Il brio di Gioachino Rossini inaugura la Stagione Notte 2021/2022 del Teatro Sociale di Como e quella del circuito di OperaLombardia. “Il canto delle balene”, questo il titolo della nuova stagione lariana, a evocare l’importante fase di transizione ecologica e la sensibilizzazione a una sostenibilità ambientale caldeggiate dal teatro comasco e dal suo nuovo presidente, Simona Roveda. Una svolta green percepibile anche visivamente da alcuni elementi quali il tappeto verde (e non più rosso) della passerella d’ingresso, le numerose piante nel foyer e in sala, e le innumerevoli sfumature di verde nelle mises delle signore: perché quest’anno si è deciso di tornare a celebrare la prima secondo la tradizione, come nell’era pre-Covid, con eleganza, abiti da sera, smoking e l’immancabile seta di Como. Una programmazione, quella del Sociale, che prevede, nei prossimi mesi, nomi del calibro di Isabella Ferrari, Giovanni Sollima, Anna Caterina Antonacci, Michele Placido, Pamela Villoresi, Emma Dante, e che si apre con una delle opere buffe del Pesarese più rappresentate al mondo, assente dalle tavole lariane dal 2011: Il barbiere di Siviglia.
Sul podio dell’Orchestra I Pomeriggi Musicali, il trentaduenne Jacopo Rivani propende per una lettura scattante, rapinosa e dall’agogica estremamente mutevole. Apprezzabili alcune scelte quali lo smorzamento di suono, nell’Ouverture o nel Finaletto II “Di sì felice innesto”, in sonorità soffici, nonché la varietà di dinamiche; eccessivamente vigorose e soverchianti le percussioni, prontamente risolti alcuni scollamenti tra buca e palcoscenico. Fantasiosi e nitidi gli interventi al fortepiano di Hana Lee.
Affiatato il cast, formato da giovani artisti selezionati da AsLiCo, alcuni dei quali vincitori e finalisti delle ultime edizioni del Concorso AsLiCo. Classe 1992, il baritono Gianni Giuga si distingue per uno strumento di buon volume, timbricamente chiaro e malleabile; il suo è un Figaro spiritoso e spavaldo, accattivante ma mai sopra le righe. Curato e sapido il fraseggio, efficace e coinvolgente la resa della celeberrima cavatina “Largo al factotum”, accolta da numerosi applausi a scena aperta. Il trentunenne mezzosoprano Chiara Tirotta veste con comodità ed effervescenza i panni di Rosina, grazie a una voce tornita di seducente tinta ambrata, emessa con morbidezza, a una recitazione spigliata e smaliziata e a una musicalità rifinita. Nella cavatina “Una voce poco fa” sfoggia acuti luminosi, svettanti e scioltezza nei virtuosismi. Il tenore Matteo Roma (classe 1994) è un conte d’Almaviva squillante e garbato, encomiabile per stile e timbratura, dalla linea di canto sfumata e da una buona padronanza delle coloriture. Sin dalla cavatina “Ecco, ridente in cielo” e nella canzone “Se il mio nome saper voi bramate” brilla per il metallo lucente del registro acuto, nonché per la lodevole tenuta dei fiati e per l’emissione immacolata.
Il trentatreenne Diego Savini impersona con convinzione e sicurezza il burbero Bartolo. La sua vocalità baritonale risuona robusta e duttile, omogenea e sorretta da una tecnica ferrea; pregnante l’aria “A un dottor della mia sorte”, caratterizzata da un sillabato preciso e fluido e da un fraseggiare dovizioso di inflessioni. Il ventinovenne basso-baritono Alberto Comes è un Basilio sonoro e dalla voce sufficientemente scura e profonda, scenicamente signorile, autoritario e mellifluo, come dimostrato a partire dall’aria “La calunnia è un venticello”. Mercuriale e puntuta la Berta del soprano rumeno Tiberia Monica Naghi, abbastanza omogenea vocalmente e disinvolta in scena; deliziosa la resa dell’aria “Il vecchiotto cerca moglie”. Puntuale il Fiorello di Pierpaolo Martella; perfettibile Pietro Miedico, Un ufficiale.
Come sempre incisivi ed espressivi gli interventi del Coro OperaLombardia, guidato sapientemente da Massimo Fiocchi Malaspina.
