Dall’antro di Trofonio alla Vienna di Beethoven è un attimo: la musica alla fine è un viaggio nel tempo. Che può catapultare dritti al Teatro di Porta Carinzia, alle prese con la prova generale della IX Sinfonia, insieme a protagonisti e comprimari di un universo sonoro quasi al tramonto. Elio racconta la Vienna di Beethoven come un luogo di incredibile vitalità, dove le generazioni si avvicendano ma senza strappi o rotture. Dentro l’universo rutilante del teatro scorrono gli anni migliori della nostra civiltà musicale. L’incantesimo scatta quando il protagonista, vestito di tutto punto con frac e parrucca d’ordinanza attacca il celebre terzetto dalla Grotta di Trofonio di Antonio Salieri. E lì, in un improvviso viaggio a rebour, si ritrova direttamente all’ingresso del teatro viennese. Non ha neppure bisogno di parlare il tedesco, perché quello è un mondo in cui risuona come lingua maggiore proprio l’Italiano. Ecco il la per un racconto avvincente e scritto con penna arguta da Vincenzo De Vivo. Molto più che un raffinato pretesto per mettere in scena un collage di arie e scene d’insieme di Beethoven, Mozart, Salieri, Rossini, Schubert, Haydn e Weber.
La pièce, al debutto agli Incontri Asolani, nella Chiesa di San Gottardo, vede in Elio un protagonista consapevole e partecipe. Ce la mette tutta anche quando interpreta Emmanuel Schikanaeder nell’aria di Papageno “Ein Madchen”. Le quattro voci che accompagnano il mattatore nella Vienna della IX Sinfonia sono quelle dei Solisti dell’Accademia d’Arte Lirica di Osimo. Sugli scudi Nutsa Zakaidze, mezzosoprano georgiano dal timbro vellutato e dalla grande omogeneità di gamma. Corpo, colore, ottima pronuncia e sufficiente scavo musicale, i suoi, che trovano nella Rosina rossiniana il momento musicalmente più forte della serata. Ben figura anche Zuzanna Klemanska, voce educata e musicale, forse un po’ al limite delle proprie possibilità nell’aria di Agathe “Leise, leise fromme Weise” da Der Freischutz e un po’ in sofferenza nei volumi alla fine, nel finale della IX Sinfonia, “O Freunde”. Stesso discorso per il tenore Daniele Adriani: voce educata e interprete molto sorvegliato sotto il profilo musicale, di cui si amerebbero sentire in acuto suoni appoggiati e non solo eleganti falsetti. Ben si disimpegna il baritono Matteo Torcaso, che emerge nel solo iniziale “O freunde”, in un comico duetto con Elio. Alessandro Benigni al fortepiano tiene con fermezza l’ossatura della serata. Sorprende per talento e respiro musicale il violoncellista Ettore Pagano, giovanissimo vincitore del Premio Salieri 2019. E, non guasta, si ascolta un’ottima e colta esecuzione dell’Inno Imperiale Asburgico.
“Beethoven? Avrebbe scritto Cara ti amo!” scherza Elio alla fine della serata. “Tutti pensano sia una canzone che fa ridere. Invece c’è un dramma dietro. Diciamo che è la versione moderna della lettera all’Immortale amata”. A proposito di queste sempre meno episodiche incursioni nel repertorio operistico, il musicista e cantante cult milanese dichiara il proprio amore per Rossini. “Io mi stupisco sempre nel pensare che compose il Barbiere a 24 anni. Dico solo che Sfera Ebbasta ne ha 26. E qui mi taccio”.
Incontri Asolani 2020 – 42° Festival internazionale di musica da camera
ELIO NELLA VIENNA DI BEETHOVEN
Musiche di Mozart, Salieri, Rossini, Beethoven, Weber, Haydn, Schubert
Testo di Vincenzo De Vivo
Elio voce narrante
Zuzanna Klemanska soprano
Nutsa Zakaidze mezzosoprano
Daniele Adriani tenore
Matteo Torcaso baritono
Ettore Pagano violoncello Premio Salieri 2019
Alessandro Benigni fortepiano
Asolo, Chiesa di San Gottardo, 9 settembre 2020