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Milano, Teatro alla Scala – Recital di Aleksandra Kurzak

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Aleksandra Kurzak mancava da diversi anni dal palcoscenico scaligero. Vi cantò Gilda in Rigoletto, Susanna ne Le nozze di Figaro e Adele ne Le Comte Ory. Nel frattempo il soprano polacco, oggi compagna di vita del celebre tenore Roberto Alagna, ha dato una svolta considerevole al suo repertorio, che si è assai allargato, uscendo dai margini di una vocalità più leggera, per assumere uno spessore lirico che l’ha avvicinata a Puccini e Verdi (chi scrive ricorda, soprattutto, una sua ottima Luisa Miller per la stagione dell’Opéra di Monte Carlo nel 2018). Oggi, l’occasione di riascoltarla nel recital trasmesso in diretta streaming dal Teatro alla Scala (visibile per una settimana su YouTube a questo link), permette di apprezzarla in un raffinato programma che spazia da rare composizione vocali di Chopin a Lieder di Schumann e Brahms, fino a una scelta di romanze russe di Čajkovskij. La voce, piegandosi a screziature più liriche, ha mantenuto innegabili qualità timbriche e, nel caso di questo recital, viene chiamata a misurarsi con le sottigliezze espressive del canto da camera, declinate nelle più diverse sfaccettature stilistiche.

Si inizia col repertorio del suo conterraneo Fryderyk Chopin, del quale vengono eseguiti quattro dei “Diciassette canti polacchi” pubblicati postumi nel 1857. Dello stesso autore si ascoltano anche quattro mazurche trascritte come liriche per voce e pianoforte, su testi in francese del pittore e poeta Louis Pomey, da Pauline Viardot, le prime due arrangiate, per il presente recital scaligero, per voce, viola e pianoforte. L’inserimento di queste pagine è anche un modo per rendere omaggio al grande mezzosoprano francese, figlia del tenore Manuel Garcia e sorella di Maria Malibran, che fu anche compositrice e pianista, della quale quest’anno ricorre il bicentenario della nascita.
Viardot fu donna colta, profondamente calata nel tessuto culturale del romanticismo francese parigino del suo tempo, che vedeva in queste musiche chopiniane occasione per meditare sulla chanson populaire imbevuta di spirito nazionale polacco. Qui Aleksandra Kurzak è bravissima, spigliata, fascinosa nell’espressione, fa ben comprendere come queste pagine vocalmente non facili siano uscite dalla mente di una grande virtuosa come la Viardot, le cui caratteristiche vocali non comuni la vedevano coprire una estensione che spaziava dal soprano al contralto. La voce della Kurzak appare flessibile quanto basta nel muoversi con leggerezza su una così vasta gamma vocale virtuosistica, estesa dall’acuto al grave, pronta a sfoggiare anche bei trilli, memore del suo passato belcantistico.

Le altre liriche di Chopin, quelle che aprono il recital, sono di spirito più squisitamente romantico, con melodie di limpida vena malinconica, poetici fervori amorosi a ritmo di mazurca e pensieri musicali intrisi di delicata freschezza. La voce della Kurzak colora queste pagine cogliendone l’autentica poesia espressiva, con una voce lirica ricca di delicati abbandoni, eppure carica di suono e di una chiarezza vocale assoluta nel muoversi fra slanci e ripiegamenti, con colori e sfumature che vanno alla radice di quella dimensione espressiva e vocale che sa individuare le giuste tinte della nostalgia chopiniana romanticamente priva di reali inquietudini, avvolta, grazie alla voce e all’espressione sincera della Kurzak, in un quadro di tinte serene e rinfrancanti, di lirismo liquido e radioso. Anche la mimica del volto la aiuta a essere espressiva, quando ad esempio intona con vezzosa femminilità, nel secondo dei quattro canti polacchi che aprono il concerto, i versi che parlano delle qualità fisiche di un bel ragazzo, “alto, giovane e snello, oh, è una vera bellezza…baffi neri, pelle bianca!”.

È un melodizzare di immediata comunicativa, che si fa più intimo al momento in cui il sentimento di malinconia si esprime, per Johannes Brahms, nei due Lieder per voce, viola e pianoforte (“Zwei Gesänge”): “Gestillte Sehnsucht” (“Brama placata”) e “Geistliches Wiegenlied” (“Ninna nanna spirituale”), nei quali la ricerca dell’oblio dalle fatiche del vivere trova pace attraverso il rifugio straniante nel sonno, o quando nel ciclo autobiografico “Fruaenliebe und-Leben” (“Amore e vita di donna”) Robert Schumann esprime il coronato sogno d’amore con Clara Wieck dopo aver superato l’opposizione del suocero. Sono pagine che richiederebbero, da parte della Kurzak, un filo di ripiegamento vocale in più, di analisi asciutta e sofferta nella ricerca di un’espressività interiorizzata o, nel caso dei Lieder di Schumann, accorta nel cogliere il passaggio dalle febbrili gioie dell’innamoramento al dolore per la dipartita dell’amato, secondo un arco capace di toccare tutti i sentimenti del percorso affettivo, dal suo sbocciare fino al “sonno della morte” che costringe la donna a ritirarsi silenziosa su se stessa, nel ricordo della felicità vissuta e poi perduta. È brava, ma il mondo del Lied tedesco, nella sua dimensione cameristica borghese, sembra non appartenerle del tutto, non ne coglie con completezza la carezza poetica.

Quando si arriva alla scelta di romanze russe di Čajkovskij, anche in questo caso alcune sono con arrangiamento per voce, viola e pianoforte di Wijnand van Klaveren, Aleksandra Kurzak si ritrova nel suo terreno migliore. La voce lirica, in equilibro fra larghi sfoghi melodici, fluida scorrevolezza e, all’occorrenza, slanci appassionati, raggiunge il suo meglio nel brano finale, “Den’ li carit” (“Sia alla luce del giorno”), di involo quasi operistico, ma prima ancora si ammira nelle delicatezze materne della ninna nanna “Dormi, bimbo mio, dormi, dormi!”.
Polacchi, come Kurzak, sono anche il pianista Marek Ruszczynski e il violista Tomasz Wabnic, che la accompagno splendidamente, dialogando in questo percorso della malinconia che non esclude la passione e la pittura di un mondo espressivo nel quale gli esecutori si calano con piena consapevolezza stilistica, regalando al pubblico collegato da casa in streaming un recital certamente meditato e colto.
La serata si conclude con le poche parole che la signora Kurzak rivolge al pubblico a casa, esprimendo la sua gioia di cantare nella magnifica sala del Piermarini, con la speranza che ci si possa presto rivedere per scambiare le emozioni assieme, vivendo la magia che si crea quando si fa musica dal vivo.

Teatro alla Scala – Stagione 2020/21
RECITAL DI CANTO
Musiche Chopin, Schumann, Brahms e Cjaikovskij

Aleksandra Kurzak, soprano
Marek Ruszczynski, pianoforte
Tomasz Wabnic, viola

Streaming Teatro alla Scala Milano, 11 aprile 2021

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