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Genova, Teatro Carlo Felice – Il barbiere di Siviglia

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Suscita considerazioni contrastanti l’edizione del Barbiere di Siviglia in scena al Teatro Carlo Felice di Genova. L’allestimento, con qualche pretesa di storicità, firmato da Filippo Crivelli con le belle scene di Emanuele Luzzati ha fatto negli anni il giro di molti teatri, sempre accolto con favore. Riproporlo nella città che diede i natali al grande illustratore e scenografo genovese è dunque cosa buona e giusta.
Si tratta di un Barbiere molto tradizionale, lontanissimo dalle trovate (a volte geniali, a volte detestabili) del cosiddetto teatro di regia. La regia di Crivelli è gradevole e rispetta la musica, a volte risulta un poco banale nella definizione dei singoli personaggi, ma diverte quanto basta. Particolarmente riuscito appare il secondo atto, con una bella realizzazione del temporale e del seguente, magnifico, terzetto fra il Conte, Rosina e Figaro, nonché la precedente scena in cui viene sbarbato Don Bartolo. Non convince appieno, invece, la caratterizzazione di Rosina, soprattutto nella prima parte dell’opera. Difficile stabilire se ciò sia dovuto alle scelte di Crivelli o ad alcune intemperanze di Annalisa Stroppa. Questa Rosina fin troppo ammiccante, con tanto di scrollatina di spalle, indice puntato al mento, gonne scosse con malizia (?) appare più petulante che intrigante, più macchietta da avanspettacolo che creatura umanissima e adorabile quale vorrebbe Rossini. Per fortuna le cose migliorano dalla scena della lezione in poi. La Stroppa, a quel punto, si concentra più sul canto che sulla recitazione: l’aplomb nel dipanare le agilità e l’uguaglianza fra i vari registri ne traggono ovvio e salutare beneficio.

Chi non indulge certo a vezzi e mossette vecchio stile è, invece, Alessandro Luongo nel ruolo di Figaro, elegantissimo e perfettamente a proprio agio. Luongo non calca mai il pedale sulla facile comicità, canta sempre e non declama mai, varia di intensità i suoi interventi durante il “quadro di stupore” che principia con le parole “Freddo ed immobile come una statua” e accenta benissimo “Numero quindici  a mano manca”. È un vero peccato, quindi, che il direttore d’orchestra Alvise Casellati tagli la ripresa dell’irresistibile duetto con il Conte “Ah che d’amore la fiamma io sento”, l’altra sera, forse, la pagina meglio cantata dell’intera esecuzione. I famigerati tagli di tradizione hanno, in questa edizione, infierito soprattutto sul ruolo del Conte di Almaviva cantato da René Barbera. La funambolica aria finale “Cessa, di più resistere” non viene infatti eseguita e c’è da chiedersi il perché. Scelta imposta dal direttore? Dal regista? Barbera l’ha in repertorio e l’ha sempre eseguita con grandissimo successo. Se la “vecchia” regia di Crivelli non ne contemplava l’esecuzione il suo assistente, Marco Castagnoli, poteva escogitare qualcosa per riaprire l’esecrabile taglio. Sta di fatto che proporre oggi una edizione del Barbiere di Siviglia senza il rondò finale del Conte è quanto di più antifilologico possa proporsi. René Barbera, per altro, si fa apprezzare per  gradevolezza timbrica, buona estensione e notevole agilità come ha evidenziato l’esecuzione  della cavatina “Ecco ridente in cielo”. Il tenore americano è anche bravissimo nel differenziare, vocalmente e scenicamente, i due travestimenti del Conte.

All’attivo della direzione di Alvise Casellati occorre segnalare una certa eleganza e cura del bel suono orchestrale, soprattutto nella sinfonia e nel temporale. Peccato, però, per i tempi precipitosi a volte staccati che hanno messo in difficoltà i solisti e hanno evidenziato alcune sfasature fra buca e palcoscenico. Forse un maggior numero di prove avrebbe giovato. Sottolineate le gradevoli prove, nel solco della tradizione, offerte da Paolo Bordogna, Don Bartolo, Giorgio Giuseppini, Don Basilio, Simonia Di Capua, Berta, Roberto Maietta, Fiorello, possiamo concludere che questo Barbiere ha sicuramente alcune frecce al proprio arco per poter divertire, ma è anche una occasione mancata per proporre il capolavoro rossiniano in un’ottica meno scontata.

Teatro Carlo Felice – Stagione lirica 2019/20
IL BARBIERE DI SIVIGLIA
Melodramma buffo in due atti di Cesare Sterbini
Musica di Gioachino Rossini

Il conte d’Almaviva René Barbera
Don Bartolo Paolo Bordogna
Rosina Annalisa Stroppa
Figaro Alessandro Luongo
Don Basilio Giorgio Giuseppini
Berta Simona Di Capua
Fiorello Roberto Maietta

Orchestra e coro del Teatro Carlo Felice
Direttore Alvise Casellati
Maestro del coro Francesco Aliberti
Maestro ai recitativi Silvio Restani
Regia Filippo Crivelli
Scene Emanuele Luzzati
Costumi Santuzza Calì
Luci Luciano Novelli
Assistente alla regia Marco Castagnoli
Assistente ai costumi Paola Tosti
Allestimento Teatro San Carlo di Napoli
Genova, 15 gennaio 2020

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