L’opera teatrale, in prosa o musica, vista alla televisione, comodamente seduti nella nostra poltrona, perde una parte essenziale della propria natura. È vero che “teatro” è il luogo in cui io guardo, e in tal senso anche il salotto di casa può esserlo; ma non dimentichiamo che è un luogo che vive di riflessi e finzioni: guardo ma vengo guardato al tempo stesso, sia da chi, sul palco, finge di ignorarmi, sia da chi, come me, osserva quanto sulla scena avviene. Le relazioni che si instaurano in questo luogo sono molteplici quante le realtà e le finzioni che in esso coesistono, l’una proiezione dell’altra. L’effetto 3D che il cinema simula con degli occhialini era già noto, ante litteram, ai Greci che il teatro hanno creato. L’essere in un medesimo ambiente spettatori con altri uomini del tutto simili a noi, anche per posizione nel luogo-teatro, ed essere al tempo stesso personaggi, nell’immedesimazione di noi stessi in quelli che vediamo agiti sulla scena, e pertanto attori che agiscono, è la magia inquietante e affascinante che un televisore non può restituire nella sua pienezza.
Perché questa premessa? Da un lato, perché ho sempre gradito poco l’opera in televisione, per quanto ne sia un fruitore, dall’altro perché questa situazione tutta particolare e schizofrenica, in qualche modo, si addice alla bellissima edizione di Jakob Lenz di Wolfgang Rihm che la Alpha pubblica in DVD.
Jakob Lenz, composta fra il 1977 e il 1978 fu rappresentata per la prima volta ad Amburgo l’8 Marzo 1979 e ottenne un grande successo attirando l’attenzione della critica internazionale. Tratta da una novella di Büchner, condivide con il Wozzeck le atmosfere cupe e alienate, eppure ha una identità propria, una cifra stilistica assolutamente personale e riconoscibile, che vive nel proprio tempo portando tuttavia con sé echi e richiami a Bach, Mozart, Schubert, lo stesso Berg, la musica delle avanguardie nel Novecento in un sincretismo di grande fascino che non lascia spazio a cadute di tensione o pagine di scarso interesse. Si tratta di un’opera da camera per tre voci maschili soliste, coro madrigalistico di 6 voci (2 soprani, 2 mezzosoprani e due bassi), e piccola orchestra formata da tre violoncelli, 6 fiati, una tromba, un trombone e un clavicembalo. Michael Fröling, autore del libretto, divide in 12 brevi scene più una finale (come si vede il numero 3 è il perno intorno a cui ruota e su cui si regge la vicenda e la partitura, che infatti comincia e si conclude con l’accordo si-fa-solb) la storia del poeta Jakob Lenz, nato nell’attuale Lettonia nel 1751 e trovano morto in strada a Mosca nel 1792. Lenz studiò da giovane teologia, ma si dedicò presto alla letteratura diventando anche amico di Goethe e innamorandosi di un amore infelice di Friederike Brion che era stata abbandonata dallo stesso Goethe. La sua esistenza fu segnata da gravi problemi di salute mentale che peggiorarono progressivamente negli anni della frequentazione con il pastore Johann Oberlin e con quel Christoph Kaufmann (entrambi personaggio dell’opera), farmacista, intellettuale, cofondatore della Confraternita di Strasburgo e promotore di uno stile di vita basato su lavoro fisico e dieta vegetariana, passato alla storia per avere suggerito a Klinger il titolo per il testo Sturm und Drang, destinato a segnare un’intera epoca ed estetica letteraria sfociata poi nel romanticismo. L’opera dunque ci presenta frammenti della progressiva follia di Lenz, costantemente perseguitato dalle voci (i sei coristi) che riecheggiano nella sua mente, ora in nenie dal sapore madrigalistico o memori dello stile della cantate di Bach, ora in suoni e parole ripetute in ritmi martellanti: quello a cui assistiamo è la caleidoscopica riproduzione della schizofrenia di Lenz che contempla se stesso nella realtà, che per lui è follia, e nella propria pazzia che è la sua vera realtà: come dice Oberlin, è come se la sua anima fosse divisa in due parti e una cercasse di salvare l’altra. Il mito platonico dei due cavalli che trainano la nostra anima, uno verso l’alto, l’altro verso in basso, rivive qui nella dicotomia dello spirito del poeta lacerato fra teologia e pertanto oppresso dalla figura paterna che non gli perdonò l’aver abbandonato gli studi per la letteratura e l’amore terreno per Friedericke, che egli vede costantemente morta o riflessa nel cadavere di una bambina a cui invano impone, ricordandosi del suo Dio, “alzati e cammina”. Accanto a lui Oberlin è una figura pietosa che cerca di aiutarlo e placare il suo costante delirio; più inquietante Kaufmann, sorta di beffardo e sadico Capitano del Wozzeck di Berg: nell’ultima scena li vediamo allontanarsi mentre Lenz, in camicia di forza, si distacca completamente dal loro mondo, sprofondando nel suo delirio.
