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Parma, Festival Verdi 2020 – Ernani

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“Brevità e fuoco”. Con queste formidabili parole indirizzate al librettista Francesco Maria Piave, Giuseppe Verdi sintetizzava i termini della sua poetica. E lo faceva in occasione della scrittura di Ernani, capolavoro giovanile andato in scena in forma di concerto al Festival Verdi di Parma, che per l’occasione ha riaperto al pubblico il Teatro Regio. Un ritorno, salutato con emozione dalla sovrintendente Anna Maria Meo, dopo oltre sette mesi di chiusura causa Covid e dopo l’esperienza del grande palco montato al Parco Ducale. Anche Ernani avrebbe dovuto tenersi all’aperto, ma le avverse condizioni meteo hanno spinto il Festival a un ritorno a casa, nel pieno rispetto della normativa vigente.

Dunque, Piave fece tesoro delle indicazioni del maestro al quale, proprio da quel momento in poi, legherà le sue sorti di librettista e di amico, arrivando a dichiarare – in un’intervista rilasciata molti anni dopo – di essere “l’asino del maestro Verdi”. Ovvero di eseguire fedelmente le stringenti indicazioni del compositore che, come noto, in molti casi arrivava addirittura a scrivere i versi che poi metteva in musica. Il primo incontro tra i due ha un esito decisamente felice proprio nella prospettiva indicata dal compositore, ovvero la “brevità” e il “fuoco”. Questo, senza considerare la singolarità di una trama basata su un concetto di onore alquanto difficile da condividere, nonché la non altissima qualità del verseggiare di Piave, efficace altresì nel concatenarsi delle scene e nella restituzione di immagini vivide e vibranti.

Michele Mariotti, sul podio della Filarmonica Toscanini, accende il fuoco dell’ispirazione verdiana con una direzione notevolissima. La tensione drammatica è sempre serrata ma non si nutre di deflagrazioni sonore, bensì di una compattezza di suono alla quale si accompagna sempre una vivida nitidezza nel restituire lo strumentale. Quella di Mariotti è un’orchestra che canta con passione ma senza sbavature, con una sorta di austero pudore che rende ancor più toccante il sentimento. Ma ciò che più colpisce nelle scelte del direttore è la capacità di innervare il canto di una pulsione ritmica sempre cangiante eppure sempre esattissima, ovvero adatta a esaltare la tensione del momento, sia essa espressione di abbandono estatico, di vigoroso sdegno o di austera desolazione. Il teatro di Verdi – in particolare di questo Verdi giovane – poggia su una costruzione drammatica che deve saper coniugare ogni singolo particolare di una scrittura non raffinatissima ma comunque ricca, con una visione complessiva al di fuori della quale perderebbe ogni senso. Questo Mariotti fa.

Ottimo il parterre vocale. A cominciare dall’Ernani vigoroso e molto ben cantato di Piero Pretti, al debutto nel ruolo. Si avverte un po’ di comprendibile tensione nella cavatina “Come rugiada al cespite”, ma poi la prova del tenore va in crescendo per attenzione alle sfumature e capacità di restituire anche i tormenti di un eroe romanticissimo, che passa dalla rovente invettiva alla più struggente malinconia. La voce, timbricamente, non è particolarmente bella, ma si fanno apprezzare la robustezza dei centri, il buon squillo e l’intelligenza dell’interprete. Debuttava anche Eleonora Buratto nel ruolo di Elvira e, ancora una volta, il soprano mantovano regala al pubblico un’interpretazione maiuscola. Magnifica la pienezza della cavata nella pagine più liriche, ove viene esaltata la luminosa e morbida compattezza di un timbro molto bello, ben appoggiato e ottimamente proiettato. Una voce, la sua, che nel salire si espande radiosamente e nella parte grave della tessitura vanta una tornita consistenza. A ciò si devono aggiungere la perfezione nei virtuosismi e la capacità di coniugare purezza stilistica e intensità d’accento. Vladimir Stoyanov canta con pregevole morbidezza, grande musicalità e notevole ricchezza espressiva (penso alla bellissima “Vieni meco, sol di rose”, cantata a fior di labbro); una prestazione, come quella degli altri interpreti, valorizzata da un accompagnamento orchestrale assai sensibile e attento alle sfumature. Gran voce sfoggia il basso Roberto Tagliavini, che alla nobiltà di un accento mai retorico unisce imponenza di cavata e morbidezza di emissione. Molto bene hanno fatto Carlotta Vichi (Giovanna) e Paolo Antognetti (Don Riccardo); adeguata la prova di Federico Benetti (Jago).
Resta da dire del coro del Teatro Regio, guidato come sempre da Martino Faggiani. Prova eccellente per precisione, pulizia di suono, intonazione, compattezza ed espressività. Peccato che il distanziamento imposto dalla normativa vigente causasse talvolta dei disequilibri tra strumentisti e voci.

Festival Verdi 2020
ERNANI
In forma di concerto
Dramma lirico in quattro parti su libretto di Francesco Maria Piave,
dal dramma Hernani di Victor Hugo.

Musica Giuseppe Verdi

Ernani Piero Pretti
Don Carlo Vladimir Stoyanov
Don Ruy de Silva Roberto Tagliavini
Elvira Eleonora Buratto
Giovanna Carlotta Vichi
Don Riccardo Paolo Antognetti
Jago scudiero Federico Benetti

Filarmonica Arturo Toscanini
Coro del Teatro Regio di Parma
Direttore Michele Mariotti
Maestro del coro Martino Faggiani
Parma, Teatro Regio, 25 settembre 2020

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