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Cremona, Monteverdi Festival 2021 – Recital di Jakub Józef Orliński

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Conclusione in grande stile per l’edizione 2021 del Monteverdi Festival, kermesse andata in scena con numerosi eventi dal 18 al 26 giugno. Sulle tavole del Teatro Ponchielli di Cremona brilla, infatti, una delle giovani voci barocche più in voga del momento, raramente esibitosi nel Belpaese: il controtenore Jakub Józef Orliński. Classe 1990, l’artista polacco unisce uno spiccato talento vocale e interpretativo a un’innegabile presenza scenica e a un aspetto piacente; per l’occasione, propone il concerto Facce d’amore, all’interno di una lunga tournée che farà tappa, nelle prossime settimane, a Lubiana, alla Galleria degli Specchi a Versailles, a Cracovia, Tolosa, Uzès, Montpellier, all’Innsbrucker Festwochen der Alten Musik e al Festival de Torroella in Spagna.

Il programma della serata trae spunto dall’omonimo album discografico pubblicato da Erato nel novembre 2019; in un viaggio temporale della durata di ottant’anni, in Facce d’amore Orliński ci mostra il prisma dell’amore nelle sue diverse sfumature e sfaccettature, dando voce a otto uomini tra loro distanti e differenti, dall’antichità classica all’universo picaresco e cavalleresco di Don Chisciotte. Dà vita, così, a una gustosa e raffinata raccolta di ritratti di innamorati nell’opera barocca, cantando spesso arie tratte da composizioni poco note, e sbalzando a tuttotondo i vari colori del sentimento amoroso, dalla gioia al dolore, dalla speranza alla follia.

A Cremona il controtenore si distingue per una vocalità di seducente tinta ambrata, polita e pura come una lastra di marmo e di buon volume, che corre con facilità nella sala del Ponchielli. Gli acuti risuonano luminosi e svettanti, i medi ben appoggiati ed emessi morbidamente, i gravi a fuoco e pieni; la dizione italiana risulta complessivamente curata, il legato è preciso. Si evidenziano, poi, una notevole dote attoriale e interpretativa e una propensione a intrattenere il pubblico con simpatia e schiettezza, servendosi anche di una recitazione ruspante e di una mimica facciale gigionesca, da performer a trecentosessanta gradi.

Apre il concerto “Erme e solinghe cime […] Lucidissima face” da La Calisto di Francesco Cavalli, in cui l’artista impersona il giovane pastore Endimione, anelante d’amore, con uno stile languido e carezzevole e una voce piegata in sonorità aeree e soffici. Segue il cammeo dell’imperatore Eliogabalo con “Chi scherza con Amor” dall’Eliogabalo di Giovanni Antonio Boretti del 1668, improntato a un gusto maggiormente vivace e sostenuto, contraddistinto da dirompenti e spericolati melismi vocali puntuti e nitidi. Sempre di Boretti canta con dolente candore, dopo la Sinfonia, l’aria “Crudo amor non hai pietà” dal Claudio Cesare, composta nel 1672. Il quarto ritratto è un omaggio al padrone di casa, Claudio Monteverdi, con la bellissima “E pur io torno” da L’incoronazione di Poppea, in cui il controtenore varsaviano delinea con delicatezza e languore l’innamoramento di Ottone, smorzando il proprio strumento in suoni dolci e di levigatezza immacolata, lavorando di cesello sulla parola. Un clima affranto, acuti squillanti e centri vellutati caratterizzano “Infelice mia costanza”, il lamento del pastore Aminta tratto dalla cantata del 1694 di Giovanni Bononcini La Costanza non gradita. Abbandonato momentaneamente il mondo dell’antichità classica e dell’Arcadia, Orliński veste i panni di Fernando dal Don Chisciotte in Sierra Morena di Francesco Bartolomeo Conti, risolvendo l’aria “Odio, vendetta, amore” con impeto battagliero e virtuosismi penetranti e intensi. Dal primo atto di Scipione il Giovane di Luca Antonio Predieri (1731) proviene “Finche salvo è l’amor suo”, dalla linea di canto maggiormente piana, in cui l’artista sfoggia messe di voce luminose e cristalline nonché una buona tenuta dei fiati e un ottimo legato. Un’agogica scattante contraddistingue, invece, “Che m’ami ti prega” dal Nerone di Giuseppe Maria Orlandini e Johann Mattheson, affrontato con piglio vigoroso, infiorettature argentine e brillanti, sciorinate con creatività e scioltezza, e note gravi di tinta baritonale. Terminato il programma ufficiale, Orliński si cimenta in tre bis: “Agitato da fiere tempeste” dal Riccardo primo, re d’Inghilterra di Georg Friedrich Händel, reso con baldanza pugnace e destrezza nella coloratura, e la riproposizione di “E pur io torno” e “Chi scherza con Amor”.

In questo viaggio il controtenore polacco è egregiamente accompagnato dall’orchestra su strumenti d’epoca Il Pomo d’Oro, fondata nel 2012 e oggi tra le più acclamate nei repertori barocco, classico e belcantistico; alla direzione e al clavicembalo troviamo il giovane Francesco Corti, dal 2019 direttore ospite principale dell’ensemble. Con gestualità ariosa ed elegante, Corti propende per una lettura fluida e, all’occorrenza, vibrante, ottenendo dalla compagine sonorità crepitanti e precise. Se l’accompagnamento al canto è puntuale e fantasioso, non privo di guizzi, nelle parti meramente orchestrali quali la Sinfonia da La Nemica d’Amore fatta amante di Bononcini, il “Ballo dei Bagatellieri” su musica di Nicola Matteis dalla tragicommedia del 1719 Don Chisciotte in Sierra Morena, il Concerto a 4 op. 1 n. 11 in do minore di Pietro Antonio Locatelli, si apprezzano pulizia di suono, lavoro di cesello e brio interpretativo. Da sottolineare come, durante il “Ballo dei Bagatellieri”, Orliński abbia eseguito con disinvoltura e prestanza fisica alcuni passi di danza (ricordiamo infatti che l’artista è anche ballerino di break-dance).
Accoglienza trionfale e prolungata da parte del pubblico presente in sala, rapito dalla freschezza e dall’arte – se vogliamo a tratti esuberante, ma pur sempre gradevole e sorretta da innegabile talento – del divo polacco.

Teatro Ponchielli – Monteverdi Festival 2021
FACCE D’AMORE
Musiche di Cavalli, Boretti, Monteverdi, Bononcini, Matteis,
Conti, Predieri, Locatelli, Orlandini, Mattheson

Il Pomo d’Oro
Direzione e cembalo Francesco Corti
Controtenore Jakub Józef Orliński
Cremona, 26 giugno 2021

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