Va reso merito all’Apha di avere pubblicato questo DVD: innanzitutto perché permette di vedere un’opera di rara esecuzione a cui difficilmente potremmo immaginare di assistere in teatro; in secondo luogo perché fissa in DVD un’esecuzione di altissimo livello dal punto di vista musicale e una realizzazione scenica di raro impatto, che, a rischio di contraddirmi, si mantiene vivo anche attraverso il medium televisivo; ultimo proprio perché la ripresa riesce a equilibrare la dimensione del teatro con le necessità dello schermo.
La ripresa è stata fatta nel marzo 2015 a Le Monnaie/de Munt, Brussels e testimonia del bellissimo e intenso allestimento con la regia di Andrea Breth, le scene di Martin Zehetgruber, i costumi di Eva Dessecker e le luci di Aleander Koppelmann. La drammaturgia di Serbio Morabito riscrive in parte il libretto, relativamente all’azione collocata tutta in spazi cupi, in cui dominano alcuni elementi chiave: un grande masso e un cubo di ghiaccio che richiamano le montagne fra cui Lenz si muove nella prima, settima, nona e undicesima scena; l’acqua in cui egli si immerge e prende un bagno, ma anche simbolo essenziale che rimanda tanto al femminile che alla vita stessa; un tavolo rovesciato e una libreria vuota in cui, sdraiato fra le mensole presso un busto di Goethe, Lenz canta come sepolto in una bara. La regia di Breth è impeccabile nelle suggestioni che è capace di evocare, nel pathos e nella pietà che suscita: basta come unico esempio la splendida scena in cui le voci che incitano il protagonista al suicidio: esse si manifestano nei corifei recanti una grande croce lignea che impongono sulle spalle del poeta, il quale la trascina fino ad accasciarsi in grembo ad Oderlin che, seduto in abito nero di donna, legge il messale e accoglie il folle morente in una grottesca rivisitazione della pietà del Michelangelo, folle, dissacrante eppure non meno potente.
Superlativo, non troverei altro termine, per definire il cast, a partire dall’eccellente Lenz di Georg Nigl, baritono, capace di passare con estrema naturalezza e senza soluzione di continuità dallo Sprechgesang al canto liederistico, dal registro basso a quello in falsetto mantenendo un pieno controllo della voce e della linea melodica, se possiamo definirla in questi termini. Non da meno il bass-bariton Henry Waddington nella parte di Oberlin, profondamente umano, tanto nel suo slancio salvifico che nella sua finale resa e il tenore John Graham-Hall nel ruolo di Kaufmann, algido, ironico, sbeffeggiatore. Merita ricordare per l’importante apporto alla resa musicale i singoli coristi, Irma Mihelič, Olga Heikkilä, Maria Fiselier, Stine Marie Fischer, Dominic Grosse, Eric Ander e il coro di voci bianche con Nicolo Terruso, Boyan Delattre, Mathieu Goldfeld, Pierrick Dossin, Aulis Caròla e Axel Lemineur.
L’ottima La Monnaie Symphony Orchestra è diretta magistralmente da Frank Ollu che sa infondere alla partitura il giusto ritmo narrativo, tanto più difficile da trovare, credo, in un’opera di questo genere, apparentemente tanto frammentata eppure così chiaramente coesa nei suoi sfaccettati rimandi, arricchendola di colori intensi ed evanescenti che valorizzano le capacità dei singoli strumentisti.
Wolfgang Rihm
JAKOB LENZ
Libretto di Michael Fröling
Lenz Georg Nigl
Oberlin Henry Waddington
Kaufmann John Graham-Hall
Orchestra Sinfonica di La Monnaie
Direttore Franck Ollu
Regia Andrea Breth
Scene Martin Zehetgruber
Costumi Eva Dessecker
Luci Aleander Koppelmann
Drammaturgia Serbio Morabito
Regia della ripresa Myriam Hoyer
Etichetta: Alpha
Formato: DVD