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Franz Liszt: Freudvoll und leidvoll – Jonas Kaufmann, Helmut Deutsch (Sony Classical CD)

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Quello tra il tenore Jonas Kaufmann e il pianista Helmut Deutsch è ormai un sodalizio artistico consolidato. Dopo l’album di canzoni romantiche dal titolo Selige Stunde, il duo è tornato in sala di incisione durante la pandemia per una secondo progetto discografico, questa volta interamente dedicata a Franz Liszt, un compositore caro a entrambi, nonché uno degli idoli giovanili di Deutsch, che di questa incisione è la forza propulsiva e ideatrice. L’album raccoglie una serie di brani già proposti dal duo in diversi concerti in giro per il mondo, oltre a una serie di Lieder meno noti. A dare il nome alla registrazione proprio una di queste composizioni meno note, Freudvoll und leidvoll, su testo di Goethe. L’album verrà pubblicato da Sony Classical il 17 settembre prossimo e Connessi all’Opera ha avuto modo di ascoltarlo in anteprima.

È proprio Helmut Deutsch a firmare le note introduttive al cd con un breve ma esauriente saggio intitolato “Revered und reviled”, ovvero “Riverito e insultato”, chiaramente in relazione all’approccio storicamente ambivalente nei confronti di Liszt nella sua duplice veste di pianista e compositore. Deutsch rivendica con orgoglio una posizione di primo piano per Liszt nella storia dell’arte della canzone, un riconoscimento a lui spesso negato. Se la fama di pianista prodigio è incontrastata, la reputazione come compositore è sempre stata oggetto di critiche talora offensive, già a partire dai suoi contemporanei, uno fra tutti Brahms che definì la Sinfonia Dante come un’antitesi della musica, dallo stesso valore di un mucchio di spazzatura. Deutsch ricorda anche l’atteggiamento demolitorio di un giornale viennese nel 1961 in occasione delle celebrazioni per i centocinquant’anni dalla nascita di Liszt, che si augurava che la musica di Liszt tornasse nel dimenticatoio per altri cinquant’anni. La situazione è ben diversa oggi, come nota il pianista tedesco, visto che è impensabile pensare a un recital per pianoforte che non preveda qualche brano di Liszt. Ma è solo di recente che i Lieder di Liszt hanno trovato un loro spazio nel repertorio, brani che spiccano per varietà, quasi sempre senza elementi in comune con i contemporanei o modelli codificati e invece più con alcuni elementi che anticipano i lavori di Strauss, Volf e Mahler. Si tratta anche di lavori mediamente complessi dal punto di vista esecutivo e non destinati a una dimensione amatoriale da salotto, un fattore questo che ha contribuito al scarso successo e alla limitata circolazione di questa musica. Va detto che il compositore revisionò e ri-arrangiò molte di queste composizioni, le cui versioni originali (scritte fino al 1848, prima del suo trasferimento a Weimar) rimangono – al netto di qualche eccezione – generalmente più di valore delle loro revisioni.

Non si tratta certo della prima volta che si porta questo repertorio in disco. Tra le leggende del passato che hanno tentato per primi di riportare questo repertorio in auge ricordiamo Dietrich Fischer-Dieskau e Brigitte Fassbaender. Per rimanere a tempi più recenti, lo stesso Deutsch era già stato co-protagonista insieme al soprano Diana Damrau di un album Erato pubblicato nel 2011 e interamente dedicato ai Lieder di Liszt. Interessante quindi che Deutsch sia riuscito a riproporre questo repertorio, questa volta con un interprete maschile.

