Dopo un album di successo uscito nel 2019 e dedicato al duello londinese tra Händel e Porpora, il mezzosoprano piacentino Giuseppina Bridelli, nome di punta della nuova generazione di talenti del barocco italiano, è protagonista di un nuovo progetto discografico dal titolo Appena chiudo gli occhi, pubblicato di recente dall’etichetta Arcana. La registrazione è dedicata alla cantate da camera per voce sola, violino e basso continuo composte da Alessandro Scarlatti (1660-1725) e Antonio Caldara (1670-1736) a cui viene affiancata una composizione strumentale di Giuseppe Valentini (1681-1753), registrata per la prima volta in disco. Per l’occasione, Bridelli è accompagnata dal Quartetto Vanvitelli, un complesso barocco tutto italiano che si è già distinto in termini di discografia grazie a due incisioni edite da Arcana e dedicate alle sonate di Michele Mascitti, violinista della scuola napoletana.
Scarlatti e Caldara dunque sono al centro dell’incisione. Non è un accostamento casuale, come spiega con chiarezza Arnaldo Morelli nelle note introduttive all’album. In entrambi i casi infatti si tratta di compositori estremamente prolifici che hanno lasciato ai posteri una produzione sconfinata ancora in attesa di catalogazione definitiva, tra opere, oratori, musica sacra e cantate barocche sacre e profane. Parlando proprio di cantate, sono circa ottocento quelle composte da Scarlatti padre e trecento quelle riconducibili a Caldara. I due giganti del barocco italiano sono stati entrambi richiestissimi nelle capitali musicali dell’epoca, soprattutto Roma, dove i loro rispettivi percorsi si sono incrociati, seppur di sfuggita, in due occasioni distinte nel 1705 e 1708. Un altro elemento in comune su cui viene posta l’attenzione in questa registrazione è la scelta di avvalersi di un organico ridotto per le cantate e nella fattispecie quella di affiancare la voce sola al violino, su una base di continuo, ma con una scrittura molto variegata: una scelta per la realtà non frequente all’epoca ma al contempo di spessore musicale in quanto questi brani dimostrano un’attenzione alla melodia e agli intrecci contrappuntistici tra voce e violino, due coprotagonisti in una sorta di gioco alla pari.
L’incisione conferma alcune delle doti vocali e musicali per cui il mezzosoprano italiano si è distinta negli ultimi anni su diversi palcoscenici europei, tanto da farne un nome ormai affermato nel repertorio barocco. Anche in questa sede Bridelli sfoggia un timbro rotondo e duttile che sa essere luminoso ma anche chiaroscurato all’occorrenza. Emette i suoni in maniera complessivamente omogenea su tutta la gamma dando il meglio di sé al centro e in acuto, mentre nei gravi si dimostra più cauta ma comunque abile nel tenersi lontana da effetti artificiosi. Per portare in vita queste cantate serve poi la capacità di articolare con chiarezza la parola in musica, oltre all’inventiva di fraseggio e Bridelli riesce decisamente bene in questo. Si dimostra poi musicale ed espressiva senza essere mai fuori dalle righe o eccessivamente leziosa. Canta con fluidità e rimane sempre credibile e pertinente stilisticamente, anche quando deve incastonare le fioriture, sempre corrette e mai nervosamente meccaniche. Bridelli sfoggia poi una dizione apprezzabile sottolineando le parole chiave di ciascun brano, mentre i recitativi hanno sempre peso drammatico.
Sono quattro le cantate incise in questo cd, due per autore. Scarlatti apre e chiude l’incisione, rispettivamente con Dove fuggo? A che penso? e Appena chiudo gli occhi, che dà anche il nome all’album. La prima vede Bridelli calarsi nei panni della pastorella Clori, che in preda alla disperazione per un tradimento subito, trova rifugio in una caverna per placare il suo tormento. La cantata include quattro brevi arie, tutte deliziosamente raffinate ma è interessante menzionarne una in particolare, “Povera Clori” dove l’eco prodotto dalla caverna alle invocazioni della pastorella viene abilmente imitato dal suono fuori campo del violino.
