«Destino maledetto, | non ce la puoi ficcare, | e tutti, a tuo dispetto, | andiamo a giubilar.» Lo affermano tutti insieme, i quattordici protagonisti del Viaggio a Reims di Gioachino Rossini, bloccati nella cittadina della Marna e impossibilitati a raggiungere la capitale francese per l’incoronazione di Carlo X. Ad ascoltarlo oggi, l’ironico grido di dolore di questo gruppo di aristocratici europei, ansiosi di prendere parte all’evento dell’anno, sembra quasi inverosimile: di Viaggi, infatti, il Rossini Opera Festival di Pesaro ne ha prodotto almeno uno all’anno, dall’ormai lontano 2001, ma mai – come in questo caso – per un’edizione ‘a porte chiuse’, per il felice ritorno dell’ormai storico spettacolo di Emilio Sagi tra le mura del Teatro Rossini: occasione propizia, ancora una volta, per apprezzare sfumature e potenzialità di un titolo che, ormai, figura tra i capolavori del Pesarese.
Si tratta, com’è ormai noto, dello spettacolo che conclude il percorso di perfezionamento degli allievi dell’Accademia Rossiniana “Alberto Zedda”: giunta a conclusione, quest’anno, con alcuni mesi di ritardo, per le ben note vicissitudini internazionali, e con il ritorno di alcuni ex-allievi, chiamati a rimpolpare le fila per l’esecuzione di questa partitura monstre, autentica parata di stelle scritturate dal Théâtre Italien nel 1825. Fresca e sempre godibile, la produzione del regista spagnolo – sulla quale ci si è soffermati varie volte, anche su queste colonne, fino all’estate scorsa, e che in questa occasione è stata ripresa grazie alle solerti cure di Matteo Anselmi – si è riconfermata particolarmente indicata per mettere in luce il talento di questi giovani artisti, assicurando una cornice garbatamente atemporale per un’opera che, nel corso degli anni, è ormai diventata una sorta di graduation show, al termine di un piccolo ma significativo “viaggio” di formazione.
Dedicata alla memoria della costumista Pepa Ojanguren, scomparsa nell’agosto scorso, l’annata 2020 dell’Accademia viene tenuta a battesimo dalla bacchetta di Alessandro Cadario, giovane ma già sperimentata, non nuova ai cimenti rossiniani. Non fosse per qualche ‘gioioso’ clangore di troppo, dirige l’opera con esemplare chiarezza, articolazioni ampie e sempre morbide, bel senso del ritmo teatrale: preoccupandosi di assecondare il canto – secondo un approccio sempre essenziale, nel teatro musicale, ma qui fondamentale, trattandosi di giovani di non sempre sperimentata tenuta vocale. Certo la fedelissima e collaudata Orchestra Sinfonica G. Rossini potrebbe forse procedere in automatico, tali e tante sono ormai le produzioni del Viaggio a Reims a cui ha preso parte, ma proprio per questo appare encomiabile, in una prova caratterizzata da quell’altissima routine che coincide con sicurezza, affidabilità, inattaccabile professionalità: su tutti l’eccellente primo flauto di Elena Giri, nell’ormai attesissima introduzione concertante alla grande Aria di Lord Sidney, mentre il continuo viene assicurato da Rubén Sánchez-Vieco con accorta, spigliata fluidità narrativa.
La decisione di trasmettere in streaming lo spettacolo (qui il link per la visione su YouTube), purtroppo, non sempre aiuta la compagnia di canto: il microfono, si sa, è spesso impietoso nel sottolineare mende che, dal vivo, passerebbero in secondo piano; e forse il tempo è stato tiranno – come le avverse condizioni ambientali generali – per assicurare il necessario approfondimento dell’impervia, pericolosissima partitura rossiniana. C’è, forse, da apprezzare la generale omogeneità di tono e la salda tenuta dell’assieme: magari carente di prove solistiche d’eccezione, che francamente si aspettano invano nel corso dello spettacolo. In attesa di prove d’appello, conviene allora sottolineare che, al momento, sono realmente convincenti l’accattivante, svettante Contessa di Folleville di Patricia Calvache e l’autorevole, sonoro Barone di Trombonok di Lorenzo Grante, il puntuale Alvaro di Alberto Bonifazio, il corretto Prudenzio di Alan Starovoitov e, nel triplice ruolo di Luigino, Zefirino e Gelsomino, uno squillante Christian Collia. Meritano una prova d’appello i due tenori, Francisco Brito, Belfiore dal timbro non proprio seducente ma stilisticamente maturo; mentre il promettente Matteo Roma, che aveva (s)vestito i panni del collega l’estate scorsa, si è cimentato con l’impervia tessitura da contraltino del Conte di Libenskof, in una sfida al momento azzardata.
Nel comparto femminile, la Corinna di Lara Lagni al momento abbonda di zenzero, che pericolosamente prevale sul miele, mentre Michela Guarrera ancora fatica con la coloratura di Madama Cortese; decisamente sfocata, invece, la Melibea di Nutsa Zakaidze. Tra i bassi, Nicola Ciancio è un problematico Sidney, che potrà affrontare una volta risolti i problemi di intonazione, mentre a Gianni Giuga basterà conferire il giusto smalto alle sue «Medaglie incomparabili». Ekaterina Sidorenko (Delia), Marta Pluda (Maddalena), Sophia Erznkyan (Modestina) e Stefano Marchisio (Antonio) si disimpegnano efficacemente nelle parti di fianco, fondamentali in un’opera come questa. Perché in fondo l’essenza del Viaggio a Reims è quella di una festa corale nel nome di Rossini: anche quando il piccolo Carlo X può permettersi solo un panino con una lattina di Coca-Cola, come questa volta.
Rossini Opera Festival
IL VIAGGIO A REIMS
Dramma giocoso in un atto di Luigi Balocchi
Musica di Gioachino Rossini
Edizione critica della Fondazione Rossini, in collaborazione con Casa Ricordi,
a cura di Janet Johnson
Corinna Lara Lagni
Marchesa Melibea Nutsa Zakaidze
Contessa di Folleville Patricia Calvache
Madama Cortese Michela Guarrera
Cavalier Belfiore Francisco Brito
Conte di Libenskof Matteo Roma
Lord Sidney Nicola Ciancio
Don Profondo Gianni Giuga
Barone di Trombonok Lorenzo Grante
Don Alvaro Alberto Bonifazio
Don Prudenzio Alan Starovoitov
Don Luigino Christian Collia
Delia Ekaterina Sidorenko
Maddalena Marta Pluda
Modestina Sophia Erznkyan
Zefirino – Gelsomino Christian Collia
Antonio Stefano Marchisio
Carlo X Giona Mariotti
Orchestra Sinfonica G. Rossini
Direttore Alessandro Cadario
Elementi scenici e regia Emilio Sagi
ripresa da Matteo Anselmi
Costumi Pepa Ojanguren
Fortepiano Rubén Sánchez-Vieco
Flauto Elena Giri
Pesaro, Teatro Rossini, 26 novembre 2020