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Palermo, Teatro Massimo TV – Gala: Artisti uniti in tempi di isolamento forzato

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C’è stato il tempo dei teatri: quello in cui avevamo il piacere di varcare le soglie di quei sacri templi dell’arte, esibire un papillon o un décolleté, affondare in accoglienti poltrone di velluto, respirare quella polvere che aveva la morbida fragranza di ciprie e merletti, acciaccature e affetti. È passato più di un mese, però, da quel 4 marzo in cui il sipario è calato su tutti i palcoscenici italiani, e anche le sale sono state chiuse: quasi a voler interdire quei riti di sociabilità, che da sempre ne erano linfa vitale – talora irresistibile. Da quel giorno, o meglio dalla settimana successiva, il “restiamo a casa” è stato accompagnato da una serie di palliativi, con cartelloni paralleli, diffusi sui più svariati canali, che hanno permesso una fruizione a distanza. L’occasione – su cui magari converrà soffermarsi quando l’emergenza sarà finita – si rivela preziosa per almeno tre motivi. Il primo, il più evidente, è che permette di fare il punto su scelte di repertorio, opzioni artistiche che hanno arricchito la programmazione dal vivo, e che adesso assicurano varietà di stimoli e di proposte, tanto più ampie quanto più l’offerta è, adesso, diversificata, plurale, articolata. Di questo lavoro rimane traccia in quei teatri che, in tempi più o meno recenti, hanno investito sulla patrimonializzazione degli spettacoli, prevedendo riprese televisivamente accattivanti, ora fruibili in maniera godibile: non tutti lo hanno fatto, ma chi ha intrapreso questa strada – che è eccessivo definire lungimirante – oggi viene premiato. Questa politica, non solo in questo frangente, si sta rivelando ineludibile: perché assicura vasta diffusione a spettacoli che, altrimenti, sarebbero stati messi a disposizione di un pubblico necessariamente ristretto, assicurando un accesso democratico a un uditorio infinitamente più grande, beneficiario dei vantaggi di quei finanziamenti pubblici ai quali tutti contribuiamo. Anche chi abita a Canicattì, dunque, ha potuto visionare gli spettacoli della Scala, come le serate dei Berliner Philharmoniker sono a portata di clic.

Al grido di “Non vi lasceremo senza musica!”, lanciato dal sovrintendente Francesco Giambrone, il Teatro Massimo di Palermo ha battuto sul tempo tutti gli altri enti lirici italiani: lanciando una ‘stagione’ di opere, balletti e concerti ‘inaugurata’ già il 10 marzo, ricca di titoli del grande repertorio come di altri, di più raro ascolto; ma soprattutto immaginando un’iniziativa che, finora, nessuno aveva mai sperimentato: un Gala virtuale, che ha raccolto da varie parti d’Italia e del mondo una ventina di Artisti uniti in tempi di isolamento forzato, che hanno fornito ciascuno un contributo, rinsaldando il rapporto con il pubblico. Pubblicato nel giorno in cui Stefano Massini ha lanciato la sua crociata #iononsonoinutile sul ruolo che rivestirà il teatro nella fase della ripresa, il Gala si è rivelata operazione meritoria, in cui vengono raccolti i frutti della multiforme attività degli ultimi anni: a esibirsi, infatti, sono non solo artisti di origini palermitane o siciliane – Jessica Nuccio ed Enea Scala, Chiara Amarù e Roberta Mantegna, Giulio Pelligra e Nicola Alaimo, Vincenzo Taormina e Grazia Sinagra, Emanuela Sgarlata e Federica Guida, Giorgio Misseri, Francesco Vultaggio e Alberto Maniaci – ma anche altri, fidelizzati più di recente: basti su tutti il nome di Ian Bostridge per comprendere la caratura delle raffinate scelte internazionali del Teatro. E tutto questo fa comprendere come ci sia stata la volontà – questa sì, lungimirante – di costruire una comunità di artisti legati, affezionati a un luogo, non solo quello fisico dove sono stati applauditi dal pubblico, ma anche uno virtuale, ora che ne sono separati e distanti. Anche solo questo aspetto, cruciale per comprendere l’alto valore dell’iniziativa, meriterebbe un plauso incondizionato, per lo spirito e l’energia con cui è stato animato e realizzato il progetto.

Non è il caso, allora, di soffermarsi sulle difficoltà che, evidentemente, molti cantanti hanno eroicamente affrontato per ottenere la sospirata clip finale: di acustica (che talora rimbomba), di intonazione (perché spesso devono accontentarsi di basi orchestrali registrate), in alcuni casi perfino di solfeggio. Il ‘fai da te’ è molto più complesso di quanto si possa immaginare, l’occhio di una telecamera puntata mette impietosamente a nudo difetti e imprecisioni, sicché si può solo esser grati a chi ha aperto le porte di casa per donare alcuni minuti di musica: le immagini scorrono con bella fluidità narrativa – assicurata dall’impaginazione registica di Antonio Di Giovanni come dall’agile, efficace montaggio firmato da Gery Palazzotto – mentre si ammira l’attenta ‘regia’ musicale di Alessandro Di Gloria, che come sempre ha mano felice nel suggerire a ciascuno scelte musicali eterogenee quanto intriganti. Così, c’è chi apprezzerà gli omaggi belliniani di Jessica Nuccio – che canta la scena del sonnambulismo rigorosamente a piedi nudi – o di Enea Scala, alle prese con la rara quanto funambolica Aria con cori di Salvini; o il grande repertorio, in cui si cimentano Roberta Mantegna, che replica il recente successo romano della sua Hélène verdiana, o Giorgio Misseri, che si lancia in una «gelida manina» di bella partecipazione emotiva. Ampio spazio è dedicato alla musica vocale da camera a cavaliere tra Otto e Novecento: brillano la simpatia di Manuel Amati nel ricercato napoletano di I’ te vurria vasà, l’empito travolgente di Nicola Alaimo, che si accompagna in una vorticosa Granada, o ancora la rotondità di Giulio Pelligra, che affronta la più celebre mattinata di Calì. Non mancano neanche le felici sorprese: la giovanissima Federica Guida affronta con slancio e sicurezza i picchiettati della Regina della notte mozartiana, mentre Teresa Iervolino attinge al grande serbatoio tostiano con una pregevole interpretazione di Good-bye. E se Ian Bostridge distilla pochi, sublimi minuti di un traditional del Somerset, O waly, waly, nella versione a cappella di Britten, il gran finale spetta al musical, se non al pop: con Giovanni Sala che affronta con generosità appassionata e gusto delle sfumature la pagina forse più celebre di West Side Story, mentre l’irresistibile Ruth Iniesta addirittura rivaleggia con la leggendaria Kristin Chenoweth in una versione di The Girl in 14G brillante, autoironica, svettante: quasi a volerci ricordare quanto possa risultare difficile la convivenza forzata con un soprano al piano di sopra e un violoncellista a quello di sotto… Da salotto a salotto, da divano a divano, certo non sarà questa la lirica del futuro: ma è quella del presente, e come tale va vissuta, accettata, apprezzata.

Teatro Massimo TV
Gala: Artisti uniti in tempi di isolamento forzato
visionabile al link: https://vimeo.com/405520130

Coordinamento televisivo Gery Palazzotto
Coordinamento artistico e consulenza musicale Alessandro Di Gloria
Consulenza Angela Fodale
Editing Davide Vallone
Regia Antonio Di Giovanni
Palermo, 9 aprile 2020

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