Alla fine, si è perso il conto dei do di petto. John Osborne, Tonio ne La fille du régiment in scena al festival Donizetti Opera, moltiplica con spavalderia gli acuti nella sua celebre aria, provocando una reazione entusiastica del pubblico, che chiede – e ottiene – il bis. L’originale allestimento firmato per la regia da Luis Ernesto Doñas ha trasposto la vicenda dalla Francia ottocentesca alla Cuba post-rivoluzionaria. E proprio a Cuba, il cui Teatro Lirico Nacional è partner nella produzione, ha già debuttato con successo. Una scelta che sulla carta si poteva rivelare ben più provocatoria, ma che invece – registicamente parlando – scorre sui binari di una simpatica convenzionalità, se non per la presenza, in qualche momento dello spettacolo, di un agile percussionista cubano (Ernesto Lopez Maturell). La dimensione puramente visiva risulta invece decisamente gradevole. E questo, grazie soprattutto alle scene di Angelo Sala e ai costumi di Maykel Martinez: le prime riprendono l’universo poetico, colorato e pop, di Raul Martinez, artista cubano scomodo, che ha narrato la Rivoluzione in contrasto con le direttive del regime. Un mondo per i giovani, il suo, quindi destinato ai protagonisti e ai soldati che tuttavia, qui non sono armati di fucile ma, significativamente, di pennelli. Colorano il loro universo, in contrapposizione al bianco e nero di scene e costumi che invece caratterizzano la marchesa di Berkenfield e il suo seguito. “Contro il grigiore del mondo passato – spiega il regista -, la vera rivoluzione è quella artistica”. E non possiamo che essere d’accordo.
Colori, dunque, sul palco, ma anche in orchestra, ricca di chiaroscuri cromatici: il giovane Michele Spotti trova un pregevole equilibro tra la corda sentimentale e la irresistibile vitalità ritmica di una partitura invero singolare, eseguita in versione integrale.
Del successo di John Osborne abbiamo detto. Qui ci preme aggiungere che il suo Tonio sprizza giovinezza ed entusiasmo da tutti i pori, con una voce chiara e duttile, piegata a un’espressività che sa anche essere sognante e lirica, come nell’aria “Pour me rapporcher de Marie”, rifinita al cesello. Marie è Sara Blanch e la sua interpretazione brilla per musicalità, cura nel fraseggio e precisione nel canto, sia nell’espansione sentimentale che nel brio scatenato: la voce è luminosa e di bel colore, anche se non grandissima, il personaggio assolutamente convincente.
Il Sulpice di Paolo Bordogna è semplicemente perfetto per bellezza di voce, morbida e ben emessa, e finezza di interprete, mai sopra le righe. Cosa che invece è la Marquise di Adriana Bignagni Lesca, ma in questo caso si tratta di una scelta azzeccata, tanto più che la cantante vanta uno strumento notevole per colore e timbro, nonché una importante presenza scenica. Completano il cast l’esuberante Duchesse de Krakenthorp di Cristina Bugatty, lo scuro Haris Adrianos (Hortensius), Adolfo Corrado (un caporal) e l’ottimo Andrea Civetta (un paysan). Eccellente la prestazione del Coro dell’Accademia della Scala, diretto da Salvo Sgrò.
Donizetti Opera 2021
LA FILLE DU RÉGIMENT
Opéra-comique in due atti di Jean-François-Alfred Bayard
e Jules-Henri Vernoy de Saint-Georges
Musica di Gaetano Donizetti
La Marquise de Berkenfield Adriana Bignagni Lesca
Sulpice Paolo Bordogna
Tonio John Osborn
Marie Sara Blanch
La Duchesse de Krakenthorp Cristina Bugatty
Hortensius Haris Andrianos
Un caporal Adolfo Corrado
Un paysan Andrea Civetta
Orchestra Donizetti Opera
Coro dell’Accademia Teatro alla Scala
Direttore Michele Spotti
Maestro del coro Salvo Sgrò
Percussioni Ernesto López Maturell
Regia Luis Ernesto Doñas
Scene Angelo Sala
Costumi Maykel Martínez
Coreografie Laura Domingo
Lighting design Fiammetta Baldiserri
Drammaturgo Stefano Simone Pintor
Nuovo allestimento della Fondazione Teatro Donizetti
in coproduzione con il Teatro Lírico Nacional de Cuba
Bergamo, Teatro Donizetti, 21 novembre 2021