Il Teatro Coccia, in pieno lockdown, non si è dato per vinto e ha dato vita alla prima Opera Smart Working, Alienati, eseguita in diretta su piattaforma online, affidata a un manipolo di compositori contemporanei di valore (Federico Biscione, Alberto Cara, Cristian Carrara, Federico Gon e Marco Taralli) e a una drammaturgia (su soggetto di Stefano Valanzuolo e libretto di Vincenzo De Vivo) imperniata sulla alienazione di un gruppo di personaggi cui è richiesto, a causa di un’invasione aliena di restare chiusi in casa, ma tutto questo genera reazioni inaspettate da parte di tutti, fra il comico e il paradossale. Un esperimento pilota, grazie anche ad una regia saggia (di Roberto Recchia con il supporto di Federico Pelle per i contenuti audio) e a un manipolo di voci di chiara fama (Alfonso Antoniozzi, Daniela Barcellona, Roberto De Candia, Sofia Frizza, Luciano Ganci, Jessica Pratt, Davinia Rodriguez, Giorgia Serracchiani, Nicola Ulivieri), tutti cantanti e attori provetti nello sperimentare un genere così inedito e sperimentale.
Concluso il periodo di chiusura del teatro, l’attività è ripresa en plein air nell’ambito delle iniziative dell’Estate Novarese 2020, con la proposta de Il barbiere di Siviglia di Rossini nel Cortile del Castello Visconteo Sforzesco, affollato di pubblico, ovviamente distanziato per le necessarie misure di sicurezza imposte. Non è ancora stato possibile utilizzare l’orchestra, ma accontentandosi dell’ottimo accompagnamento al piano di Alba Pepe e del puntuale coordinamento direttoriale del maestro Riccardo Bisatti l’esecuzione ha finito per non risentirne troppo.
L’allestimento nasce in collaborazione con l’Accademia dei Mestieri d’Opera del Teatro Coccia AMO. Lo firma Renato Bonajuto, il quale utilizza un impianto scenico tradizionale che nell’evidente economia dei mezzi (scene, costumi, attrezzerie, parrucche Arte scenica Reggio Emilia) non sacrifica il brio scatenante di una regia che, secondo il regista stesso, “per tutta la durata dell’opera permette di avere una visione quasi cinematografica di quello che avviene all’interno e all’esterno della casa di Rosina così da concedere allo spettatore di assistere a controscene accennate nel libretto ma che, solitamente, non è possibile mettere in scena”. Così, ad esempio, avviene durante il temporale, con la meditata e ironicissima pantomima che vede spiegata in anticipo l’“inutil precauzione” della scala, prima portata a spalla sotto la pioggia e il vento che sballottola Figaro e il Conte di qua e di là e poi rimossa con pari goffaggine da Don Bartolo e Don Basilio.
Sul piccolo palcoscenico montato nel cortile, il problema delle distanze, che in un modo o nell’altro vanno rispettate, viene risolto ad arte, anzi inserito nel contesto stesso dell’opera. Scatta infatti l’idea, invero vincente e spiritosissima, di far indossare ai personaggi le mascherine e di utilizzarle appunto in funzione drammaturgica, vuoi per riferirsi alla prigionia forzata di Rosina sotto la grinfie del tutore Don Bartolo, vuoi per scatenare l’inverosimile e straniante turbinio del concertato che conclude il primo atto dopo che Berta ha lanciato uno starnuto che mette tutti in apprensione e fa perdere il senno per l’allarme legato alla preoccupazione che un morbo si diffonda in casa di Don Bartolo. Gioco facile è anche utilizzare questo espediente quando ci si deve sbarazzare di Don Basilio dandolo per malato.
La scatenante comicità scenica è sempre gestita al massimo della tensione, con quel divertimento che cerca un equilibrio fra commedia e farsa grazie anche alla disinvoltura dei cantanti, alcuni di grande esperienza, altri giovani promettenti. Gabriele Nani è un Figaro di fresca e bella presenza ma di vocalità timbricamente troppo chiara e talvolta stinta in acuto, mentre Enrico Iviglia, nonostante il vibrato accentuato, si conferma cantante rossiniano che ha gli strumenti stilistico-vocali e il dominio della scena giusto per gestire al meglio i travestimenti del Conte d’Almaviva, soprattutto quello in cui veste i panni di Don Alonso marcando comicamente le “s” fischiate usate per celare la sua vera identità presentandosi come finto allievo di Don Basilio. Manuela Custer, cantante-attrice di comprovata esperienza belcantistica, veste i panni di Rosina con verve e malizia messe al servizio di una vocalità che conosce l’arte del canto rossiniano in tutte le sue declinazioni vocali, stilistiche ed espressive, mostrando fantasia ed eleganza in agilità e variazioni. Giovani promesse sono Stefano Marchisio, Don Bartolo, e Alessandro Abis, Don Basilio. Il primo, solitamente impegnato in parti di contorno, fa un salto di qualità decisamente apprezzabile debuttando nel ruolo, sfoggiando un sillabato vorticosissimo nell’aria “A un dottor della mia sorte”, per di più scandito senza mai perdere la percezione delle parole. Il secondo intona la “Calunnia” come si deve, ossia non la canta tutta forte bensì con quella strisciante venatura subdola fatta di mezzevoci che non sacrificano la bellezza della voce mettendola al servizio di un canto espressivamente sempre pertinente. Bene Filippo Rotondo nei panni di Fiorello e di un Ufficiale, bravissima la Berta di Ilaria Alida Quilico, giovane che esce dalla fucina formativa della Accademia dei Mestieri d’Opera del Teatro Coccia AMO.
Insomma una serata piacevole, assai gradita dal pubblico.
Teatro Coccia nel Cortile del Castello Visconteo Sforzesco
IL BARBIERE DI SIVIGLIA
Opera in due atti
Libretto di Cesare Sterbini
Musica di Gioachino Rossini
Il Conte d’Almaviva Enrico Iviglia
Don Bartolo Stefano Marchisio
Rosina Manuela Custer
Figaro Gabriele Nani
Don Basilio Alessandro Abis
Berta Ilaria Alida Quilico
Fiorello/Un ufficiale Filippo Rotondo
Mimo Marco Orlando
Direzione Accademia dei Mestieri d’Opera del Teatro Coccia AMO
Regia Renato Bonajuto
Pianoforte Alba Pepe
Direttore Riccardo Bisatti
Scene, costumi, attrezzerie, parrucche Arte scenica Reggio Emilia
Luci Ivan Pastrovicchio
Assistente alla regia Lorenzo Lenzi
Novara, Cortile del Castello Visconteo Sforzesco, 28 luglio 2020