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Milano, Teatro alla Scala – Le nozze di Figaro

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Che senso ha gettare secchiate di cenere sulle Nozze di Figaro? Sembrava un’impresa impossibile trasformare l’opera più “folle” e travolgente della irraggiungibile collaborazione fra Wolfgang Amadeus Mozart e Lorenzo Da Ponte in una demoralizzante sfilata di arie-recitativi-duetti-sestetti, eppure l’altra sera, al Teatro alla Scala, Daniel Harding c’è riuscito. Proprio il Daniel Harding di cui ricordavamo uno splendido Idomeneo, un travolgente Don Giovanni. Cosa voglia dimostrare l’oggi non più giovane direttore inglese, giunto alla soglia della sua maturità, con questa esecuzione fondamentalmente deprimente (e palesemente “antimutiana”) delle Nozze di Figaro è difficile a dirsi. Che tutto nel mondo è burla? Che i bei momenti sono totalmente evaporati e resta solo la via del suicidio o degli psicofarmaci? Ma allora vi sarebbero altri melodrammi più adatti alla scopo, senza per questo piallare in modo sistematico ogni contrasto, ogni carica vitale, ogni erotismo e sensualità dalla sublime partitura mozartiana.

Il culmine capovolto lo si raggiunge nel duettino fra Susanna e Cherubino “Aprite, presto aprite” staccato a un tempo assurdamente lento, catatonico, con le due povere cantanti abbandonate a loro stesse alla disperata ricerca di un fraseggio in qualche modo significativo. L’altrettanto povera Marina Bianchi (a cui si deve, per quanto possibile, la ripresa della storica e bellissima regia di Giorgio Strehler) costretta a far sedere Susanna sulla poltrona in atteggiamento tragico, mentre Cherubino gironzola per il palcoscenico non sapendo che fare, disattendendo a quanto chiaramente indicato dal regista, come la ripresa televisiva dello spettacolo di quaranta anni fa conferma. In quel preciso momento era davvero palese come la direzione d’orchestra di Harding facesse a pugni con la vitale e mediterranea regia di Strehler, concepita con tutt’altri intenti e in sintonia con ben altre direzioni d’orchestra. E che senso ha poi far variare (seppur bene, conveniamone) la ripresa dell’Arietta di Cherubino “Voi che sapete” quando agli altri cantanti non è concesso tale onore? Si ha la sensazione che Harding volesse dire qualcosa di nuovo sull’interpretazione delle Nozze di Figaro scegliendo la strada del “facciamolo strano” a tutti i costi. Peccato, considerando le ottime prove che, anche qui alla Scala, questo talentuoso direttore ha saputo dare.

A una lettura così eccentrica il cast vocale reagisce come può, seppur spesso fuorviato dalle scelte interpretative del direttore. È il caso in particolare di Rosa Feola, che avrebbe tutti in numeri per essere una Susanna encomiabile (tranne, forse, alcune maliziose discese nel registro grave) ma appare quasi priva di vitalità, malizia e ironia. Bravissimo senza dubbio Luca Micheletti quale Figaro. Il giovane baritono bresciano, già attore di prosa, riesce a ritagliarsi comunque uno spazio importante anche nel grigiore orchestrale da cui è circondato. Recita in modo superbo, ci dà una lezione di stile Piccolo Teatro al cubo: forse, avrebbe fatto felice Giorgio Strehler. La sua voce si sposa idealmente con questo ruolo mozartiano, che lo trova molto più a suo agio che in certi recenti ruoli verdiani da lui affrontati. Potrà essere un Don Giovanni irresistibile quando tornerà a cantarlo. A Simon Keenlyside, Conte di Almaviva, di irresistibile resta ben poco. Spesso i recitativi scantonano nel parlato. La voce ha perso di armonici. L’interprete è pallido e poco autorevole. Meglio di lui la Contessa di Julia Kleiter, elegante e signorile, ma certamente poco emotiva e coinvolgente. Appena discreto il Cherubino di Svetlina Stoyanova, che canta molto meglio la sua seconda aria della prima, e professionalmente inappuntabili gli altri interpreti.

Sulla perfetta regia di Giorgio Strehler, sulle magnifiche scene di Ezio Frigerio, sugli splendidi costumi di Franca Squarciapino, sulle sensazionali luci di Marco Filibeck è già stato scritto tutto e più volte. Spettacolo storico, se mai ve ne furono, ma che non preclude certo altri geniali allestimenti. Come in questi quarant’anni è già avvenuto.

Teatro alla Scala – Stagione 2020/21
LE NOZZE DI FIGARO
Commedia per musica in quattro atti K. 492
Libretto di Lorenzo da Ponte
Musica di Wolfgang Amadeus Mozart

Il Conte d’Almaviva Simon Keenlyside
La Contessa di Almaviva Julia Kleiter
Susanna Rosa Feola
Figaro Luca Micheletti
Cherubino Svetlina Stoyanova
Marcellina Anna-Doris Capitelli
Don Bartolo Andrea Concetti
Don Basilio Matteo Falcier
Don Curzio Paolo Nevi *
Barbarina Caterina Sala
Antonio Carlo Cigni
* Allievo Accademia Teatro alla Scala

Orchestra e Coro del Teatro alla Scala
Direttore Daniel Harding
Maestro del coro Bruno Casoni

Regia Giorgio Strehler
Ripresa della regia Marina Bianchi
Scene Ezio Frigerio
Costumi Franca Squarciapino
Luci Marco Filibeck
Allestimento del Teatro alla Scala
Milano, 29 giugno 2021

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