Uno spettacolo che, nonostante il trascorrere degli anni, ha conservato la freschezza originale e che anche il mezzo televisivo restituisce in tutta la sua immediatezza. Il Teatro alla Scala ha messo online, disponile gratuitamente per tutti su YouTube (qui il link), L’italiana in Algeri che sarebbe dovuta andare in scena lo scorso 25 maggio e che è stata annullata perché un membro del cast è risultato positivo al Covid. Situazioni surreali da pandemia. Fortunatamente, era stata realizzata questa registrazione della prova generale, avvenuta il 22 maggio. La storica regia di Jean-Pierre Ponnelle trova nuova linfa vitale nella ripresa di Grischa Asagaroff e nella singolare duttilità attoriale di tutti i membri del cast, bravi a giocare con ironia senza mai cadere nella caricatura. Un allestimento che ha oltre 40 anni e che oggi qualcuno definirebbe “tradizionale” perché rispetta, nelle scene e nei costumi, le indicazioni del libretto di quell’Angelo Anelli da Desenzano del Garda che, tra i suoi pseudonimi, ebbe anche quelli di Giordano Scannamusa e – udite udite – di Gasparo Scopabirbe. Un meccanismo teatrale “perfetto”, come già notava Stendhal, che la mano leggera e raffinata di Ponnelle/Asagaroff sanno far funzionare con scorrevolezza e gusto, valorizzato dalle luci di Marco Filibeck.
Dal podio, Ottavio Dantone brilla per precisione musicale, elasticità ritmica, vivacità narrativa e gioco di colori: il suo è un Rossini frizzante, ricco di verve anche negli accompagnamenti più semplici, ma capace pure di abbandono lirico e di vaporoso languore.
La giovane protagonista Cecilia Molinari si conferma una solida realtà del teatro musicale odierno: scenicamente disinvolta, vanta una bella voce rotonda ed estesa, più corposa nei centri e negli acuti, nonché un fraseggio intelligente, che dosa con sapiente spontaneità espressiva. Se la coloratura è nitida, ammirevole è la fluidità del canto. Carlo Lepore è un Mustafà irresistibile per fantasia nel fraseggio e presenza scenica; la voce, poi, è bella nella sua particolare brunitura e nella ragguardevole estensione. Marco Filippo Romano riesce nell’impresa di conferire a Taddeo una fisionomia caricaturale che non scade mai nella macchietta e anzi preserva la verità di un personaggio al quale la malinconia conferisce un valore aggiunto di umanità: il canto è sempre morbido e timbrato, l’accento curato, l’ironia ha mille sfumature. Maxim Mironov presta a Lindoro la naturale eleganza di un canto aristocratico che si fa apprezzare in particolare nei momenti più lirici e distesi; la pasta timbrica è pregevole, così come il controllo del fiato, anche se gli acuti non hanno lo squillo che ci si aspetterebbe. Resta l’impressione di un interprete a cui manca quel calore che un personaggio amoroso come questo forse meriterebbe. Bravo e spiritoso l’Haly di Alessandro Luongo, eccellenti la Elvira di Enkeleda Kamani e la Zulma di Francesca Di Sauro, ottimo il coro istruito da Bruno Casoni.
Teatro alla Scala
L’ITALIANA IN ALGERI
Dramma giocoso per musica in due atti di Angelo Anelli
Musica di Gioachino Rossini
Mustafà Carlo Lepore
Elvira Enkeleda Kamani
Zulma Francesca Di Sauro
Haly Alessandro Luongo
Lindoro Maxim Mironov
Isabella Cecilia Molinari
Taddeo Marco Filippo Romano
Orchestra e coro del Teatro alla Scala
Direttore Ottavio Dantone
Maestro del coro Bruno Casoni
Regia, scene e costumi Jean-Pierre Ponnelle
Ripresa della regia Grischa Asagaroff
Luci Marco Filibeck
Registrazione della prova generale del 22 maggio 2021