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Pesaro, Rossini Opera Festival 2020 – La cambiale di matrimonio

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L’esordio di un genio palesa già il genio. Ci si perdoni il gioco di parole, ma La cambiale di matrimonio, debutto in teatro di un diciottenne Gioachino Rossini, già vibra di quel talento debordante che porterà questo giovane musicista a divenire uno dei maggiori operisti della storia. Bene ha fatto il Rossini Opera Festival – rivisto causa Covid – a presentare una nuova produzione della farsa andata in scena per la prima volta al Teatro San Moisé di Venezia nel 1810: si tratta dell’unico allestimento operistico nel Teatro Rossini di Pesaro, essendo l’altro titolo, Il viaggio a Reims, allestito in piazza e amplificato (come del resto la Petite Messe Solennelle e i concerti in programma). Con l’orchestra in platea e il pubblico nei palchi, tutti nel rigoroso rispetto del distanziamento previsto dalla normativa vigente, l’esito è che si ha l’impressione di assistere a uno spettacolo intimo e divertente, destinato a pochi privilegiati.

Il debuttante Rossini ebbe la ventura di incappare in una macchina teatrale perfettamente collaudata, nella quale la musica era allora una sola delle tre variabili artistiche in gioco. C’era anzitutto la drammaturgia, qui demandata a quel Gaetano Rossi che scrisse poi anche i libretti di Tancredi e Semiramide, di fatto presidiando i punti di svolta della carriera del maestro. E poi c’erano i cantanti, che al San Moisè erano particolarmente bravi sia sotto il profilo vocale che scenico. Il felice convergere di queste condizioni avvenne, come detto, sul terreno della farsa, un genere allora molto amato dal pubblico, basato su un intreccio ove l’intrigo e l’equivoco si stagliano sullo sfondo di una delicata vicenda sentimentale. La trama è presto detta: un padre, a mezzo di una cambiale, combina il matrimonio della figlia con un ricco canadese, ma la ragazza è innamorata di un altro giovane. Ovviamente, alla fine l’amore trionfa, anche grazie alla generosità del canadese che, scoperta la situazione, gira la cambiale a favore del giovane amante di lei e addirittura lo nomina suo erede.
Nelle farse, dietro la maschera della comicità, si proponevano talvolta temi importanti che, nel caso della Cambiale, sono la sudditanza della donna, costretta a sposare un uomo scelto dal padre, e l’alterità dello straniero, portatore di una cultura lontana e differente. Come a dire: l’opera lirica – come tutta la cultura quando è autenticamente tale – parla di noi, è nostra contemporanea. Anche quando si ammanta del sorriso.

A Pesaro l’operazione pare nel complesso riuscita, sia sul piano musicale che su quello teatrale. Il regista inglese, già tenore, Laurence Dale ambienta la vicenda in un Ottocento molto british ove, complici le belle scene e i bellissimi costumi di Gary McCann, la narrazione è restituita con ritmo e garbata ironia. Simpatica l’idea di affiancare lo straniero Slook a un imponente orso che all’inizio spaventa gli altri personaggi ma poi diventa parte integrante del gruppo, dandosi addirittura alla cucina.

Ottimo nel complesso il cast, capitanato da un Carlo Lepore in forma smagliante nelle vesti di un Tobia Mill divertente per quella sua pretesa di leggere e spiegare il mondo senza tuttavia capirne nulla. La voce, poi, è particolarmente bella per colore da autentico basso e ampia per volume. Proprio per questo, risaltava ancor più il confronto con l’aitante e un po’ sbruffone Slook di Iurii Samoilov, agile ed efficace tanto vocalmente quanto scenicamente, con quelle movenze yankee perfette per il personaggio. Di rara bellezza, ricco e pastoso, è il timbro di Giuliana Gianfaldoni, che proprio a Pesaro lo scorso anno si fece notare quale eterea Corinna ne Il viaggio a Reims. La ritroviamo qui maliziosa Fannì, musicalissima nella sua importante aria “Vorrei spiegarvi il giubilo”, sia nel fraseggio della parte più lirica che nei virtuosismi della cabaletta che tanto ricorda il duetto Rosina-Figaro nel Barbiere. Davide Giusti è un Edoardo Milfort pregevole per presenza e gusto, mentre molto bene fanno Pablo Gálvez (Norton) e Martiniana Antonie (Clarina vivace, soprattutto nella sua deliziosa aria).
Non più che discreta la prova di Dmitry Korchak, tenore al suo debutto italiano nelle vesti di direttore, sul podio dell’orchestra Rossini: i tempi sono generalmente lenti e i cantanti non paiono sostenuti adeguatamente.
L’opera, alla prova generale alla quale la critica ha assistito, avrebbe dovuto essere preceduta dalla cantata Giovanna d’Arco, non eseguita per un’indisposizione di Marianna Pizzolato.

Rossini Opera Festival 2020
LA CAMBIALE DI MATRIMONIO
Farsa in un atto su libretto di Gaetano Rossi
Musica di Gioachino Rossini

Tobia Mill Carlo Lepore
Fannì Giuliana Gianfaldoni
Edoardo Milfort Davide Giusti
Slook Iurii Samoilov
Norton Pablo Gálvez
Clarina Martiniana Antonie

Orchestra Sinfonica G. Rossini
Direttore Dmitry Korchak
Regia Laurence Dale
Scene e costumi Gary McCann
Nuova coproduzione con Royal Opera House Muscat
Pesaro, Teatro Rossini, 6 agosto 2020

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