Col rischio ormai noto di saltare integralmente, le Innsbrucker Festwochen der Alten Musik decidono piuttosto di portare avanti il loro compito culturale che quest’anno festeggia le quarantaquattro edizioni. Leggermente modificato e rivisto, il programma del Festival ha in sé tutti gli ingredienti da sempre caratterizzanti: scelte ricercate, qualità delle esecuzioni e attenzione per gli anniversari. In quest’ultimo caso ci si riferisce ai 250 anni dalla nascita di Ludwig van Beethoven. Oltre a un concerto espressamente dedicato all’autore di Bonn, uno dei titoli più attesi del festival è un indiretto omaggio per la ricorrenza.
Si tratta di Leonora di Ferdinando Paër (autore di cui si è già parlato in occasione di Agnese al Teatro Regio di Torino, vedi recensione) presentata al Teatro di Corte di Dresda il 3 ottobre 1804. Il libretto di Giuseppe Maria Foppa, prolifico poeta teatrale, deputato nella Compilazione delle Leggi, quindi Cancelliere della Giudicatura e Protocollista a Venezia, e Giacomo Cinti si basa sul dramma Léonore ou L’Amour conjugal di Jean-Nicolas Bouilly. Il soggetto è infatti il medesimo utilizzato da Ludwig van Beethoven per Fidelio: dopo una serie di predecessori più o meno illustri (Gaveaux, Mayr, lo stesso Paër) anche Beethoven si cimenta con l’argomento di Bouilly, autentico e riuscito omaggio all’opera semiseria, meglio nota come pièce a sauvetage, genere rivoluzionario e postrivoluzionario che con intenti politico-didascalici inneggia al trionfo del bene sul male, dopo inique persecuzioni e tormentose peripezie. In Leonora, così come in Fidelio, queste malvagità sono circoscritte, a livello d’ambientazione, a un carcere, mentre risultano quasi totalmente assenti rocambolesche e romanzesche disavventure di contorno. Trionfa semmai il messaggio etico universale che percorre l’intera azione, rendendo più riprovevoli gli atteggiamenti dei personaggi maligni, e fluisce limpido nella conclusione lieta e moraleggiante. La fervida vena melodica e la sapiente valorizzazione orchestrale di Paër sono copiosamente ravvisabili in questa partitura che raccoglie prove di ottima fattura e inventiva, specie nelle ampie scene della protagonista e di Florestano.
Al fine di salvare l’intera produzione della mannaia delle norme anti Covid-19 si è scelto di eseguire l’opera in forma semiscenica, secondo la realizzazione ideata da Mariame Clément che allestisce credibili interazioni tra i vari personaggi, attenti a caratterizzare la propria parte con un valido apporto personale. La prima rappresentazione basata sulla nuova edizione storico-critica di Christian Seidenberg, Bärenreiter-Verlag Kassel, è guidata dal direttore artistico del festival Alessandro De Marchi il quale, dopo Didone abbandonata di Saverio Mercadante nel 2018, prosegue il lavoro di riscoperta del repertorio ottocentesco secondo la prassi storicamente informata. Il concertatore conferma la nota predisposizione all’accompagnamento dei solisti che sono efficacemente guidati e mai soverchiati nelle proprie intenzioni interpretative. La lunga e duratura frequentazione del repertorio barocco lo induce a dare rilievo ai vari settori orchestrali, nonché alle esigenze stilistiche di una partitura che si posiziona nel periodo pre-rossiniano, ancora inspiegabilmente e ingiustamente poco frequentato. L’esecuzione è affidata alla compagine Innsbrucker Festwochenorchester fondata dallo stesso De Marchi nel 2018. Le frequenti parti concertanti previste da Paër vengono risolte brillantemente, mentre la lettura complessiva si giova di un affiatamento in costante crescita grazie alla collaborazione reiterata negli ultimi festival.
La compagnia di canto è ben assortita con artisti capaci di valorizzare appieno la produzione nonostante l’assenza di una compiuta messinscena. Il settore femminile è caratterizzato dalle ottime prestazioni di Marie Lys e Eleonora Bellocci. La prima tratteggia una Marcellina di schietta e felice amabilità, con efficaci risultati canori, la seconda è una Leonora volitiva, capace di dar corpo con intelligenza all’evoluzione psicologica del personaggio che dismette gli abiti maschili di Fedele solo verso la fine dell’opera. La scrittura le riserva momenti di un certo impegno che l’artista affronta, salvo alcune asperità negli estremi acuti, esibendo un solido bagaglio tecnico, apprezzabile nella grande scena quinta del primo atto “Esecrabil Pizzarro… I tuoi gemiti dolenti… Fiero aquilon furente”, dove emergono stile sorvegliato e attenzione espressiva. Peculiarità ravvisabili anche nella prova di Paolo Fanale che entra in scena con una delle pagine più riuscite dell’intera partitura, l’ampia e commovente prima scena del secondo atto “Ciel! che profonda oscurità tiranna!… Dolce oggetto del mio amore”, in cui palesa fraseggio attento, ulteriormente valorizzato da un emissione piegata alle esigenze musicali, apprezzabile omogeneità e convincente presenza scenica. Il Rocco di Renato Girolami beneficia del bel timbro di basso e di un’accurata preparazione, al pari del Giachino di Luigi De Donato, artista dalle felici intenzioni interpretative. Rispetto alla prova offerta nella menzionata opera mercadantiana, al cospetto del lavoro di Paër Carlo Allemano, nei panni del malvagio Don Pizzarro, convince decisamente di più: restano alcune forzature ma il personaggio è approfondito e reso con varietà d’accenti tale da sottolineare al meglio l’abiezione morale del governatore. Completa la compagnia Kresimir Spicer, monocorde e anodino Don Fernando.
Pieno il successo finale con calorosi applausi da parte di una sala piena per metà, nel rispetto della normativa austriaca per la situazione sanitaria.
Innsbrucker Festwochen der Alten Musik
LEONORA ossia L’AMOR CONJUGALE
Fatto storico in due atti
Libretto di Giuseppe Maria Foppa e Giacomo Cinti
Musica di Ferdinando Paër
Nuova edizione storico-critica a cura di Christian Seidenberg, Bärenreiter-Verlag Kassel
Leonora Eleonora Bellocci
Florestano Paolo Fanale
Rocco Renato Girolami
Marcellina Marie Lys
Giachino Luigi De Donato
Don Pizzarro Carlo Allemano
Don Fernando Kresimir Spicer
Innsbrucker Festwochenorchester
Direttore Alessandro De Marchi
Realizzazione scenica Mariame Clément
Innsbruck, Tiroler Landestheater, 11 agosto 2020