestria nel canto sillabico che fa di lui un cantante ormai degno di entrare nella rosa dei “buffi” più accreditati dei nostri tempi, quelli che hanno imparato a non spingere mai troppo la mano sul facile effetto comico e alla teatralità tutta esteriore antepongono il segno della misura nell’articolazione della parola in senso musicale, dove ogni gesto ha una sua ragion d’essere rapportata al carattere del personaggio. In streaming mi era sembrato più guardingo, dal vivo la personalità del suo canto, arrotato sulla parola, e del suo modo di concepire la parte appaiono vincenti. Così sembra anche per il Belcore di Giorgio Caoduro, che in divisa militare da maresciallo dei carabinieri, impettito e aitante, di narcisismo un po’ burattinesco come lo vuole la regia, ottiene l’effetto giusto in una cavatina d’ingresso cantata con mirabile generosità di mezzi vocali, decisamente più a fuoco rispetto alla precedente prova offerta nella stessa parte, qui riscattata da un canto nel quale Caoduro ritrova la sua forma vocale migliore. Davvero un Belcore di gran lusso.
Completa il cast la brava Giannetta di Ashley Milanese e il mimo Mario Brancaccio come assistente del Dottor Dulcamara.
Serata affollatissima e pubblico delle grandi occasioni, finalmente ritrovato dopo tanti mesi. Ancora due repliche, il 18 e 20 giugno, poi dal 3 luglio toccherà a Madama Butterfly; nel cuore di agosto a Pagliacci e a settembre a Il barbiere di Siviglia con un cast di giovani per nulla scontato, anzi assai interessante.
Torino, Regio Opera Festival
L’ELISIR D’AMORE
Melodramma giocoso in due atti su libretto di Felice Romani
da Le Philtre di Eugène Scribe
Musica di Gaetano Donizetti
Adina Mariangela Sicilia
Nemorino Bogdan Volkov
Il dottor Dulcamara Marco Filippo Romano
Belcore Giorgio Caoduro
Giannetta Ashley Milanese
L’assistente del dottor Dulcamara (mimo) Mario Brancaccio
Orchestra e Coro Teatro Regio Torino
Direttore Matteo Beltrami
Maestro del coro Andrea Secchi
Maestro al fortepiano Luca Brancaleon
Regia Fabio Sparvoli
Scene Saverio Santoliquido
Costumi Alessandra Torella
Luci Andrea Anfossi
Assistente alla regia Anna Maria Bruzzese
Allestimento Teatro Regio Torino
Torino, Cortile di Palazzo Arsenale, 15 giugno 2021