In Appena chiudo gli occhi una donna implora il dolce sonno di non farle sognare la “cagion” del suo dolore, ovvero l’amato Fileno. La cantata è composta da una sinfonia iniziale in due movimenti, due arie e due recitativi. In “Dolce sonno” Bridelli modula abilmente lunghi fiati e gestisce sapientemente le dinamiche regalando un fraseggio pieno di sfumature che coglie il carattere patetico e affranto dell’aria. In “Amico sonno”, il mezzosoprano scandisce efficacemente un canto ritmato dal carattere più agitato, senza trascurare le sfumature del testo e incastonando con precisione gruppetti di fioriture.
Di Caldara invece vengono proposte Vicino a un rivoletto e Innocente cor mio. La prima cantata, sempre con due arie, ha per protagonista Coriolano re di Mauritania, in preda al tormento amoroso scatenato dall’infedele Cleopatra. Nella prima aria, dal titolo “Zeffiretto amorosetto” violino e voce si sfidano a colpi di fioriture, trilli ed effetti a richiamo, mentre nella seconda “Ahimé, sento il mio core” Bridelli si abbandona a un canto languido e dolente con l’accompagnamento obbligato del violoncello su un letto di suono magicamente ovattato prodotto dall’organo positivo. Innocente cor mio è una cantata del 1719, dedicata al principe Federico Augusto di Sassonia. Bridelli si dimostra ancora una volta molto musicale ed espressiva e abile nei gestire i virtuosismi (si ascolti a proposito il da capo di “Non fidarti e non scherzare”).
Quartetto Vanvitelli – formato da Gian Andrea Guerra al violino, Nicola Brovelli al violoncello, Mauro Pinciaroli all’arciliuto e Luigi Accardo al clavicembalo e organo positivo – fornisce un accompagnamento impeccabile, tutto volto alla ricerca del dettaglio, del giusto accento stilistico e dell’atmosfera più consona a ogni testo. I quattro, tutti musicisti di qualità, non fanno certo rimpiangere la mancanza di un organico più nutrito, attribuendo un senso musicale a tutto quello che interpretano e riuscendo a essere sempre presenti con un suono ricco, avvolgente e dalle mille sfumature. Un ruolo di primo piano lo ha sicuramente il violino, ugualmente efficace nei recitativi accompagnati così come nelle introduzioni, nei soli e nei momenti di dialogo con la voce. Il complesso barocco trova anche uno spazio tutto suo con l’esecuzione dell’Allettamento da camera in re minore Op. 8 n.1 di Giuseppe Valentini, in cinque movimenti. Gian Andrea Guerra al violino è estroso nei movimenti concitati ma spicca soprattutto per musicalità nell’Andante affettuoso iniziale dove conduce la frase con gusto, eleganza d’accento e purezza di intonazione. Ritmo, melodia ed espressione sono decisamente nel sangue di questa formazione, in un delizioso equilibrio che è reso tale anche dal supporto puntuale del clavicembalo, dalla misurata eleganza dell’arciliuto e dal calore del violoncello.
In conclusione, ancora una volta Arcana confeziona un prodotto serio e di qualità, con talenti tutti italiani e un programma che, anche se di nicchia, possiede forza e immediatezza comunicativa. La registrazione non mancherà certo di incontrare i favori degli amanti del barocco, quello di qualità. Ascolto vivamente consigliato.
APPENA CHIUDO GLI OCCHI
Giuseppina Bridelli mezzosoprano
Quartetto Vanvitelli
Etichetta: Arcana/Outhere Music
Formato: CD
Registrazione effettuata tra il 29 giugno e il 4 luglio 2020
presso la Chiesa di San Paolo di Mezzano Scotti (Piacenza)