Pubblicato da Decca, si intitola Passione l’album di romanze da salotto e canzoni napoletane che segna il debutto discografico di Freddie De Tommaso, uno dei tenori più promettenti del momento. Per l’occasione, il cantante viene accompagnato dalla London Philharmonic Orchestra diretta da Renato Balsadonna. Quello di De Tommaso è un esordio in disco che ha il sapore di altri tempi e che vuole essere un tributo all’arte della canzone e ai grandi tenori del passato, nonché un sentito omaggio alle radici italiane del cantante. Non si tratta ancora di un esordio operistico in disco tuttavia: per quello bisognerà aspettare il secondo album, che pare essere già in programma. Una cautela questa, che sembrerebbe (il condizionale è d’obbligo) far intuire un progetto di crescita per il giovane, piuttosto che l’ennesimo tentativo di spolpare e bruciare troppo presto l’ennesimo talento del momento. Dall’altro si tratta comunque di un concept vendibile, che pur non sconfinando nel cross-over vero in senso stretto e rimanendo fedele ai canoni della musica classica, ammicca a un pubblico molto ampio, tant’è che nella prima di settimana di vendite si è piazzato subito al primo posto delle principali classifiche di vendita.
In copertina campeggia il profilo tenebroso del giovane tenore italo-inglese sullo sfondo di una Firenze in bianco e nero. Segue, prima dell’elenco tracce, una breve dedica color rosso passione: “A Franco”. Sono due i Franco dedicatari di questa incisione infatti, in una sorta di duplice dedica, personale e artistica. Il primo è il padre del cantante Franco de Tommaso, emigrato dalla Puglia al Regno Unito dove si crea una famiglia con una donna inglese e avvia un ristorante a Tunbridge Wells nel Kent, salvo poi morire prematuramente quando Freddie ha soli 18 anni. Il secondo dedicatario, ben più celebre, è Franco Corelli, il principe dei tenori e idolo personale del giovane, nonché interprete di molte canzoni incluse nella registrazione. Non è un caso che questa registrazione sia uscita quest’anno. Il 2021 infatti è l’anno di importanti anniversari: il centenario della nascita di Corelli ma anche il centenario della morte di Enrico Caruso e delle nascite di Mario Lanza e di Giuseppe di Stefano. I maligni potrebbero pensare a un tentativo maldestro di paragonarsi ai grandi, alquanto pericoloso a inizio carriera e da questo punto di vista anche pensando a Corelli non ci si trova di fronte allo stesso colore, squillo e spessore di voce. Chi scrive invece, ritiene si tratti di una dedica genuina da parte di un cantante appena ventisettenne al suo idolo di sempre, e non gli si può certo dare contro per essersi ispirato a un’artista così grande e glorioso.
Dal momento che De Tommaso è ancora poco noto in Italia vale la pena fornire un breve quadro introduttivo. De Tommaso ha studiato alla Royal Academy of Music, diplomandosi nel 2018. Nello stesso anno si è aggiudicato diversi premi alla Francisco Viñas International Singing Competition a Barcellona. Ha già debuttato alla ROH nella parte di Cassio in Otello ed è a contratto con la Wiener Staatsoper dove ha interpretato le parti di Ismaele in Nabucco e Pinkerton in Madama Butterfly a cui seguiranno altre parti in Carmen e Macbeth. Nella prossima stagione lo attendono il debutto come Cavarossi in Tosca alla ROH e Maurizio in Adriana Lecouvreur al Teatro alla Scala (quest’ultima sarà un’occasione per il pubblico italiano per ascoltarlo dal vivo).
