Inaugurazione in grande stile per la Stagione sinfonica 2021/22 del Teatro alla Scala. Al posto del previsto Esa-Pekka Salonen, sul podio della Filarmonica della Scala ritorna, dopo ben ventotto anni di assenza (troppi, a detta di chi scrive), un esponente di spicco della grande scuola direttoriale tedesca: Christian Thielemann. Il rigoroso maestro berlinese, la cui ultima apparizione scaligera risale al 2017 con un concerto della sua Sächsische Staatskapelle Dresden, propone un denso programma di sapore mitteleuropeo, spaziando con abilità tra tardoromanticismo e albori del Novecento.
Aprono la serata i Vier Lieder op. 27 di Richard Strauss, ciclo di quattro canti composto nel 1894 come dono di nozze per la fidanzata Pauline de Ahna, concepito inizialmente per voce e pianoforte e trascritto per essere eseguito con l’orchestra in più momenti tra 1897 e 1948. In completo blue midnight, servendosi di una gestualità scattante, vigorosa e sinuosa, Christian Thielemann dà, dei quattro Lieder, una lettura di forte impatto, analitica e compatta, nitida nel delineare ogni singolo dettaglio della partitura e, a tratti, intrisa di reminiscenze wagneriane, ottenendo dalla compagine scaligera in gran spolvero sonorità variegate, spesso voluminose. E così, Heimliche Aufforderung (Invito segreto) appare brillante e guizzante, fresco e vitale; in Ruhe, meine Seele! (Riposa, anima mia!) si apprezza un suono maggiormente cupo, drammatico e corrusco, che richiama alla mente certe atmosfere fosche alla Götterdämmerung; Morgen (Domani), improntato a un clima disteso e languido, è cesellato con sognante delicatezza, risultando un cammeo di toccante, dolce intimismo, grondante commozione; in Cäcilie (Cecilia), infine, si torna a una situazione maggiormente sostenuta e passionale, con sonorità corpose e smaglianti.
Fasciata in un abito glitterato argento con stola verde, maestosa ed elegante nel portamento, come solista si distingue il soprano finlandese Camilla Nylund, raffinata interprete straussiana e wagneriana, già applaudita dal pubblico milanese nel settembre 2020 nei celebri Vier letzte Lieder. L’artista scandinava esibisce uno strumento vocale tornito e di buon tonnellaggio, emesso con morbidezza e omogeneità, di seducente colore ambrato; gli acuti sono svettanti e luminosi, i medi rotondi e politi e i gravi ben appoggiati. Si ammirano, poi, una dizione tedesca precisa ed efficace, un fraseggiare sfumato e ricco di intenzioni, nonché una pregnante recitazione data dal semplice movimento di braccia e mani. Accolta da festanti e prolungati applausi, la Nylund esegue come gradito bis un altro Lied straussiano, Zueignung (Dedica) op. 10 n. 1, nel quale si rilevano una musicalità sopraffina e note alte rilucenti come lamine di luce.
A fine serata, sui leggii degli scaligeri troviamo Johannes Brahms e la sua Sinfonia n. 4 in mi minore, op. 98, composta nelle estati del 1884 e 1885 in Stiria e subito portata con successo in tournée tra Germania e Olanda con Hans von Bülow e l’orchestra di Meiningen. Dirigendo a memoria, senza spartito, Thielemann opta per un’interpretazione energica e icastica, solenne e tragica, ottenendo dalla Filarmonica della Scala un suono denso e marmoreo, levigato e robusto, di una bellezza scultorea e sofferta. Con nerbo, il sessantaduenne maestro di Berlino tiene sapientemente le fila del discorso, senza una sbavatura o un benché minimo cedimento o calo di tensione, regalandoci una visione meticolosa e granitica, per nulla banale. Il primo movimento, Allegro non troppo, dall’agogica ieratica e di ampio respiro, ravvivata dai danzanti ritmi tzigano-ungheresi resi con vigoria, sfocia in un Andante moderato di consistenza quasi impressionistica, in cui si susseguono macchie di suono e timbriche trascoloranti. Nell’Allegro giocoso si apprezza un andamento spumeggiante e impetuoso, di rigogliosa esuberanza, ingentilito dal tinnire argentino del triangolo. Chiude la sinfonia la cocente drammaticità dell’austero Allegro energico e passionato, vertice dell’arte brahmsiana della variazione (si basa, infatti, su di un basso di ciaccona ricavato da una cantata di Bach): il cuore del movimento, contraddistinto da sonorità cameristiche tenere e idilliache, grazie anche all’amabilità dell’assolo del flauto, lascia presto il posto alla dolorosa concisione della sezione conclusiva, un’incessante corsa verso l’ineluttabile, funereo, cupo finale di pathos e morte.
Teatro quasi esaurito ed entusiastica accoglienza da parte del folto pubblico (tra i presenti, anche il sindaco Beppe Sala), con ripetute chiamate al proscenio di Thielemann e grida festanti. L’auspicio è che non passino altri ventotto anni prima di rivedere il direttore tedesco sul podio della compagine scaligera; rumors vogliono che potrebbe tornare al Piermarini per un nuovo Ring.
Teatro alla Scala – Stagione sinfonica 2021/22
CONCERTO INAUGURALE
Richard Strauss
Vier Lieder op. 27
Heimliche Aufforderung
Ruhe, meine Seele
Morgen
Cäcilie
Johannes Brahms
Sinfonia n. 4 in mi minore, op. 98
Filarmonica della Scala
Direttore Christian Thielemann
Soprano Camilla Nylund
Milano, 26 novembre 2021