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Torino, Auditorium Rai – La vita nuova di Ermanno Wolf-Ferrari

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Fra i tanti appuntamenti delle iniziative del Regio Metropolitano, che fra opera, concerti, balletti e mostre svolge la funzione di accompagnare l’attività del teatro d’opera torinese alla già annunciata riapertura a febbraio 2022 con La bohème di Puccini, spicca la cantica La vita nuova su parole di Dante per baritono, soprano, coro, orchestra e pianoforte di Ermanno Wolf-Ferrari, proposta all’Auditorium Rai “Arturo Toscanini” di Torino. Il Regio l’ha programmata in occasione dell’anno dedicato a Dante nel settecentesimo anniversario della sua morte. Numerosissimo il pubblico presente in sala, finalmente senza limitazioni di capienza, catturato dalla magnificenza di questa composizione; successo a dir poco trionfale al termine del poco meno di un’ora e mezza di durata della serata, con numerose chiamate per gli interpreti e addirittura un’inaspettata standing ovation finale.

Questa esecuzione ha avuto il valore aggiunto di accompagnare gli interventi cantati, tratti dai testi poetici danteschi, con sezioni recitate accuratamente scelte da Sebastian Schwarz, direttore artistico del Regio, da La vita nuova di Dante, declamate con classe dal noto attore Alessandro Preziosi. Per il pubblico la sorpresa è stata quella di trovarsi dinanzi a una partitura di altissimo valore musicale, fra le più riuscite di un compositore che la diresse lui stesso, allora ventisettenne, per la prima volta alla Tonhalle di Monaco di Baviera nel 1903.

Si tratta di una musica che risente dello stile musicale di Lorenzo Perosi. Chi scrive ha avuto modo di assistere il 27 ottobre a Tortona, nell’ambito del Perosi Festival 2021, a una esecuzione del Transitus Animae con il mezzosoprano Anna Maria Chiuri, intensa solista nei panni dell’Anima. Dopo aver ammirato il magnifico oratorio di Perosi, che accosta la polifonia classica investendola di un misticismo imbevuto di respiro melodico dai tratti espressivi tutti italiani, il parallelo musicale con Wolf-Ferrari, avvicinatosi a un testo che è approdo estremo del dolce Stilnovo, dell’amore idealizzato e di una vicenda umana riferita all’amore spirituale che Dante ebbe per Beatrice, appare quasi naturale.
La cantata, suddivisa in due sezioni con un intermezzo che le separa, alterna ricami strumentali dai tratti quasi eterei, avvolti in una raffinata ed evanescente dimensione cameristica che permette ad alcuni strumenti solistici di emergere (come arpa, flauti e pianoforte), ad una massa orchestrale che sa essere anche assai imponente. E quando nel finale si assiste alla trasfigurazione di Beatrice, donna angelicata che ascende in cielo su un sottofondo corale paradisiaco, si comprende come questa musica riveli una sapienza che coniuga due aspetti essenziali per piacere e far presa sul pubblico: l’emozione mistica non aliena da quello slancio teatrale che attraversa alcune pagine siglandone l’immediata comunicativa.

Non è una composizione certo facile e richiede una massa orchestrale e corale assai importante, alla quale si aggiungono due solisti: un baritono che impersona Dante, predominante nell’economia della cantata, e un soprano per il più contenuto compito affidato a Beatrice.
Orchestra e Coro del Teatro Regio, quest’ultimo diretto da Andrea Secchi (dislocato nella seconda galleria in modo da creare nella sala un suggestivo effetto stereofonico), mentre quello delle voci bianche da Claudio Fenoglio, hanno avuto nella bacchetta Donato Renzetti il punto di forza di una indimenticabile serata concertistica. Nel dar appunto vita all’aura quasi mistica che avvolge i versi danteschi, con quel senso di amore puro e celestiale che li caratterizza, l’ispirata direzione di Renzetti non si compiace di sonorità svaporate; valorizza colori, timbri strumentali, dinamiche espressive e, nella cantabilità di questa musica sempre in bilico fra richiami al cielo e riferimenti all’amore come espressione di un’estasi priva di legami con la carnalità, ricerca abbandoni malinconici e riferimenti alla beatitudine divina caricandoli d’intensità nell’evocare l’amore di Dante per la sua donna ideale. Della sua concertazione ha colpito la compatta resa musicale ed il largo respiro donato ad arcate melodiche dense di suono, eppure raccolte in una pudica espressione musicale tendente alla rarefazione espressiva.

Lo stesso Vittorio Prato, baritono sensibile e musicalissimo, raccoglie l’emissione e canta sempre con eleganza, consapevole di come l’enfasi di certe pagine lo potrebbe portare a rovinare quella composta dignità che invece il suo canto dona con sensibilità e garbo alla poetica figura di Dante, preso d’amore per la sua donna ideale e musa ispiratrice. Bastano poi le poche frasi iniziali del Prologo, “Io mi son pargoletta bella e nuova”, per mettere in mostra il denso lirismo di Angela Nisi nella assai più breve parte di Beatrice.
Del successo finale si è detto, forse inaspettato da parte di un pubblico che si fatto coinvolgere da una partitura rivelatasi un vero capolavoro.

Stagione Regio Metropolitano 2021
LA VITA NUOVA
Cantica su parole di Dante
per baritono, soprano, coro, orchestra, organo e pianoforte op. 9
Interventi recitati tratti da “La vita nuova” di Dante Alighieri
a cura di Sebastian Schwarz
Musica di Ermanno Wolf-Ferrari

Voce recitante Alessandro Preziosi
Baritono Vittorio Prato
Soprano Angela Nisi

Orchestra e Coro Teatro Regio Torino
Direttore Donato Renzetti
Maestro del Coro Andrea Secchi
Maestro del Coro di voci bianche Claudio Fenoglio
In occasione dell’Anno di Dante

Torino, Auditorium Rai “Arturo Toscanini”, 29 ottobre 2021

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