Tenore lirico spinto, De Tommaso si segnala per una voce piacevolmente rotonda dalle tinte scure e per un canto omogeneo, fluido e ben supportato che cela una buona formazione. Fraseggia con carattere e ha complessivamente una buona dizione (una curiosità: per il dialetto napoletano – ancora perfettibile – De Tommaso si è fatto aiutare dal soprano italiano Carmen Giannattasio). Non ha problemi in acuto dove sale senza forzature, anche se non vanta la gloriosa sicurezza di un Pavarotti giovanile. Lega bene e modula le dinamiche con cura (si ascolti “Marechiare” di Tosti o “Fenesta che lucive”, attribuito a Bellini, di cui rende la giusta delicatezza). Lo squillo c’è anche se non stratosferico, mentre la voce in qualche frangente assume qualche velatura quasi roca in mezzavoce e in falsetto che aggiunge un dolce graffio, mentre il cantante sa creare anche la giusta morbidezza quando richiesto (si ascolti “Ideale” di Tosti). Per rimanere al titolo dell’album (coniato da una canzone di Ernesto Tagliaferri e Nicola Valente inclusa nell’album), la sua non è forse una passione debordante di stampo mediterraneo; si avverte certamente il sangue per metà italiano ma anche un gusto per la disciplina tutto inglese che forse limita la solarità della resa interpretativa. De Tommaso sembra quindi attingere un po’ da entrambe le tradizioni in termini di musicalità e senso della melodia da una parte e misura dall’altra. Il cantante deve poi forse ancora lavorare sulla varietà di nuances interpretative, ma per questo c’è tempo.
Per la registrazione, Decca ha scavato nei propri archivi per ritrovare gli arrangiamenti usati in precedenti incisioni (Pavarotti, Del Monaco) e firmati da Henri Mancini, Mantovani e Giancarlo Chiaramello oltre ad arrangiamenti di canzoni scritti da Roberto Negri per Di Stefano. Troviamo inclusi anche tre nuovi arrangiamenti: “Nebbie” di Respighi con una nuova orchestrazione di Salvatore di Vittorio e due canzoni di Puccini, arrangiate per l’occasione da Marco Quagliarini: “Mentia l’avviso” e “Sole e amore”, quest’ultima riutilizzata da Puccini nel terzo atto de La bohème. Tra i brani più celebri “Mattinata” di Leoncavallo, “I’te Vurria Vasa” di Di Capua o “Dicitencello vuje” di Rodolfo Falvo.
Renato Balsadonna alla guida della London Philharmonic Orchestra fornisce un accompagnamento funzionale che asseconda lo stile di canto di De Tommaso. Da questo punto di vista l’esecuzione va di pari passo con l’interprete. Le giuste atmosfere dolci e romantiche ci sono, il gusto rétro dai richiami cinematografici glamour pure, anche se al primo ascolto non si rimane esterrefatti per il calore (italiano) della resa orchestrale, mentre al secondo ascolto si notano di più i dettagli.
Il cd – abbastanza corto per gli standard di oggi – include poco più di 50 minuti di musica, il che potrà deludere alcuni, ma l’ascolto scorre comunque con piacere. Il libretto, articolato in tre lingue (inglese, francese e tedesco), manca però di riportare i testi delle liriche, ed è un peccato dal momento che alcune recano firme letterarie importanti (D’Annunzio per citare il più celebre, per “L’alba separa dalla luce l’ombra”). In compenso figurano delle note a cura di Georges Hall che ripercorrono con chiarezza le origini di ciascuna traccia e i principali interpreti, oltre a interessanti parallelismi tra le biografie dei compositori e la vita di De Tommaso: da Paolo Tosti trasferitosi a Londra a Tulio Trapani (in arte Mantovani), autore di “Cara mia” e finito a vivere a Tunbridge Wells come il giovane tenore.
In conclusione, De Tommaso offre una buona prova con un canto ben impostato e di buon gusto, anche se non sensazionale al punto tale da parlare in modo frettoloso di fenomeno unico o di vero cavallo di razza. A ogni modo il materiale vocale è lodevole e non risulta difficile pensare che questo giovane tenore farà parlare molto di sé nei prossimi anni. Attendiamo con curiosità di assistere agli sviluppi perché le premesse fanno veramente ben sperare. Al di là di come Decca abbia confezionato questo prodotto in chiave vagamente stereotipata, si tratta di una bella storia di italianità all’estero e di attaccamento alle nostre tradizioni culturali che continuano ad appassionare e fare nuovi seguaci in tutto il mondo.
PASSIONE
Freddie De Tommaso tenore
London Philharmonic Orchestra
Direttore Renato Balsadonna
Etichetta: Decca classics
Formato: CD
Registrazione effettuata a Watford presso The Colosseum
tra il 14 e il 18 novembre 2020