Il secondo titolo operistico del Macerata Opera Festival è l’ormai classica “Traviata degli specchi”, nata proprio per lo Sferisterio nel “lontano” 1992 e messa poi in scena in tutto il mondo. Chi scrive, l’ha già vista almeno tre volte in diversi contesti, dall’enorme palcoscenico della cittadina marchigiana a quello minuscolo del Teatro Verdi di Busseto. Spettacolo versatile, dunque, capace di adattarsi a ogni spazio, conservando la propria marcata identità. Spettacolo che affascina per l’idea di riflettere su un enorme specchio i tappeti che costituiscono le scene e, insieme con loro, i protagonisti e le comparse di questo capolavoro. Sino alla conclusione, con il coinvolgimento del pubblico, che assiste con un fare quasi voyeuristico alla morte di Violetta, chiamato in causa come se ne fosse corresponsabile, tanto quanto la malattia che la consuma e la società che la usa e la offende. Il regista Henning Brockhaus ha apportato alcune modifiche che tuttavia non compromettono l’idea complessiva dell’opera. Si discute sulla sua attualità, alla luce anche dei cambiamenti nel gusto del pubblico e del prendere piede in questi ultimi anni del cosiddetto “teatro di regia” anche nel melodramma. Come prevedibile, le opinioni in merito sono molto diverse. La nostra è che questo spettacolo conservi ancora una sua ragion d’essere e chi lo vede per la prima volta non può che rimanere positivamente colpito dall’originale concezione registica e scenografica che, come l’universo mondo sa, si deve al compianto Josef Svoboda. Soddisfacente il lavoro fatto con le masse artistiche maceratesi da Brockhaus, così come abbiamo apprezzato le belle coreografie di Valentina Escobar, i sontuosi costumi – in parte rinnovati – firmati da Giancarlo Colis e le luci (così importanti in un simile contesto), opera del regista e di Fabrizio Gobbi.
Anche il giovane direttore italo cileno Paolo Bortolameolli ha suscitato pareri discordi. La sua, infatti, è una lettura del tutto singolare della partitura verdiana, sostenuta da una musicalità indiscussa e inveratasi in alcune scelte dinamiche e – soprattutto – agogiche molto particolari. Direzione elegante, anzitutto, capace di muoversi entro una cornice di raffinata stilizzazione. Le due feste sono ad esempio restituite benissimo nel sostegno al canto dei vari invitati, con aperture liriche caratterizzate da tempi più distesi e accelerazioni nelle parti corali. Le sonorità sono piene e corpose, le dinamiche molto sbalzate, il fraseggio strumentale vario nel posarsi su quello vocale. Talvolta, la tensione narrativa pare allentata nel suo essere incline al tempo lento e al suono più massiccio che agile e nervoso, ma il senso complessivo del dramma a nostro avviso non viene compromesso.
Claudia Pavone è una protagonista dall’emissione solida e ben proiettata, con uno squillo sufficientemente nitido e agilità precise, pur se non mirabolanti. La voce è ampia, di colore chiaro e omogeneo, l’interprete è precisa ma pecca in trasporto emotivo, come se avesse timore di andare fino in fondo nella verità di questo personaggio così sconvolgente. L’Alfredo di Marco Ciaponi pare un tenore d’altri tempi nella modalità ricercata con cui ricama il suo canto, sempre duttile e sfumato. Molto bene ha fatto Sergio Vitale nelle vesti di un Germont padre tanto nobile nell’accento quanto morbido nella cavata e incisivo nel fraseggio. Tra i comprimari, segnaliamo l’eccellente Marchese D’Obigny di Stefano Marchisio, le apprezzabili Estìbaliz Martyn (Annina) e Valeria Tornatore (Flora Bervoix) e il giovane Francesco Leone quale Grenvil. Come in Aida, davvero notevole la prova del coro istruito da Martino Faggiani.
Macerata Opera Festival 2021
LA TRAVIATA
Melodramma in tre atti di Francesco Maria Piave,
dal dramma La Dame aux camélias di Alexandre Dumas figlio
Musica di Giuseppe Verdi
Violetta Valéry Claudia Pavone
Flora Bervoix Valeria Tornatore
Annina Estìbaliz Martyn
Alfredo Germont Marco Ciaponi
Giorgio Germont Sergio Vitale
Gastone Marco Puggioni
Barone Douphol Francesco Auriemma
Marchese d’Obigny Stefano Marchisio
Dottor Grenvil Francesco Leone
Orchestra Filarmonica Marchigiana
Complesso di palcoscenico “Banda Salvadei”
Coro lirico marchigiano “Vincenzo Bellini”
Direttore Paolo Bortolameolli
Maestro del coro Martino Faggiani
Regia Henning Brockhaus
Scene Josef Svoboda
Costumi Giancarlo Colis
Luci Henning Brockhaus e Fabrizio Gobbi
Coreografie Valentina Escobar
Allestimento dell’Associazione Arena Sferisterio vincitore del Premio Abbiati 1993
Macerata, 25 luglio 2021