Lo scorso 24 luglio Padova Urbs Picta è diventata patrimonio Unesco: i manifesti per acclamare gli affreschi trecenteschi di Giotto e dell’epoca della Signoria Carrarese tappezzano una città in festa. In questa cornice di orgoglio patavino, al Teatro Comunale Giuseppe Verdi si è inaugurata la Stagione Lirica di Padova 2021. Il primo appuntamento è andato in scena ieri sera, venerdì 6 agosto, con un “affresco in musica” volto a celebrare l’opera italiana dell’Ottocento (più una parentesi francese). Un Gala lirico sinfonico dal programma densissimo, in cui sono state proposte arie celeberrime partendo dal primo Romanticismo italiano (il Rossini del Guglielmo Tell e Bellini), passando attraverso il Donizetti comico, il primo Verdi (fino alla Trilogia), l’opera di Saint-Saëns e qualche sprazzo verista con Giordano e Mascagni. C’è un altro elemento da sottolineare nella fresca notte di mezza estate di Padova: l’obbligo della certificazione verde per gli spettatori che erano a teatro. Fattore che però non ha influito sull’afflusso del pubblico, accorso abbastanza numeroso a riempire platea, palchetti e galleria del Verdi.
Pur senza intervalli, la serata era divisa in due parti: dopo l’Ouverture del Guglielmo Tell di Rossini, un primo pannello è stato dedicato alle arie solistiche. È seguito uno stacco sinfonico sulle note dell’Intermezzo di Cavalleria rusticana di Mascagni, per lasciare infine spazio a un secondo momento musicale dedicato ai duetti. Ha concluso la serata il quartetto “Bella figlia dell’amore” dal Rigoletto verdiano. I momenti solistici, le combinazioni tra le voci nei duetti e i brani orchestrali hanno garantito una varietà visibilmente apprezzata dal pubblico, trasportato – grazie a un’orchestra concentrata, reattiva, e al piglio attoriale dei solisti – in climi operistici diametralmente opposti nell’arco di pochi minuti.
Davvero notevole il quintetto vocale. Interessante l’assegnazione del repertorio drammatico alle voci femminili, mente quelle maschili si sono cimentate per lo più in titoli comici. Francesca Dotto e Veronica Simeoni si sono ben destreggiate: dall’energico “Ernani, Ernani involami” di Ernani al seducente e cullante “Mon coeur s’ouvre à ta voix” di Samson et Dalila, fino allo struggente duetto “Mira o Norma” dalla Norma di Bellini. In Ernani, la Dotto ha compensato l’assenza della scena con una suggestiva espressività gestuale e un’intensa partecipazione emotiva. Senza tralasciare le sue qualità vocali: pastosità e omogeneità di timbro, eleganza della linea di canto, attenzione al testo verdiano. D’altra parte, Veronica Simeoni ha confermato ancora una volta di trovarsi particolarmente a suo agio nel repertorio francese: nell’aria di Saint-Saëns traspariva la sensualità di un timbro che si fondeva perfettamente con l’orchestra: una costante patina di sentimentalismo nostalgico contenuto – ma palpitante – sia nel registro più grave, sia nell’acuto.
Enea Scala ha accolto e vinto la sfida dell’aria dei “nove do di petto”, “Ah, mes amis” da La fille du régiment di Donizetti. Reduce da una Traviata rappresentata a Ginevra, il tenore ragusano ha cantato con vocalità ben gestita nell’emissione e varia nel fraseggio. Vigoroso e squillante negli acuti, Scala ha fornito una lezione di canto e personalità interpretativa. Roberto Scandiuzzi ha regalato un’ottima interpretazione de “La calunnia” del Barbiere rossiniano con la tipica disinvoltura del veterano che sa gestire le energie e le emissioni con oculatezza. Nonostante i quarant’anni di carriera, il basso conserva ancora un bel colore timbrico nel registro medio-grave e un volume non indifferente. Infine, “Nemico della Patria” dall’Andrea Chénier di Giordano (unica parentesi drammatica per le voci maschili) interpretata da Lucio Gallo, che ha colpito per la forte personalità teatrale e l’espressività notevole. Il baritono ha esibito un volume di voce ancora importante, disegnando un Gérard di grande impatto drammatico.
A tratti esilaranti i duetti che vedevano protagoniste le tre voci maschili nel segno di Donizetti. “Ardir, ah forse il cielo” da L’elisir d’amore e “Cheti Cheti immantinente” da Don Pasquale hanno strappato consensi convinti per la grande sintonia attoriale, oltre che vocale, degli interpreti. In chiusura di serata, una appassionata esecuzione del quartetto “Bella figlia dell’amore” del Rigoletto, coronata da grandi applausi. A grande richiesta del pubblico, è stato offerto come bis un “Brindisi” della Traviata a cinque voci.
Ad accompagnare i solisti, l’Orchestra di Padova e del Veneto. Protagonista di un’esecuzione pregevole e pulita, ha risposto con prontezza alla bacchetta di Silvia Casarin Rizzolo: una guida sicura, che ha saputo dare a tutti i brani proposti una lettura coerente, curata nei dettagli, attenta alle esigenze e al fraseggio dei cantanti, senza mai cadere nell’autoreferenzialità e senza crogiolarsi nell’eccessivo sentimentalismo. Molto buone e stilisticamente centrate le esecuzioni dell’Ouverture dal Guglielmo Tell e dell’Intermezzo da Cavalleria rusticana.
Teatro Comunale Giuseppe Verdi – Stagione Lirica di Padova 2021
GALA LIRICO SINFONICO
Musiche di Rossini, Bellini, Donizetti, Verdi, Saint-Saëns, Giordano, Mascagni
Francesca Dotto soprano
Veronica Simeoni mezzosoprano
Enea Scala tenore
Lucio Gallo baritono
Roberto Scandiuzzi basso
Orchestra di Padova e del Veneto
Direttore Silvia Casarin Rizzolo
Padova, 6 agosto 2021