Temperamento turco e impeto francese in perfetta sintonia, grazie a una spiccata musicalità e all’abilità nel raccontare una storia: si potrebbe riassumere così il segreto del successo del recital di canto alla Wigmore Hall di Londra, che ha visto protagonisti il mezzosoprano Marianne Crebassa e il pianista Fazil Say. In programma un ciclo di canzoni francesi del tardo romanticismo e primo Novecento, oltre a due composizioni dello stesso Say ispirate alle proteste al Gezi Park di Istanbul nel 2013, represse con iolenza dal governo Erdogan. Questi brani costituiscono il corpo principale dell’album Secrets, uscito nel 2017 per Erato e che è valso a Crebassa il premio Gramophone 2018 per il miglior album vocale solista. La tournée che ha seguito questa registrazione e ha fatto tappa in diverse sale e teatri europei, tra cui il Teatro alla Scala di Milano nel gennaio 2019, giunge finalmente nella capitale del Regno Unito.
Marianne Crebassa è senza ombra di dubbio la punta di diamante della nuova generazione di cantanti francesi che si è imposta negli ultimi anni. Il suo repertorio spazia da Händel al primo Novecento, con una predilezione per i ruoli en travesti, specialmente mozartiani, e una recente incursione nel repertorio rossiniano. Il pubblico italiano ha imparato a conoscere il mezzosoprano grazie alle sue già numerose apparizioni alla Scala di Milano (Tamerlano, Le nozze di Figaro, Lucio Silla, La Cenerentola e L’enfant et les sortilèges).
Dotata di una voce corposa ed estesa dal timbro brunito e chiaroscurato, Crebassa ha mostrato sensibilità musicale unita a estrema sicurezza, cantando senza l’ausilio di spartiti per tutta la durata del concerto e accompagnando il canto con una gestualità gentile e sempre credibile. L’emissione sa essere morbida ma anche sostenuta con potenza, il registro basso è ricco e talvolta quasi cavernoso negli affondi, i medi sono ben timbrati, gli acuti penetranti. La voce è sufficientemente flessibile nei cromatismi e nei salti. Solo saltuariamente si evince una qualche disconessione di registro. Se la performance vocale è stata nel complesso molto buona, si è tuttavia registrata una certa tendenza a enfatizzare troppo le note di petto, una predilezione per il canto in forte e fortissimo (a discapito dell’intimismo) e una qualche disarticolazione nella dizione. L’interprete si dona anche con troppa generosità in termini di volume, in una sala già per altro acusticamente non ostile: certo Crebassa è ancora giovane ma si spera che il tempo porti una maggiore consapevolezza nel dosarsi.
Occhi scuri luminosi, carnagione color latte, lineamenti gentili e statura slanciata: Crebassa appare con grazia sul palco della altrettanto deliziosa hall vittoriana londinese, fasciata in un lungo vestito rosso fiammante. Il recital si apre con le Trois mélodies di Debussy su testi di Paul Verlaine, interpretate con cura del fraseggio e delle sfumature anche se, a tratti, con eccessiva potenza. Shéhérazade di Ravel è il pezzo più riuscito della prima parte per inventiva musicale, abilità nel sostenere ampie frasi e diversità di carattere. Vocalise-étude en forme de habanera dà a Crebassa la possibilità di mettere in luce la buona estensione e i toni caldi del suo registro basso, anche se forse il pezzo risulta eccessivamente caratterizzato.
Dopo l’intervallo si riparte con due canzoni di Fauré, dove il canto si fa più intimista ed evocativo, specialmente in Cygne sur l’eau, interpretato con dolcezza e gusto stilistico. Nelle due canzoni di Duparc a seguire, Crebassa spazia da fortissimi affranti a lunghi pianissimi cupi e disperati. A conclusione della serata, Crebassa propone una composizione di Say (Gezi Park 3, di cui Crebassa è stata prima interprete e dedicataria), un vocalizzo accompagnato in stile cantilena/lamento con forti influenze turche che spinge il mezzosoprano ai limiti delle sue possibilità con salti di registro, lunghe note di petto e sostenuti sfoghi in acuto.
Fazil Say è uno di quei pianisti che sembrano superare i limiti del proprio strumento, tirando fuori una vera e propria orchestra di suoni e una musicalità evidente che non conosce piattezza, fino a correre il rischio di risultare grotteschi o manieristi. Say sembra quasi danzare, cantare e dirigere la musica che interpreta. Se l’accompagnamento riesce a essere sottile, sensibile ma anche turbinoso, Say ha in realtà un ruolo da protagonista in questa serata, visto il numero di pezzi previsti per pianoforte solista, di cui due composti da lui medesimo. Le 3 gnossiennes di Satie sono suonate con espressività, anche se la ricerca di un contatto visivo con il pubblico è fonte di distrazione. Nei due pezzi estratti dal Libro primo di preludi di Debussy, se da un lato sono apprezzabili degli effetti eco enigmatici, si evince anche un tocco talvolta pesante o un’agogica troppo sforzata. L’atmosfera della serata cambia brutalmente con la sonata Gezi Park 2, dedicata all’uccisione di un bimbo innocente di nome Berkin Elvan. In questa sede non interessa giudicare la qualità della composizione ad opera di Say; quello che stupisce è l’orchestra di percussioni che Say riesce a estrarre da un singolo strumento grazie a martellamenti sui tasti e un intervento sulle corde del piano con battiti, glissati e pizzicati, mentre i piedi del pianista battono a terra. Nel pezzo si leggono l’angoscia, le nuvole dei gas lacrimogeni, l’effetto soffocante e l’avanzata militare. Un effetto veramente ben riuscito anche se giunge come un fulmine a ciel sereno, dopo la serie di poesie in musica francesi. Il pubblico tuttavia gradisce con numerose ovazioni a scena aperta.
Al termine, applausi calorosi sfociati in una standing ovation hanno accolto i due artisti. Crebassa concede un bis, l’aria di Cherubino “Voi che sapete”, interpretata con spontaneità musicale, disincanto e ricerca del fraseggio, anche se il contrasto con le due composizioni precedenti di Say rimane fortissimo. In conclusione, se la voce di Crebassa è rimarchevole e impressionante per qualità, musicalità e sicurezza, una maggiore ricerca intimistica e varietà dinamica, unite a una possibile diversa impostazione del programma, avrebbero giovato alla fruizione complessiva della serata.
Wigmore Hall – Stagione 2019/20
RECITAL DI CANTO
C. Debussy: Trois mélodies – “La mer est plus belle”
C. Debussy: Trois mélodies – “Le son du cor”
C. Debussy :Trois mélodies – “L’échelonnement des haies”
E. Satie: 3 Gnossiennes
C. Debussy: Préludes Libro I – “La cathédrale engloutie”
C. Debussy: Préludes Libro I –“Minstrels”
M. Ravel: Shéhérazade
M. Ravel: Vocalise-étude en forme de habanera
G. Fauré: Mirages Op. 113 – “Cygne sur l’eau”
G. Fauré: Mirages Op. 113 – “Danseuse”
H. Duparc: Chanson triste
H. Duparc: Au pays oùse fait la guerre
F. Say: Gezi Park 2 Op. 52 (Sonata per pianoforte)
F. Say: Gezi Park 3 Op. 54b (Ballata per mezzo-soprano e pianoforte)
Bis
W.A.Mozart: Le nozze di Figaro – “Voi che sapete”
Marianne Crebassa mezzosoprano
Fazil Say pianoforte
Londra, 8 Gennaio 2020