Della voce di Jonas Kaufmann si è parlato anche troppo e non andremo qui a ripercorrere le sue caratteristiche, ormai note ai più. Ascoltarlo in un repertorio di questo tipo offre invece la possibilità di lasciare da parte le polemiche per constatare quale siano le doti che un artista di questo calibro dispiega per valorizzare tali pagine. È questa una musica la cui sfida principale sta nel coniugare dimensioni espressive ed emozionali talvolta agli antipodi, cantando nella musica ma al servizio della componente poetica del testo. Kaufmann, per musicalità e intelligenza interpretativa, dimostra di avere tutte le carte in regole. Innanzitutto è un bravo story teller che trasporta l’ascoltatore in una storia, presta attenzione al testo, articola bene e plasma il fraseggio intorno alle parole in maniera certosina. Sfoggia poi una gamma espressiva di colori ammirevole (anche in una stessa parola due o tre sillabe diverse possono avere una sfumatura e sensazione diverse con una mutevolezza che tiene sempre desti) e dinamiche molto ampie, inserite anche in frasi di breve o brevissima durata. Gli acuti si innestano nei momenti drammatici o solenni del testo, salvo poi ripiegarsi in una dimensione raccolta e intimistica in un battibaleno. Insomma, l’artista interpreta in modo musicalmente consapevole. Quanto al tanto discusso utilizzo/abuso del falsetto e sbiancamento dei suoni, in questo repertorio non guasta nemmeno tanto e si alterna con mezzevoci e filati. Saltuariamente si nota qualche passaggio più stimbrato o meno rotondo ma in diversi frangenti emerge invece un suono ben tornito e potente che si dispiega con adeguato controllo.

La registrazione si apre con Vergiftet sind meine Lieder (Sono avvelenati i miei canti), su testi di Heinrich Heine, interpretato in modo risoluto e vigoroso. Si passa poi a due versioni Freudvoll und leidvoll (Pieno di gioia e pieno di dolore), la prima dai toni ovattati e la seconda dall’agogica concitata e dalle dinamiche contrastanti. In Es war ein König in Thule (C’era una volta il re di Tule), Kaufmann si dimostra molto abile nel narrare la storia di un re che prende consapevolezza della fine imminente della sua vita. Im Rhein, im schönen Strome (Nel Reno, nella bella corrente) la dimensione contemplativa si alterna a quella solenne con un canto complessivamente fluido. In Die Loreley (Lorelei) il tenore è espressivo nello sfumare e smorzare i suoni salvo ergersi con il volume quando il testo parla di “potente melodia”. Ihr Glocken von Marling (Campane di Marling) è un brano dalla dimensione ampia ma controllata. Molto ben caratterizzato Die drei Zigeuner (I tre zingari) dove prevale una forte dimensione descrittiva tra toni enigmatici e mutevoli e richiami folcloristici. Troviamo poi il ciclo dei Tre sonetti di Petrarca, nella sua seconda versione: Benedetto sia ‘l giorno è forse eccessivamente manierista nell’interpretazione con anche qualche dilatazione delle vocali di troppo; in Pace non trovo invece il tenore appare combattuto e dolente dando la giusta intenzione musicale e coloristica alle parole del testo; infine è musicale e potente in I’ vidi in terra angelici costumi. Seguono altre 9 tracce tra cui citiamo Die stille Wasserrose (le immobili ninfee) dal carattere calmo, dolce e riflessivo, Der du von dem Himmel bist (Tu che sei dal Paradiso) dove il canto rende la varietà di stati d’animo e in conclusione, Über allen Gipfeln ist Ruh (Sopra ogni cima di collina c’è pace) dove la resa musicale rende perfettamente con estrema semplicità la calma che solo la natura riesce a fornire.

Helmut Deutsch si conferma un interprete raffinato, misurato e tecnicamente ineccepibile, oltre che un profondo conoscitore di questo repertorio. Il pianista fornisce un valido supporto in grado di assecondare le intenzioni del suo amico tenore, modellando un suono e una cifra stilistica che vanno di pari passo con la voce.

I Lieder di Liszt non risultano sempre orecchiabili al primo ascolto (fa eccezione O lieb, solang du lieben kannst, riconoscibilissimo dopo pochi secondi). Vi è racchiuso però un universo di dettagli e situazioni, che un ascoltatore attento può cogliere appieno anche seguendo le traduzioni dei testi disponibili in lingua inglese contenuti nel libretto. Kaufmann e Deutsch si destreggiano entrambi in questo variegato mondo. Il primo è un abile narratore, il secondo sa creare l’atmosfera giusta in ogni situazione. I due sono affiatati da lungo tempo e la sintonia è palpabile. Nel complesso, si tratta di una buona registrazione.

LISZT – FREUDVOLL UND LEIDVOLL
Jonas Kaufmann, tenore
Helmut Deutsch, pianoforte
Etichetta: Sony Classical
Formato: CD
Registrato tra l’8 e il 12 giugno del 2020
a Beccult-Pöcking in Germania

Photo: Lena Wunderlich

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