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Milano, Teatro alla Scala – Recital di Marianne Crebassa

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Marianne Crebassa è fra le giovani cantanti francesi una delle più interessanti. In possesso di una limpida voce da mezzosoprano, piuttosto estesa (specialmente in alto), non molto sonora nel grave ma di bel colore, la Crebassa si è fatta apprezzare negli ultimi anni in alcuni ruoli mozartiani e rossiniani. Molto atteso è il suo debutto scaligero nei belliniani Capuleti e Montecchi l’anno prossimo, nel ruolo di Romeo.

Cantante elegante e raffinata, Marianne Crebassa, molto ben accompagnata al piano da Alphonse Cemin, ha proposto per il concerto vocale al Teatro alla Scala di domenica 6 giugno, un programma raffinato e ricercato che esplorava le diverse influenze intercorse durante l’Ottocento fra la musica spagnola, o spagnoleggiante, e quella francese. Sul leggio avevamo dunque pagine di Jesús Guridi autore di testi e musica delle Seis Canciones castellanas; il Claude Debussy delle Chansons de Bilitis; l’effervescente Maurice Ravel della Chanson espagnole; la Séguidille e il “Vivan los que rien!” (da La vida breve) di Manuel de Falla e, soprattutto, le affascinanti Nuits d’été di Hector Berlioz. Concludeva il programma, unica vera aria d’opera, “Près de remparts de Séville” dalla Carmen di Georges Bizet.

Ovviamente più a suo agio con la lingua francese, della quale Marianne Crebassa controlla perfettamente inflessioni, chiaroscuri e malizia, la cantante nativa di Béziers ha evidenziato durante tutto il concerto i suoi molti pregi e qualche limite, soprattutto sotto l’aspetto interpretativo. Se il languore, la delicatezza e una certa melanconia si sposano perfettamente con il suo timbro quasi adolescenziale, la pagine più “esplosive” ed estroverse evidenziavano (in particolare in de Falla) qualche impaccio e poca naturalezza. Limite che è apparso evidente anche nella pagina tratta dalla Carmen di Bizet penalizzata, è vero, dalla mancanza degli interventi di Don José, ma anche ben poco felina e “pericolosa” come il ruolo pretenderebbe.

Dove il mezzosoprano francese ha brillato è stato durante l’esecuzione delle ineffabili melodie di Berlioz. Ascoltarle nella originaria versione del 1841 per voce e pianoforte è una rarità. Il compositore, fra il 1843 e il 1856 decise infatti di orchestrale affidando ogni brano a una voce diversa: a un mezzosoprano o a un tenore “Villanelle”, “Absance”, e “L’Ile inconnue”, a un contralto “Lo Spectre de la rose”, a un baritono “Sur le lagunes” e infine a un tenore “Au cimitière”. Poterle sentire interpretate da un’unica voce, se in parte ha limitato il fascino misterioso di queste composizioni, ha evidenziato l’unità d’intenti e il clima intensamente romantico di queste melodie ispirate ai sei poemi di Théophile Gautier. Meravigliose sono risuonate nella voce della Crebassa le invocazioni “Reviens, reviens ma bien-aimée!” di “Absence” e i languori crepuscolari dello “Spectre de la rose” sicuramente il vertice musicale di questo ciclo di Berlioz.
L’accoglienza, a fine serata, è stata molto festosa. La cantante ha quindi regalato al pubblico l’Habanera dalla Carmen dimostrandosi molto più a suo agio in quest’aria piuttosto che in quella precedentemente eseguita, sempre tratta dal capolavoro di Bizet.

Teatro alla Scala – Stagione 2020/21
RECITAL DI CANTO
Brani di Guridi, Debussy, Ravel, de Falla, Berlioz, Bizet

Marianne Crebassa, mezzosoprano
Alphonse Cemin, pianoforte

Milano, 7 giugno 2021

Photo credit: Brescia e Amisano

 

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