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Firenze, Teatro del Maggio – Linda di Chamounix

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Nella stagione 2021/22 del Teatro del Maggio, accanto alle nuove produzioni, si susseguono le riprese degli spettacoli nati in periodo pandemico; così dopo il Così fan tutte di un mese fa, è il turno della più rara Linda di Chamounix, proposta lo scorso gennaio e vista solo in streaming sulla piattaforma digitale Takt1 (qui  la recensione). Si tratta di una novità per le stagioni del Maggio, dato che l’ultima esecuzione fiorentina risaliva al 1910 alla Pergola con Elvira De Hidalgo. Tale latitanza è segno di un mutamento di gusti generale nei confronti del genere semiserio, ma non è del tutto sintomatico della fortuna del titolo, che a ben guardare è apparso con una certa frequenza nei cartelloni europei del secondo dopoguerra: dalle recite napoletane dirette da Tullio Serafin sul finire degli anni ‘50, alle riprese divistiche per Edita Gruberova che quarant’anni dopo portò il titolo a Zurigo, Vienna e alla Scala; l’ultima importante coproduzione internazionale ha debuttato al Gran Teatre del Liceu di Barcellona nel 2011 (dove il cast era capeggiato da Diana Damrau e Juan Diego Flórez), ed è arrivata a Roma nel 2016. Non sarà quindi opera di repertorio in senso stretto, ma non è neanche totalmente dimenticata come altri lavori coevi di Donizetti.

Rimane anche stavolta il grande problema di come affrontare sulla scena il genere semiserio che tanto in voga andava a inizio Ottocento. Cesare Lievi firma uno spettacolo sostanzialmente funzionale. La regia risulta piuttosto curata ma anche molto prevedibile, tra giravolte di felicità della protagonista e pose che diventano talora stereotipate. Se la scenografia risulta alquanto spoglia, con degli onnipresenti tiranti d’acciaio stile stazione ferroviaria ottocentesca e un albero a simboleggiare il passaggio delle stagioni, le luci di Luigi Saccomandi rivitalizzano e danno profondità al tutto.

Più interessante risulta invece il versante musicale. Michele Gamba dirige dando grande risalto alle sonorità più classiche e quasi viennesi (l’opera ebbe la prima nel 1842 al Theater am Kärtnertor della capitale asburgica) che sono la vera cosa interessante nell’apparato musicale di quest’opera. Predilige tempi rapidi che talvolta vanno a scapito dei particolari, ma senza perdere mai i cantanti, i quali tuttavia risultano talvolta soverchiati da sonorità un po’ turgide. L’Orchestra del Maggio Musicale Fiorentino non pare in forma come altre volte e, nel primo atto, si notano scollamenti tra le varie sezioni. Inappuntabile è invece il coro preparato da Lorenzo Fratini, che brilla nello scambio di battute a inizio terzo atto, anche se la regia “pandemica” lo obbliga a stare fermo leggendo lo spartito.

Nel cast gli occhi sono tutti puntati su Jessica Pratt nel ruolo della protagonista. Parte un po’ di rimessa con una “tirolese” leggera, forse anche troppo, ma dopo l’intervallo decolla con una scena della pazzia veramente ben eseguita e un ultimo atto molto a fuoco sia vocalmente, con tutti i sovracuti e le agilità del caso, che interpretativamente, dato che il ruolo della savoiarda pare assai indicato per l’indole del soprano australiano. Giulio Pelligra è l’unico cambio di un cast sostanzialmente rimasto immutato rispetto alla versione vista in streaming a inizio anno. Il suo è un Carlo più battagliero che lirico, dal timbro schiettamente tenorile e di buon volume, anche se gli acuti estremi risultano quasi al limite, specialmente nei tentativi di smorzatura non facilissimi. Ripaga con un buon fraseggio e una buona espressività, ma questo coprotagonista amoroso non pare il suo ruolo ideale.
Teresa Iervolino è un Pierotto elegiaco, dalla voce non debordante ma omogenea. Vittorio Prato è un Antonio di bella voce e che sa dare i giusti accenti alla figura paterna, mentre Michele Pertusi delinea un Prefetto autorevole, ma umanissimo, dallo strumento vigoroso che sa piegarsi a tutte le inflessioni espressive richieste dal ruolo. Il loro duetto del primo atto è sicuramente uno dei momenti migliori della serata. Fabio Capitanucci riesce a dare il giusto spessore al Marchese di Boisfleury non indugiando in cachinni e destreggiandosi bene nel sillabato che punteggia questa parte. Chiudono il cast l’ottima Marina De Liso nel ruolo di Maddalena, la madre di Linda, e Antonio Garés quale puntuale Intendente del feudo.
Numeroso e partecipe, il pubblico della terza recita non perde occasione di applaudire a scena aperta, fino a decretare un buon successo finale, con punte di entusiasmo per Pertusi e Pratt. La sfida di un titolo così poco frequentato pare dunque vinta.

Teatro del Maggio – Stagione 2021/22
LINDA DI CHAMOUNIX
Melodramma semiserio in tre atti di Gaetano Rossi
Musica di Gaetano Donizetti
Edizione critica a cura di Gabriele Dotto

Linda Jessica Pratt
Pierotto Teresa Iervolino
Carlo Giulio Pelligra
Antonio Vittorio Prato
Maddalena Marina De Liso
Il Marchese di Boisfleury Fabio Capitanucci
Il prefetto Michele Pertusi
L’intendente del feudo Antonio Garés

Orchestra e Coro del Maggio Musicale Fiorentino
Maestro concertatore e direttore Michele Gamba
Maestro del coro Lorenzo Fratini
Regia Cesare Lievi
Scene e costumi Luigi Perego
Luci Luigi Saccomandi
Nuovo allestimento

Firenze, 30 settembre 2021

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