Al Teatro Comunale Luciano Pavarotti di Modena hanno già sperimentato il vaccino per vincere ogni pandemia. Soprattutto quella che colpisce le menti e i cuori di coloro ai quali si toglie la possibilità di godere della bellezza che la cultura ci consegna. Il vaccino, in questo caso, si chiama musica e ha un padre preciso: Gioachino Rossini. La sua Cenerentola, un autentico balsamo per l’animo, è andata in scena per un pubblico ristretto formato da critici musicali e sarà poi visibile sul canale YouTube di OperaStreaming il giorno 30 dicembre alle ore 20 (con sottotitoli in italiano e inglese).
La nuova produzione del capolavoro, affidata alla regia del giovane Nicola Berloffa e alla guida musicale del direttore del teatro, Aldo Sisillo, nel complesso convince, sia per la buona qualità del cast vocale che per la funzionalità di uno spettacolo semplice e garbato. Berloffa tiene fede alle dichiarazioni delle note di regia (“Nessuna reinvenzione moderna, nessun femminile stereotipo contemporaneo è presente. In scena c’è solo Cenerentola, una commedia borghese o forse meglio una storia di formazione, in cui i vincitori sono le buone maniere, l’educazione e la ragion pura”) e costruisce una narrazione scorrevole e molto rispettosa della drammaturgia rossiniana. La cucina dove la protagonista sgobba a beneficio delle sorellastre è restituita con realismo dallo scenografo Aurelio Colombo e realizzata dal team del Teatro Comunale coordinato da Keiko Shiraishi, così come anche il salone della festa, impreziosito dalle tele dipinte in stile chinoise di Rinaldo Rinaldi. Si tratta di un ambiente molto raffinato, chiaramente ispirato al Royal Pavilion di Brighton, dove i personaggi si muovono secondo le regole di una gradevole convenzionalità, illuminata talvolta da alcune simpatiche trovate (il forno che si trasforma in una sorta di camerino per mutare la serva in principessa, il gioco delle portate nel finale primo…). Molto belli i costumi, firmati dallo stesso Berloffa, così elegantemente francesi negli accordi di colori e tonalità, e pregevoli le luci – prevalentemente calde – di Valerio Tiberi.
Dal podio, Aldo Sisillo guida con apprezzabile precisione l’Orchestra Filarmonica Italiana e la sua è una lettura nel segno di un certo riserbo espressivo, prediligendo l’attenzione al particolare piuttosto che la vivacità narrativa. Paola Gardina ha una voce dal bel colore chiaro, incisiva anche in acuto, quindi non ideale per questo ruolo, che tuttavia affronta con grande impegno, sfumando con gusto ed esibendo una pregevole musicalità e una notevole attenzione alla parola, non solo nei recitativi. Straordinario il Don Magnifico di Nicola Alaimo, la cui verve scenica si sposa perfettamente a un canto lontano anni luce da certi vezzi di cui il ruolo è stato vittima in passato. Al contrario, la fluida morbidezza dell’emissione si sposa qui a una grande fantasia nel variare tinte e inflessioni. Chapeau. Lo stesso non si può dire del Dandini di Nikolay Borchev, al cui indubbio impegno sia sul piano vocale che attoriale, non corrispondono risultati soddisfacenti. L’emissione è imperfetta e anche l’italiano appare talvolta non a fuoco. Ha un bel colore scuro e una ampia risonanza la voce di Ugo Guagliardo quale autorevole Alidoro. Molto bene ha fatto Antonino Siragusa: il suo don Ramiro è davvero nobile nella bella linea di un canto sfumato con intelligenza, a cui si aggiungono scioltezza nel virtuosismo, facilità in acuto e immediata comunicativa. Ottime le due sorelle di Floriana Cicio (Clorinda) e Ana Victória Pitts (Tisbe). Si disimpegna con onore il coro Lirico di Modena, guidato da Stefano Colò.
Ci sia consentita una nota finale. Il teatro modenese, a partire dalla riapertura il 5 settembre scorso, non ha mai interrotto la sua attività nonostante le costrizioni delle misure anti-Covid, mantenendo ove possibile i propri impegni e trasmettendo gli spettacoli sia con OperaStreaming (La traviata, Dido and Aeneas) sia sul proprio canale YouTube (concerti e balletto). Una scelta che vuole salvaguardare il lavoro di chi opera in teatro, dagli artisti ai tecnici, e che costituisce anche un segnale forte al pubblico sulla importanza della continuità delle attività culturali. Onore al merito di una città che ha un legame forte col melodramma: ha dato i natali non solo al più celebre tenore della seconda metà del Novecento, ma anche a un soprano del calibro di Mirella Freni, per non parlare dei modenesi d’adozione. Come il grande basso Nicolaj Ghiaurov, recentemente omaggiato da una bella targa con scritte bilingue, collocata all’esterno del teatro, e come la diva Raina Kabaivanska, di casa al Comunale.
Teatro Comunale Luciano Pavarotti
LA CENERENTOLA
Dramma giocoso in due atti su libretto di Jacopo Ferretti
Musica di Gioachino Rossini
Don Ramiro Antonino Siragusa
Angelina Paola Gardina
Don Magnifico Nicola Alaimo
Dandini Nikolay Borchev
Clorinda Floriana Cicio
Tisbe Ana Victória Pitts
Alidoro Ugo Guagliardo
Orchestra Filarmonica Italiana
Coro Lirico di Modena
Direttore Aldo Sisillo
Maestro del coro Stefano Colò
Regia, costumi Nicola Berloffa
Scene Aurelio Colombo
Luci Valerio Tiberi
Assistente alla regia Veronica Bolognani
Assistente ai costumi Gaia Tagliabue
Modena, 22 dicembre 2020