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Parma, Teatro Regio – Turandot (primo cast)

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Ogni volta che torna in scena Turandot e ogni volta che si riascolta la struggente pagina della morte di Liù, si ha come la sensazione di assistere alla fine della storia dell’opera lirica. Certamente, dopo Puccini, altri hanno scritto – e continuano a scrivere – opere liriche, ma nessuno più come lui ha saputo intercettare l’interesse e la passione del grande pubblico. Quella stessa passione e quello stesso interesse che si respiravano a Parma, dove l’ultimo capolavoro del maestro toscano è nel cartellone del Teatro Regio, primo importante evento del ricco calendario della città che quest’anno si fregia del titolo di Capitale italiana della cultura. Della regia evocativa di Giuseppe Frigeni, dell’ottima direzione di Valerio Galli e del secondo cast ha già riferito qui Ruben Vernazza.

Nel primo cast brilla il quartetto di protagonisti, tutti dotati di eccellenti qualità vocali e latori di un’interpretazione molto personale e convincente. A partire proprio dalla Liù sensibile e dolente di Vittoria Yeo: la voce è luminosa e omogenea, nel registro medio-alto acquisisce anche una bella patina di perlacea morbidezza e si risolve in filati davvero ragguardevoli per consistenza, durata e colore. L’attrice, complice un innato carisma scenico che promana dal fisico asciutto e dal volto affilato, è incisiva nelle movenze, l’accento sempre giusto, l’emissione ben sostenuta.
Alla smarrita giovinezza di Liù fanno da contraltare la ricchezza e pastosità timbrica di una Rebeka Lokar vocalmente seducente, morbida nell’emissione, con un registro centrale solido che si salda bene a quello superiore: il soprano sale con disinvoltura agli acuti che, è vero, non sono squillantissimi, ma vantano comunque tenuta e forza più che buoni. L’interprete modula e sfuma il suono senza forzare mai, offrendo il ritratto di una donna proterva e sdegnosa, ma la cui lontana, fredda solitudine appare solcata da sottili ma percepibili inquietudini.
La voce di Carlo Ventre si caratterizza per solidità e squillo davvero notevoli, esibiti in ampie cavate; la bella brunitura del timbro e l’incisività dell’accento disegnano un Calaf convintamente eroico senza essere stentoreo, non privo di ripiegamenti interiori e di morbidezze espressive che ne restituiscono piena la giovanile baldanza e il trasporto amoroso; in tutto questo, molto ben cantato il suo “Nessun dorma”. Completa il quartetto un Giacomo Prestia in crescendo: magistrale nel fraseggio, solenne nell’accento, opulento nel timbro, disegna un Timur smarrito e dolcissimo.

Teatro Regio di Parma – Stagione lirica 2020
TURANDOT
Dramma lirico in tre atti e cinque quadri
Libretto di Giuseppe Adami e Renato Simoni
Musica di Giacomo Puccini

Turandot Rebeka Lokar
Altoum Paolo Antognetti
Timur Giacomo Prestia
Calaf Carlo Ventre
Liù Vittoria Yeo
Ping Fabio Previati
Pang Roberto Covatta
Pong Matteo Mezzaro
Un mandarino Benjamin Cho
Principe di Persia Dongmin Shin
Prima ancella Alessandra Maniccia
Seconda ancella Giulia Zaniboni

Filarmonica dell’Opera Italiana Bruno Bartoletti
Coro del Teatro Regio di Parma
Coro di voci bianche Ars Canto Giuseppe Verdi
Direttore Valerio Galli
Maestro del coro Martino Faggiani
Maestro del coro di voci bianche Eugenio Maria Degiacomi
Regia, coreografie, scene e luci Giuseppe Frigeni
Collaboratrice alla regia Marina Frigeni
Costumi Amélie Haas
Allestimento del Teatro Comunale di Modena
Coproduzione Fondazione Teatro Regio di Parma,
Fondazione Teatro Comunale di Modena, Fondazione Teatri di Piacenza
Parma, 17 gennaio 2020

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