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Ferrara, Teatro Comunale – L’elisir d’amore

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Dopo la forzata chiusura delle attività teatrali a causa della pandemia, la stagione lirica del Teatro Comunale di Ferrara è ripresa nel corso della rassegna estiva con due produzioni della Fondazione: una versione scenica dell’oratorio di Händel La resurrezione ai primi di luglio e, in qualità di evento di chiusura, con L’elisir d’amore di Gaetano Donizetti.
Dall’anno della sua prima rappresentazione a Milano, il 1832, l’idillio basco composto su libretto di Felice Romani non ha mai smesso di affascinare il pubblico grazie alla serenità quasi fiabesca di un mondo remoto e agreste, ma, al tempo stesso, universale e in grado di adattarsi alle più disparate proposte e riletture registiche. Nella sua interpretazione del capolavoro donizettiano, la regista Maria Cristina Osti guarda al magistero cinematografico di Fellini e a quello attoriale di Alberto Sordi con l’intento di omaggiare il centenario dalla nascita di queste due grandi figure del cinema italiano. Nonostante lo spirito emulativo, la messa in scena è ben lontana dall’essere una semplice ripresa erudita: certo, i riferimenti si notano e si apprezzano, ma sono perfettamente organici e non appesantiscono lo svolgimento dell’azione (a partire dal Preludio con la comparsa di un’attrice nelle vesti di Gelsomina de La strada).
Lo spettacolo propone una visione “minore”, “provinciale”, quasi nostalgica, dell’opera donizettiana, trasportandola dai Paesi Baschi alla provincia italiana del secondo dopoguerra. Sotto la lente del cinema felliniano, il mondo atemporale di Nemorino e Adina si adatta perfettamente ai piccoli drammi e alla dolorosa nostalgia della vita di provincia in un mondo venato di raffinato onirismo. Efficaci soprattutto le scene più intime in cui il taglio cinematografico, anche grazie al concorso dei cantanti, esalta la creazione di personaggi a tutto tondo con trovate davvero convincenti, dal sapore di commedia “antica” e delicatamente sognante.
Contribuisce alla creazione di questa atmosfera anche la scenografia semplicissima, realizzata dalla stessa regista che firma pure i costumi: poche balle di fieno richiamano il mondo agreste in cui si svolge la vicenda, mentre il fondale tratteggia un cielo astratto dai colori pastello innaturali con alcuni accenni di nuvole. Alcuni oggetti di scena connotati come la vespa gialla di Dulcamara o la bicicletta di Nemorino contestualizzano l’azione, così come i costumi (notevoli), all’Italia descritta nei film di Fellini.

Venendo agli interpreti, il tenore Dave Monaco crea un Nemorino perfetto nella gestualità e nell’atteggiamento scenico: divertentissime le scene dell’ubriacatura o la gag del furto della bici alla fine del primo atto con tanto di copertone in spalla. Sul piano vocale si fa decisamente notare per voce ben tornita, timbrata, eccellendo sia nei momenti farseschi sia nell’intimismo sensuale della celebre romanza del secondo atto. Complementare all’interpretazione di Monaco l’Adina di Yulia Merkudinova, che tratteggia un personaggio volutamente freddo e calcolatore, ma pronto a esprimere il proprio amore alla fine della sofferta peripezia di Nemorino. Anche la cantante si distingue per una prestazione di rilievo grazie a una voce chiara di soprano, mostrando ugualmente grandi capacità vocali nell’aria e nella cabaletta del secondo atto, ma anche nei duetti con Nemorino e con Dulcamara.
Accanto alla coppia degli “amorosi”, le prestazioni delle due voci maschili gravi sono nel complesso buone. Il Dulcamara di Alberto Bianchi Lanzoni è un personaggio spaccone, che entra in scena a bordo di una motocicletta insieme alla sua inquietante assistente. Se nell’aria “Udite, udite, o rustici”, non tutto è rifinito (anche per una regia, soltanto in questo caso, non particolarmente fantasiosa), per il resto l’interpretazione è notevole, divertente, attenta ai gesti e ai movimenti. Memorabile per i tempi comici il recitativo del secondo atto con Dulcamara in cui il basso buffo divora un piatto di spaghetti tra una battuta e l’altra. Anche il Belcore di Gian Luca Tumino fa la sua parte in questo cast così efficace dal punto di vista vocale e attoriale. Il personaggio indossa una tunica che richiama probabilmente il personaggio interpretato da Sordi ne Lo sceicco bianco e si distingue per arroganza e tracotanza. Buona la resa vocale sia nell’aria del primo atto, che nella ramanzina a Nemorino nel Finale Primo che nel duetto del secondo atto. Infine, Giannetta, ragazza “morbinosa” e intrigante delineata da Vittoria Brugnolo, si distingue come solista nel coretto tutto al femminile del secondo atto.

Pur non vantando sempre grande brillantezza, e con qualche fragore di troppo, l’Orchestra Città di Ferrara accompagna efficacemente la partitura donizettiana guidata da Lorenzo Bizzarri: i tempi non sono sempre scattanti, ma l’azione è ben supportata. Purtroppo spiace la presenza di troppi tagli delle riprese nelle cabalette e di molte cadenze presenti in partitura con lo scopo di accorciare i tempi dello spettacolo, compromettendo l’equilibrio drammaturgico della musica scritta da Donizetti. Il Coro “Giuseppe Verdi” di Ferrara non è particolarmente dinamico sulla scena, ma canta correttamente.
In numero limitato per le ovvie necessità di sicurezza, il pubblico presente in sala applaude tutti festosamente.

Teatro Comunale “Claudio Abbado” di Ferrara – Stagione estiva 2020
L’ELISIR D’AMORE
Melodramma giocoso in due atti di Felice Romani
Musica di Gaetano Donizetti

Nemorino Dave Monaco
Adina Yulia Merkudinova
Dulcamara Alberto Bianchi Lanzoni
Belcore Gian Luca Tumino
Giannetta Vittoria Brugnolo

Attori e comparse Casa della Musica e delle Arti Vigarano Pieve
Khety Bracchi, Matteo Canella, Michele Capozza, Alessandro De Luigi,
Gino Dondi, Mauro Gallini, Daniela Patroncini

Orchestra Città di Ferrara
Coro “Giuseppe Verdi” Ferrara
Direttore Lorenzo Bizzarri
Maestro del coro Mirko Banzato
Regia costumi e scene Maria Cristina Osti
Light designer Marco Cazzola
Produzione del Teatro Comunale “Claudio Abbado” di Ferrara
Ferrara, 11 settembre 2020

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