Chiudi

Rai5: dal San Carlo di Napoli “Carmen” diretta da Zubin Mehta

Condivisioni

Il viaggio di Rai Cultura fra i teatri lirici italiani si conclude con il Teatro San Carlo di Napoli e la Carmen di Georges Bizet – in onda domenica 25 ottobre alle 10.00 su Rai5 – diretta da Zubin Mehta e con la regia di Daniele Finzi Pasca nel 2015, in occasione dell’apertura di stagione. Le coreografie sono di Maria Bonzanigo e i costumi di Giovanna Buzzi. Carmen è interpretata dal mezzosoprano Marìa José Montiel, Eleonora Buratto veste i panni di Micaëla, Brian Jagde è Don José, mentre Kostas Smoriginas incarna il torero Escamillo. Proponiamo qui la recensione di Paola De Simone

Partiamo dai dissensi piovuti al termine per lo più dal loggione e dalle file in alto sulla testa del regista Daniele Finzi Pasca. Che la Carmen allestita al Teatro San Carlo dal fantasista svizzero fosse altra cosa, rispetto alla tradizione che il mito lussureggiante della sigaraia seduttrice ha dalla sua prima rappresentazione parigina sin qui tracciato nell’immaginario collettivo, era cosa intuibile e già ben nota: una lettura stilizzata e moderna, affidata all’effetto luce, in bilico fra realtà e sogno. Pertanto, intenta a cogliere più che a rappresentare l’essenza dei personaggi e della stessa azione in scena, svelandone la fragilità e l’universalità al contempo, con soluzioni minimal di massimo impatto visivo grazie alle visioni sceniche di Hugo Gargiulo unitamente alle invenzioni luministiche di Finzi Pasca e Alexis Bowles.

Splendida nell’Atto I la piazza di Siviglia appena evocata e intersecata alle tradizioni di tanti paesi del Sud, Piedigrotta compresa, attraverso quelle luminarie ad arco dal significato ambivalente, ossia di porte della città quanto di festa, accanto a un’interessante gestione delle masse ora centripeta, ora in linea estraniata, giudiziale e distante. Il tutto color albicocca. Poi l’Atto II che, giocato sul bianco e su strutture a metà strada fra i merletti spagnoli e le architetture moresche, mirava dritto all’antinomia fra libertà e legacci delle passione. Niente rocce e luoghi pittoreschi o selvaggi nel successivo Atto notturno, ma solo una grande luna di lampadine sul blu fondente dello sfondo. Quindi, lo scambio di merce fra i contrabbandieri e quel piccolo capolavoro nel capolavoro che è l’aria di Micaëla “Je dis que rienne m’épouvante”, l’unico momento sonoramente e meritatamente applaudito a scena aperta. Infine la parata colorata e spettacolare che porta in trionfo il torero Escamillo per poi chiudere sull’efferato femminicidio passionale. Giusto un paio di brutti difetti, a nostro avviso: l’eccessiva insistenza sulle barre di luce quale medium di continua censura agli istinti libertari di Carmen e gli scarsi effetti del lavoro registico sulla sensualità della protagonista.

A meritare i buh indirizzati a Finzi Pasca sarebbe stata piuttosto il mezzosoprano María José Montiel che, per quanto alla sua centesima interpretazione nel ruolo del titolo, a dispetto di un volume notevole e di una spiccata cura nei colori, accusa soprattutto nell’atto d’apertura una fastidiosa ovattatura del timbro, vistosi ritardi metrici, acuti troppo spesso lanciati a caso e una rigidità d’intonazione, in special modo in zona grave, che fa il paio con un impaccio nei movimenti e negli accenni coreutici certamente poco ideali per sedurre a colpo ogni uomo incontrato. Viceversa, balzata al primo posto nella classifica delle voci è Eleonora Buratto, soprano dalla voce d’incanto per Micaëla: intensa, intonatissima, tecnicamente salda, legato spettacolare, acuti dolci e centrati. Interessante il colore di entrambe le voci maschili, Brian Jagde per Don José e Kostas Smoriginas per Escamillo, anche quelle però da limare qua e là. Brave Frasquita e Mercédès rispettivamente affidate a Sandra Pastrana e alla versatile Giuseppina Bridelli, buone le prove di Fabio Previati (Le Dancaïre), Roberto Accurso (Moralés) e degli altri comprimari.
Assai pregevoli, nel complesso, gli interventi del Coro di Voci bianche e del Coro misto della Fondazione, rispettivamente preparati da Stefania Rinaldi e da Marco Faelli, delle ballerine della Compagnia di Balletto del Teatro e dei mimi della Compagnia Finzi Pasca, diretti da Maria Bonzanigo.
Grande eleganza e scelta rara di tempi e dinamiche, infine, sono garantite dal magnifico Zubin Mehta che, alla testa di un’Orchestra ben attenta e sollecita, si conferma fra i massimi direttori del secolo Ventesimo e dei nostri giorni.

image_print
Connessi all'Opera - Tutti i diritti riservati / Sullo sfondo: National Centre for the Performing Arts, Pechino