Ci sono cantanti che sanno tenere in pugno gli spettatori fin dalle prime battute e condurli in un viaggio dove la voce si mette al servizio della parola e dell’arte interpretativa. Una di queste è sicuramente Anna Caterina Antonacci, che ha ammaliato e conquistato il pubblico londinese della Wigmore Hall dando prova, ancora una volta, di tutte le sue qualità di artista carismatica, magnetica ed intelligente. Risultato ancor più ammirevole dato il programma proposto, che come capita spesso nel caso del soprano ferrarese, è stato per nulla scontato o popolare. Accompagnata al pianoforte da Donald Sulzen, Antonacci si è cimentata con cicli di liriche e canzoni poco eseguite di autori come Respighi, Boulanger, Britten e Poulenc.
All’interno di un repertorio eclettico che spazia da Monteverdi al Novecento di Britten e Poulenc, attraverso Händel, Mozart, Rossini e repertorio francese, Antonacci ha ricoperto sia ruoli da mezzo che da soprano vista una vocalità duttile che si colloca forse a metà via tra questi due registri. Ormai nel pieno della quarta decade di carriera, sfoggia un bel timbro scuro e il suo strumento gode ancora di buona salute nel sostenere un canto ben sfogato a voce piena. I centri sono setosi e vellutati, i bassi ben timbrati e appoggiati, mentre il registro acuto (non molto esteso come noto) ha forse perso in luminosità, come è logico che sia, per acquisire invece un metallo penetrante, comunque mai sgradevole all’ascolto e che ben si addice ai momenti di pathos e drammaticità. Quello che colpisce è la maestria nell’usare un’ampia tavolozza di colori per cogliere le tutte le sfumature del testo, non importa in che lingua questo sia. Il fraseggio è scandagliato nel dettaglio con estrema intelligenza musicale, l’articolazione è precisa e la dizione chiarissima, comunicando che l’interprete è sempre conscia di ciò che sta cantando, cosa ahimè sempre più rara al giorno d’oggi.
Alta, affascinante e dalla corporatura statuaria, Antonacci fa il suo ingresso avvolta in un lungo abito rosso con decorazioni metalliche. Basta poco e quell’apparente timidezza e discrezione che si legge nel suo sguardo si trasfigura in un dominio totale del palcoscenico che sa essere teatralità, intimismo, gioco scenico e anche ammiccamento sensuale. La serata si apre con Deità silvane di Respighi, un ciclo di cinque liriche su testi di Antonio Rubino, composto lo stesso anni delle Fontane di Roma (1917). Qui l’approccio al canto è più teatrale e operistico con ampie dinamiche, mentre la voce è abilissima nel ricreare i colori e i suoni della natura evocando fauni (I fauni), crotali (Musica in horto) e l’ondeggiare dell’acqua (Aqua). In Egle la voce si fa languida e gentilmente sensuale mentre in Crepuscolo, Antonacci restituisce l’intimismo melanconico della composizione con nobiltà stilistica. Seguono sette canzoni francesi poco note di Nadia Boulanger, compositrice e celebre insegnante di molti grandi del Novecento. Il francese è come una seconda lingua per Antonacci e questo risulta palese nell’intensità espressiva con cui tratta le sfumature dei testi simbolisti (Versailles, Cantique, Soleil Couchants). Molto toccante l’interpretazione di Mon coeur, dove un sussurrato a fil di voce evoca un uccellino tremante.
La seconda parte del concerto è dedicata a due autori molto cari ad Antonacci: Britten e Poulenc. Specialmente con quest’ultimo la cantante ha un rapporto privilegiato e duraturo, essendosi affermata come interprete di spicco in La voix humaine. Britten invece è un autore esplorato più di recente, ma Antonacci ha già riscosso un caldo successo come Elisabetta I in Gloriana. Del compositore inglese viene proposto On this island (1937), su testi di Auden. Se da una parte Antonacci sembra meno a suo agio con l’inglese, rispetto al francese e all’italiano, le parole sono nel complesso intellegibili e il senso musicale viene colto in pieno con rapidi cambi di atmosfera, tempi e dinamiche. Ancora una volta un sapiente uso dei colori si è evinto in Nocturne mentre in As it is, plenty il soprano è molto abile nell’alternare i toni sensuali e sarcastici del testo con le atmosfere musicali da cabaret. In chiusura, il ciclo di canzoni di Poulenc (su tesi di Paul Éluard) intitolato Le travail du peintre, dedicato all’amore del compositore francese per le arti visive e concepito per il baritono Pierre Bernac. Visto il soggetto e il carattere pittorico di queste canzoni, Antonacci ha utilizzato la sua voce come un pennello per dipingere con varietà di colori e intenti musicali, giocando con declamato, accentuazione e fonetica francese. Usando le mani con misura e non staccando il suo sguardo ipnotico dal pubblico, il soprano ha tenuto alta l’attenzione fino al termine della serata.
Donald Sulzen, storico pianista accompagnatore di Antonacci, ha suonato in perfetta sintonia con la compagna di palcoscenico, fornendo un valido supporto e creando un tappeto sonoro mai prevaricante ma sempre preciso nell’insinuarsi nel discorso musicale, echeggiare le espressioni del canto o creare un unisono, particolarmente evocativo nelle canzoni crepuscolari. Alla tastiera, il pianista statunitense affronta le armonie più insidiose di Respighi e riesce a essere giocoso e ambiguo al punto giusto per rendere al meglio la musica di Britten tra citazioni barocche e musica da cabaret.
Al termine calorose ovazioni accolgono i due artisti con numerose chiamate in scena. Antonacci concede due bis, anch’essi ricercati e non scontati: il primo, Se l’aura spira di Frescobaldi ricorda l’amore dell’interprete per la musica antica e viene cantata con leggerezza e musicalità rifuggendo da ogni leziosità; il secondo, Au bord de l’eau di Fauré splendido nel suo semplice ma raffinato lirismo. Un’unica nota di rammarico per questa serata: una sala non proprio gremita non ha reso piena giustizia al calibro dell’artista Antonacci anche se i presenti le hanno tributato un’accoglienza molto calorosa per gli standard anglosassoni.
Wigmore Hall – Stagione 2019/20
RECITAL DI CANTO
O. Respighi – Deità silvane
I. “I fauni”
II. “Musica in horto”
III. “Egle”
IV. “Acqua”
V. “Crepuscolo”
N. Boulanger – Versailles
N. Boulanger – Cantique
N. Boulanger – Soleil Couchants
N. Boulanger – Chanson
N. Boulanger – Mon coeur
N. Boulanger – Les heures claires – “Vous m’avez dit”
N. Boulanger – Les heures claires – “C’était en juin”
B. Britten – On this island Op. 11
I. “Let the florid music praise!”
II. “Now the leaves are falling fast”
III. “Seascape”
IV. “Nocturne”
V. “As it is, plenty”
F. Poulenc – Le travail du peintre
I. “Pablo Picasso”
II. “Marc Chagall”
III. “Georges Braque”
IV. “Juan Gris”
V. “Paul Klee”
VI. “Joan Mirò”
VII. “Jacques Villon”
Bis
G. Frescobaldi – “Se l’aura spira”
G. Fauré – “Au bord de l’eau”
Anna Caterina Antonacci soprano
Donald Sulzen pianoforte
Londra, 18 febbraio 2020