La produzione è firmata interamente da Ivan Stefanutti, coprodotta con i Teatri di OperaLombardia (dove verrà proposta nelle prossime settimane) e lo Shangai Conservatory of Music. Con l’assistenza di Filippo Tadolini, il regista dà vita a uno spettacolo dark e divertente, senza mai calcare la mano, insistendo su di un gradevole black humour con trovate spiritose e per nulla grossolane (una fra tutte: Rosina che infilza con gli spilli una bambolina voodoo di Bartolo mentre canta “Una voce poco fa” e lancia freccette contro un bersaglio con il ritratto del tutore). La vicenda è ambientata in una Siviglia notturna e misteriosa, sinistra e inquietante, popolata di ombre e di quattro insinuanti gatti neri, impersonati validamente da figuranti. Le architetture della città sono incombenti e tetre, ravvivate da minacciose gargolle dall’aspetto animalesco e da un orologio sormontato da un drago; l’interno del palazzo di Bartolo presenta poltrone in pelle, teste di cervi imbalsamati e un massiccio camino. I personaggi risultano caratterizzati con gusto ed estro: Figaro è un losco e furtivo barbiere che gira di notte per Siviglia, portando con sé un rasoio e due sacchi pieni di capelli; Bartolo è uno scienziato dilettante ed enigmatico, che sperimenta con alambicchi, ampolle e una lampada al plasma; Berta è una governante arcigna e rigida, con il vizio dell’alcool e del fumo, intenta ad aggirarsi per la casa con un’accetta e uno strofinaccio sporco di sangue; Ambrogio è un esperimento mal riuscito dello pseudo-scienziato Bartolo, una creatura imponente e bonacciona, simile a un grande peluche che ispira tenerezza (e qui interpretato con ironia dall’attore Federico Pinna). Alla buona riuscita dello spettacolo concorrono anche i costumi dettagliati e variopinti realizzati da Stefanutti con l’aiuto di Stefano Nicolao, di taglio tardo-ottocentesco e rimandanti ad atmosfere alla Tim Burton, e le magiche e icastiche luci di Fiammetta Baldiserri (con l’assistenza di Gianni Bertoli).
Teatro esaurito (nelle limitazioni di capienza imposte dalla pandemia tuttora in corso) e calorosa e partecipe accoglienza di pubblico, con festanti applausi in particolare per Giuga, Tirotta, Roma e Savini. Dalla sera dell’inaugurazione della stagione, e fino al 24 ottobre, è inoltre possibile visitare gratuitamente, presso la Sala Pasta adiacente al foyer del Sociale, la piccola mostra Danza di ombre e Balene dell’eclettico artista campano, di adozione comasca, Nicola Salvatore, che quest’anno ha spento settanta candeline: una suggestiva esposizione di balene in metallo cromato specchiante, allegoria (secondo Salvatore) di ricerca interiore e delle nostre inquietudini. L’esibizione è impreziosita da un’illuminazione vibrante e da toccanti suoni registrati: il canto delle balene, appunto.
Teatro Sociale – Stagione 2021/22
IL BARBIERE DI SIVIGLIA
Dramma comico in due atti su musica di Gioachino Rossini
Libretto di Cesare Sterbini dalla commedia Le barbier de Séville
di Pierre-Augustin Caron de Beaumarchais
Il conte d’Almaviva Matteo Roma
Bartolo Diego Savini
Rosina Chiara Tirotta
Figaro Gianni Giuga
Basilio Alberto Comes
Fiorello Pierpaolo Martella
Berta Tiberia Monica Naghi
Ambrogio Federico Pinna
Ufficiale Pietro Miedico
Orchestra I Pomeriggi Musicali di Milano
Coro OperaLombardia
Direttore Jacopo Rivani
Maestro del coro Massimo Fiocchi Malaspina
Maestro al fortepiano Hana Lee
Regia, scene e costumi Ivan Stefanutti
Luci Fiammetta Baldiserri
Assistente alla regia e alle scene Filippo Tadolini
Assistente ai costumi Stefano Nicolao
Assistente alle luci Gianni Bertoli
Nuovo allestimento Teatri di OperaLombardia
in coproduzione con Shanghai Conservatory of Music
Como, 23 settembre 2021