Fra gli astri emergenti del panorama sopranile odierno vi è sicuramente il soprano franco-danese Elsa Dresig, un nome forse poco noto al pubblico italiano, ma in continua ascesa nel resto d’Europa grazie a una serie di debutti importanti nei maggiori teatri del vecchio continente (Zurigo, Parigi, Berlino e Londra). Classe 1991, Dreisig è uno dei numerosi talenti emersi dal concorso internazionale Operalia (trampolino di lancio anche per nomi quali Sonya Yoncheva e Rosa Feola), dove si è aggiudicata il premio 2016 come “best female singer”, a cui ha fatto seguito, sempre, nello stesso anno il riconoscimento in Francia come “vocal discovery” per “Victoires de la Musique Classique”. Connessi all’Opera ha già avuto modo di seguire due debutti di successo, Elvira in Puritani all’Opèra Bastille (vedi recensione) e Pamina in Die Zauberflöte alla Royal Opera House (vedi recensione).
Qui si recensisce la seconda fatica discografica di Dresig, il cd “Morgen” uscito a inizio anno per Erato e che segue a meno di due anni un primo album intitolato “Miroirs”, sempre per la stessa etichetta. Se la prima registrazione consisteva di una selezione di arie d’opera di Gounod, Massenet, Rossini, Mozart, Puccini e Strauss, la seconda è invece interamente dedicata alla melodia e al Lied. Dreisig e il suo pianista accompagnatore Jonathan Ware, spiegano nel libretto contenuto nel cd che l’album è stato concepito come un viaggio tra le stagioni dell’anima e della vita, un percorso contemplativo che include la morte e il senso di perdita ma oltre il quale vi è sempre una luce, una speranza, insomma: un domani. Ed è questo proprio il titolo dell’album, “Morgen”, citando il Lied di Strauss che conclude la registrazione, dopo un viaggio tematico incominciato con il poema di Charles Baudelaire “L’invitation au voyage” su Musica di Duparc. In copertina il volto grazioso di Dreisig e la luce dell’alba che si fa spazio dallo sfondo, a ribadire il concetto dell’album. Dal punto di vista musicale, Dreisig e Ware hanno usato Strauss come cardine di questo viaggio, interpolando in ordine sparso, ma con attinenza tematica, i Vier letzte Lieder e altri Lieder del compositore tedesco alle melodie francesi di Duparc e canzoni russe di Rachmaninov. A detta degli interpreti, tutti questi autori condividono l’amore per la poesia, la musica e la voce umana.
A proposito di voce, quella di Dreisig brilla per purezza timbrica con acuti cristallini e centri dalla grana morbida, il tutto supportato da fluidità di emissione e assenza di forzature. Il canto si fa seducente, sensibile, dolcissimo e talvolta dimesso e pudico, insomma mai sopra le righe. Questa sembra essere una precisa scelta stilistica dato che l’album ha una chiara impronta intimista che gioca sull’effetto di sospensione con sprazzi di passione e disincanto giovanile. Lo stesso programma, cantato live alla Wigmore Hall di Londra lo scorso febbraio in un concerto molto applaudito dove chi scrive era presente, ha anche mostrato un ampio range di dinamiche, che invece non viene sempre colto al meglio dalla registrazione oggetto di questa recensione. Dreisig è poi una fine linguista sfoggiando, oltre alla padronanza della lingua madre, anche un ottimo russo, mentre il tedesco è buono, anche se pecca talvolta in articolazione delle consonanti.
L’intimismo è forse un’arma a doppio taglio e i puristi di Strauss potranno obiettare che i Vier letzte Lieder interpretati da piano e voce e intermezzati da altri pezzi, mancano di organicità, sontuosità e proiezione tagliente. Tuttavia, l’intenzione non è quella di ricreare le atmosfere dense e dorate della versione orchestrale (obiettivamente imbattibile) e gli interpreti evitano sapientemente di cadere in questo tranello. Qui si tratta di dare una nuova dimensione, più evocativa e incentrata sulla parola. Chi scrive ritiene che l’operazione sia riuscita e nell’ambito complessivo dell’ascolto delle tracce vi sia unità, il che denota un notevole lavoro fatto a livello di concezione dell’album e esecuzione in studio, senza lasciare spazio all’approssimazione.
Come detto, il viaggio si apre con “L’invitation au voyage” di Duparc, all’insegna del mistero e del sussurro gentile, seguito da “Frühling” di Strauss, dove il timbro si fa più ricco e vellutato con facili salite in acuto. In “Margaritki” di Rachmaninov, Dreisig rende lo stupore del testo per la fioritura delle margherite con un uso di colori setosi e disincantati, mentre in “Malven” di Strauss, sfoggia attacchi delicatissimi sul fiato e fluidi arabeschi. “Phidylé” di Duparc allude con la morbidezza e la sensualità della voce al riposo e ai colori della natura, mentre “Krysilov” dello stesso autore ha carattere più giocoso. Segue “September” di Strauss, dove si evince un bel legato e controllo del fiato; “Noch’ju v sadu u menya” (“Di notte nel mio giardino”) di Rachmaninov, più drammatica e dalle dinamiche ampie; “Sérénade florentine” di Duparc, lirica e poetica. Sempre di Duparc, “Chanson triste” e “Extase” sono rese con dolcezza, purezza e estasi nella contemplazione della morte di un amato. “Beim schlafengehen” di Strauss, è forse troppo delicata soprattutto nel finale che dovrebbe ergersi con maggiore spessore, anche se le modulazioni e i glissati sono eseguiti con gusto. Profonda è l’esecuzione di “K nej” (“per lei”) di Rachmaninov, dove il canto si spiega con la giusta tensione musicale che sfocia nelle parole “caro mio, dove sei?”. Sempre del compositore russo: “Son” (“Un sogno”), caratterizzata da una magica sospensione e “A-u!”, più all’insegna di frasi spezzate e contrasti di volume. Si torna poi a Duparc con “La vie antérieure”, introspettiva e languida, per poi terminare con Strauss: “Im abendrot”, con dei pianissimi e rubati finali che rendono con efficacia la calma del tramonto e il presagio della morte, anche se l’interpretazione è nel complesso forse un po’ acerba; “Morgen”, interpretata con calore, speranza e sensibilità, nonostante tempi molto lenti rispetto alla prassi esecutiva, conclude con efficacia il viaggio tematico proposto dai due interpreti.
Jonathan Ware fornisce un accompagnamento sensibile, evocativo, discreto, pudico ma molto raffinato, sapendo sempre assecondare i colori della voce con il tocco o l’uso dei pedali. Rubati e dilatazione dei tempi si alternano a momenti più sostenuti e drammatici senza rotture o eccessiva pesantezza. Nel cd è presente anche una prima registrazione mondiale di un arrangiamento per piano solo di “Aux étoiles” di Duparc, interpretato con eloquenza e cura del dettaglio.
In conclusione, una registrazione seducente per purezza e sensibilità del canto che incontrerà sicuramente il favore degli amanti dell’intimismo e poesia in musica. Se Duparc e Rachmaninov sono i punti di forza di questo cd, Strauss avrebbe forse richiesto maggior peso e maturità vocale. A ogni modo Elsa Dreisig è sicuramente un talento straordinario da tenere d’occhio, sperando di poterla vedere presto cantare nel Bel Paese.
MORGEN
Soprano Elsa Dreisig
Pianoforte Jonathan Ware
Etichetta: Erato
Formato: CD
Photo credit: Simon Fowler / Erato / Warner Classics